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Il Tredicesimo Guerriero (1999)

Creato il 03 giugno 2010 da Elgraeco @HellGraeco

“Non dir bene del giorno finché non è venuta sera; di una donna finché non è stata bruciata; di una spada finché non è stata provata; di una ragazza finché non si è sposata; del ghiaccio finché non è stato attraversato, della birra finché non è stata bevuta” (proverbio vichingo)

 

 

De Il Tredicesimo Guerriero (The 13th Warrior) vi posso dire, tanto per iniziare in bellezza, che è stato un flop colossale, con un passivo di oltre 123 milioni di dollari. Ce l’avete presente Danny De Vito [o meglio, la sua voce italiana] ne “I Gemelli” (1988)? Sì? Allora potreste ripetere a mente quella cifra ciclopica con la sua stessa inflessione vocale: 123 mmmiiilliooni di dollari! Fa effetto, no?
E vi posso anche dire che, dopo aver partecipato a questo film e averne preso visione, Omar Sharif, secondo la moderna e più aulica terminologia psicoanalitica, sbroccò e smise di recitare, almeno per un po’. Riuscite a figurarvelo? Io me lo immagino vittima di un qualche tipo di esaurimento nervoso da stress post-traumatico. In effetti nel cast c’era Banderas, ragion per cui il buon Omar non aveva tutti i torti… e siccome dopo si è ripreso, l’episodio mi fa ridere a crepapelle, tanto per cominciare, e allo stesso tempo è da considerare indicativo delle enormi difficoltà che un qualunque progetto, pur avendo ottime potenzialità sulla carta, può incontrare.
Nonostante tutto, devo ammettere che questo film mi piace. Questo non vuol dire che sia un buon film. Il gradimento può anche non corrispondere alla qualità. Lo considero, piuttosto, un ottimo passatempo, leggero e avventuroso. Quasi estivo. Uno strano ibrido al quale sono affezionato pur riconoscendogli limiti evidenti e follie assortite. È anche uno dei pochi film che, pur avendolo visto prima di aver acquistato il romanzo da cui è tratto, non mi ha impedito una successiva, appagante lettura di quest’ultimo: “Mangiatori di Morte” (Eaters of the Dead) di Michael Crichton (1976). Questo sì, lo consiglio.

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Anno 922 d.C. Ahmed Ibn Fahdlan (Antonio Banderas) è un diplomatico arabo inviato al di là del Mar Nero, verso occidente, dal Califfo di Bagdad perché sospettato di aver commesso adulterio con una donna promessa ad un potente nobile. Durante il suo viaggio in compagnia dell’amico Melchisidek (Omar Sharif) egli incontra un gruppo di normanni.
Nel breve soggiorno al campo vichingo, i due fanno la conoscenza di alcuni guerrieri, tra i quali Herger (Dennis Storhøi), che funge da interprete comunicando con loro in lingua latina, e Buliwyf (Vladimir Kulich), appena eletto “Re” dell’accampamento. Di lì a poco Ahmed viene coinvolto da una vecchia indovina in una pericolosa missione in terra scandinava. In quelle terre lontane e fredde un antico nemico portatore di lutti e celato dalla nebbia è tornato a funestare la serenità delle piccole comunità normanne. Egli è il prescelto, il tredicesimo. Insieme ad altri dodici guerrieri vichingi dovrà viaggiare verso Nord per sventare la terribile minaccia.

 

- Immagine dal set: il desco di Re Hrothgar (da robertpresley.com)  -

- Immagine dal set: il desco di Re Hrothgar (da robertpresley.com) -

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Curiosità

# Alcuni dei nomi dei personaggi vennero scelti per la loro assonanza con quelli dei protagonisti del poema epico “Beowulf”: Hygelak diviene così Hyglak, i Grendel divengono i Wendol, mentre Beowulf si tramuta in Buliwyf.

# Nel romanzo i Wendol sono un gruppo superstite di antichi Neanderthal. Questo particolare aspetto non è però mantenuto nella trasposizione filmica, dove i Wendol appaiono essere una popolazione selvaggia e arretrata, ma di etnia comune.

# Il film fu girato due anni prima l’effettiva data del suo rilascio. Questo ritardo è imputabile alla palese insoddisfazione da parte e del regista e dei produttori [tra cui lo stesso Crichton] rispetto al risultato ottenuto. Persino la colonna sonora originale, giudicata inadatta, dovette essere riassegnata ad un altro compositore, Jerry Goldsmith, e concepita ex-novo.

# Un Ahmed Ibn Fahdlan è esistito realmente. Egli risulta aver ricoperto incarichi diplomatici e religiosi, nella fattispecie opera di conversione all’Islam, nelle regioni intorno al fiume Volga. Non ci sono ulteriori notizie su questo individuo dopo il 923 d.C. Tuttavia, il manoscritto, intitolato “The Ahmad Tusi Manuscript”, dal quale si dice sia stato tratto il romanzo e, di conseguenza, la sceneggiatura de “Il Tredicesimo Guerriero”, e attribuito allo stesso diplomatico, è una mera invenzione di Michael Crichton.

# Originalmente il budget del film era di soli 85 milioni di dollari. A causa delle indecisioni alle quali ho accennato poc’anzi, si vocifera che lo stesso Crichton sia subentrato alla regia, non riuscendo, però, a dare alla pellicola l’impronta desiderata. Tra ritardi e ulteriori stanziamenti di fondi, si giunse alla faraonica cifra di 160 milioni di dollari che, come abbiamo visto, andò in massima parte perduta per l’insuccesso al botteghino.

 

 

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John McTiernan alla regia, Michael Crichton, tra le altre cose, alla sceneggiatura e alla produzione. Eppure non si è riusciti nella apparentemente semplice operazione di tradurre in immagini un testo [quello di "Mangiatori di Morte"] progettato a tavolino per essere veloce, essenziale ed efficiente nel catturare la fantasia dei lettori, pur apparendo volutamente come il ricavato di un “autentico” manoscritto medievale. Il libro mi catturò perché semplice e accurato nelle puntuali ricostruzioni storiche della civiltà nordica. Il film… be’, qui c’è Antonio Banderas che si reinventa guerriero arabo in quel di Scandinavia, ma a dire il vero non lo trovo troppo molesto; c’è un nutrito drappello di solidi vichinghi che più robusti e fighi [e stereotipati] non si può. Sicuramente sono anche sprecati: tutta questa fatica per assicurarsi dodici esponenti, pittoreschi e vari del tipo nordico ed alcuni di essi nel film neppure si vedono. Si familiarizza con quanti di loro? Sei, forse sette? E altri, come il bestione biondo con barba e treccine e mega-cicatrice intorno all’occhio sinistro, pronunciano solo un’unica battuta in tutto il film! C’è, d’altro canto, un nemico invisibile che lascia dietro di sé morte e distruzione, cinto, oltre che di nebbia, finché resta invisibile, dell’aura del mito che riecheggia di enormi draghi dalle bocche infuocate che scendono giù in spire da montagne boscose. Per farla breve, c’è tutto quello che occorre per un buon fantasy radicalizzato, epurato [finalmente!] da nani ed elfi e amor cortese, o per un buono, forse ottimo film storico-avventuroso. E nonostante tutto, ci si perde dietro sistematiche ovvietà e giochetti di regia tesi a facilitare i passaggi obbligati del film:

1) il toto tredici, con la vecchia indovina che estrae a sorte i tredici numeri del superenalotto e i volontari che si offrono uno dopo l’altro, impavidi e sudici. Sembra tanto un carosello.

2) Ahmed che impara la lingua dei suoi dodici compari semplicemente ascoltando, meglio di Hoshi Sato e del suo traduttore univesale-trek. Da notare che nel libro Ahmed continua a parlare solo con Herger, in latino…

Rientriamo così nei canoni delle trasposizioni cinematografiche e nella consuetudine che vede assegnata la superiorità alla fonte letteraria rispetto alla sua versione filmica.
Del romanzo di Crichton, letto, forse, più di dieci anni fa, oramai ho un ricordo nebuloso. Da più parti si dice che ricalchi volutamente il Beowulf e che Crichton abbia voluto attualizzarlo. Se l’abbia fatto per gioco, per scommessa o per sfida, oppure ancora per semplice passatempo poco importa.
Quasi tutti i punti deboli del film corrispondono ad altrettanti cambiamenti apportati al testo originale. A cominciare dal romance appena accennato tra Ahmed e la donna normanna che gli sutura le ferite. Solita vecchia storia. Commercializzazione e svilimento di un prodotto perché si allarghi la base di consenso. Operazione fallita su tutta la linea. Senza considerare che, essendoci, dietro questo baraccone, la mano dello stesso Crichton, il tutto assume una sfumatura di beffardo scherno.
Cosa resta, infine? Splendidi, davvero splendidi paesaggi freddi, ma così lontani dalle nostre abitudini da risultare alieni e un’impareggiabile fotografia notturna che anima le corazze metalliche dei guerrieri delle lingue di fiamme ocra dei fuochi di guerra, e una scena cult-trash da antologia: le pratiche di lavaggio mattutino dei normanni…

 

 


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