Da tempo l’India sta lavorando ad alcuni piani per la creazione di corridoi economici nei suoi distretti nord-orientali, in modo da incrementare il commercio con l’estero e dare all’economia il tanto necessario balzo in avanti. L’esecuzione di questi piani è essenziale per raggiungere gli obiettivi che la politica indiana del “Guardare ad Est” si pone.
L’India nord-orientale si può sviluppare, può prosperare e infine superare le proprie difficoltà solo coinvolgendo i suoi vicini orientali. Grazie soprattutto al recente accordo sulle linee guida per il corridoio economico tra Bangladesh, Cina, India e Myanmar (BCIM), l’India può ora accedere ai mercati nella parte occidentale e sud-occidentale della Cina attraverso i propri confini nord-orientali. È la confinante provincia cinese dello Yunnan lo snodo principale per il commercio e la connettività con il resto del Paese.
Di uguale importanza per l’India nord-orientale è la connettività regionale, resa possibile grazie ad organizzazioni per la cooperazione regionale e sub-regionale quali ASEAN e SAARC, e al programma per la cooperazione economica GMS (Greater Mekong Subregion Cooperation).
Detto questo, molta cautela è necessaria nel valutare la terribile portata dell’intreccio tra il traffico di stupefacenti e le ribellioni etniche nel vicino Triangolo d’oro. Enormi quantitativi di stupefacenti illegali possono facilmente percorrere le nuove vie d’accesso, sorte grazie alla migliore connettività, rischiando di fare esplodere i problemi che già ora si affrontano nel garantire la salute e il benessere della società.
La strategia di sicurezza indiana, per quanto concerne i corridoi economici e la connettività regionale, dovrà necessariamente prevedere misure di controllo ferree per combattere il traffico di stupefacenti e meccanismi per stroncare sul nascere il possibile aumento nel commercio della droga, che potrebbe derivare dalla migliore connettività e dai più efficienti collegamenti tra le popolazioni della regione.
Confinanti a est con il Myanmar si trovano i quattro Stati indiani dell’Arunachal Pradesh, Manipur, Mizoram e Nagaland. I dati forniti in ciascuno Stato dai report dell’Organizzazione Nazionale per il Controllo dell’AIDS (National AIDS Control Organisation), mostrano un alto numero di malattie collegate all’HIV e all’ingente volume del traffico di droga.
Gli stupefacenti e le armi di contrabbando passano regolarmente attraverso il confine non presidiato, dal momento che le vie del Myanmar occidentale sono controllate dalle formazioni ribelli del nord-est dell’India. Negli ultimi anni, il Manipur ha visto transitare enormi quantità di medicinali di contrabbando ad alto contenuto di pseudoefedrina cloridrato, prodotti in India e trafficati nel Myanmar per la lavorazione di altre droghe, in modo particolare dell’eroina. Le fiorenti insurrezioni etniche del Manipur con il proprio “sistema fiscale” contribuiscono poi a inasprire il problema. La pseudoefedrina viene contrabbandata da Nuova Delhi al Myanmar e alla Cina attraverso Guwahati, grazie a condotti situati in Nagaland, Manipur e Mizoram.
Con Triangolo d’oro identifichiamo storicamente una regione compresa tra i confini di Myanmar, Laos e Tailandia; una regione famosa per la sua produzione di oppio. Stando al South East Asia Opium Survey 2013, l’ultimo studio prodotto dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC), la coltivazione di oppio nel Triangolo d’oro è aumentata del 22% nel 2013, spinta da una crescita del 13% nel Myanmar.
Si registra dunque un aumento del 26% nella coltivazione e nella resa di oppio dal 20121.
Solo un decennio fa, il Triangolo d’oro forniva la metà dell’eroina consumata nel mondo; oggi invece i signori della droga, con il supporto delle milizie etniche, preferiscono trafficare grandi quantità di anfetamine e metanfetamine –«che possono essere prodotte a basso costo in laboratori piccoli e nascosti, senza il bisogno di impiegare ettari di terra visibile»2 e questi stupefacenti sono ora dominanti nella parte del Triangolo relativa al Myanmar. Le insurrezioni nel Myanmar sono state finanziate grazie al traffico di stupefacenti, e la fine delle ostilità con il governo civile del Myanmar ha lasciato i gruppi ribelli liberi di proseguire con la produzione e il contrabbando senza interferenze. Dal momento che le ribellioni basate su semplici questioni etniche stanno passando di moda, sono ora gli alti profitti e l’accesso ai redditizi mercati tailandesi e stranieri a indirizzare la produzione e il traffico di stupefacenti.
Il governo del Myanmar può fare poco o niente per contrastare il traffico di droga nel Triangolo d’oro, visto che i trafficanti sono composti da gruppi cinesi ben organizzati che operano dall’esterno del Paese3. Il più grande produttore di sostanze stimolanti di tipo anfetaminico (Amphetamine-Type Stimulants – ATS) è il gruppo etnico Wa del Myanmar. La milizia United Wa State Army (UWSA) viene sostenuta grazie ai profitti degli stupefacenti e al contrabbando di armi.
L’aumento nell’uso di metanfetamine in Tailandia ha contribuito all’instabilità regionale, tanto che ora il Consiglio di Sicurezza Nazionale della Tailandia riconosce il contrabbando di stupefacenti come una minaccia vitale per la sicurezza nazionale del Paese. La Tailandia accusa il Myanmar di usare gli stupefacenti per scatenare un’aggressione ai danni della Tailandia, e con l’incredibile aumento nella produzione di metanfetamine all’interno del Myanmar, il traffico di droga dal Myanmar verso la Tailandia è in crescita. Le milizie etniche, quali la UWSA o la Shan State Army (SSA), controllano la maggior parte dei 1.800 km di confine tra il Myanmar e la Tailandia, e la corruzione all’interno delle forze di sicurezza tailandesi ha alimentato e reso prospero il commercio di stupefacenti.
All’interno del Myanmar, la UWSA è emersa quale maggior produttore di metanfetamine. Mong Yawn, la base UWSA per la produzione di droga nello Stato Shan del Myanmar, gode di un accesso diretto alla provincia tailandese dello Chiang Mai, che sta emergendo grazie al boom della droga come una delle città più grandi al confine tra Myanmar e Tailandia.
La quantità di metanfetamine che la UWSA contrabbanda dal Myanmar alla Tailandia ammonta a circa 200 milioni di dosi l’anno. Oltre a dover affrontare il problema della corruzione al proprio interno, le forze armate tailandesi hanno dunque un altro compito pericoloso, ostacolato dalla complicità degli eserciti dello Shan e del Wa che favoriscono il passaggio degli stupefacenti attraverso il confine.
La strategia cinese per il controllo gli stupefacenti
La precedente giunta militare del Myanmar ha intervallato periodi di guerra contro i gruppi etnici ribelli dei Wa e degli Shan a periodiche tregue.
La UWSA in un primo momento aveva dato supporto al Tatmadaw (l’esercito della Birmania) ma, in seguito, si era ritirata nella parte settentrionale dello Shan. Anche il Tatmadaw aveva appoggiato diverse milizie etniche, utilizzate contro i ribelli con i quali era in vigore un cessate il fuoco.
Tutti i diversi gruppi etnici hanno stretto tra loro accordi in modo da facilitare questo redditizio commercio di stupefacenti.
La provincia cinese dello Yunnan condivide 1.997 km di confine con il Myanmar, e gli stupefacenti hanno colpito negativamente molti villaggi di confine cinesi. Già in precedenza, il consumo di eroina aveva fatto registrare nello Yunnan i tassi più alti di HIV rispetto a qualunque altra provincia o regione autonoma cinese.
Ruili, città di confine nello Yunnan, conta due terzi dei consumatori di droga affetti da HIV a causa dello scambio di siringhe infette. Questa situazione è ulteriormente aggravata dalla presenza di armi e dall’elevato rischio di violenza che la vicinanza con il confine comporta.
Nel 2000, approfittando dei conflitti in corso nello Stato Shan nel Myanmar, la Cina aveva convinto il gruppo etnico Wa a trasferirsi, insieme ai propri laboratori per la produzione di droghe, dal confine tra Myanmar e Cina a quello tra Myanmar e Tailandia. La UWSA, con il supporto del Tatmadaw, aveva acquisito questo nuovo territorio strappandolo al controllo della SSA di Khun Sa, signore della guerra e trafficante d’oppio, ‘Re’ del Triangolo d’Oro. Questa mossa aveva ridotto il traffico di droga verso la Cina e, allo stesso tempo, aveva scaricato il problema sulla Tailandia. La Cina ha armato i Wa e ha fornito loro denaro. In cambio, i Wa avrebbero controllato le regioni in ingresso e in uscita dello Shan, e ‘aiutato’ i cinesi nella costruzione di strade all’interno del territorio, dando così alla Cina il tanto desiderato accesso alla costa del Myanmar. Il Tatmadaw inoltre aveva costituito un’alleanza con la UWSA per sconfiggere gli Shan prima, e per interporsi poi nei combattimenti contro l’esercito tailandese al confine.
In ogni caso la Cina subisce ancora il traffico di stupefacenti, con 3.2 tonnellate di ATS sequestrate nel 2009 nella provincia dello Yunnan. La Cina ha adottato particolari misure all’interno dell’industria farmaceutica per scoraggiare la produzione illegale di farmaci stupefacenti. L’ultimo sequestro di 3.3 tonnellate di cristalli di metanfetamina è avvenuto nella provincia Guangdong, nella Cina meridionale, agli inizi del 20144. La Cina è comunque lontana dal garantire che l’affluenza delle droghe resti contenuta, e che le proprie province possano sfuggire ai suoi effetti mortali.
Implicazioni per l’India nord-orientale
Il traffico illecito di droga lungo il Triangolo d’oro ha implicazioni importanti per l’India nord-orientale. In primo luogo, aprirsi al sud-est asiatico è un’arma a doppio taglio. Da un lato, promette investimenti e sviluppo. Dall’altro, comporta il pericolo di un rapido fluire di droghe illecite e armi. In secondo luogo, senza degli effettivi meccanismi di controllo che garantiscano che il traffico illecito sia mantenuto al minimo, gli effetti nocivi delle droghe potrebbero lasciare sulla società dell’India nord-orientale delle conseguenze negative a lungo termine.
Inoltre, l’India dovrebbe instaurare dei meccanismi istituzionali con la Cina, il Myanmar e la Tailandia, in modo da contrastare questo traffico illecito. Infine, deve esserci da parte dell’India una strategia di lungo periodo per limitare il traffico di droga, affrontare l’impatto sociale della dipendenza, adottare dei programmi di sensibilizzazione all’interno delle scuole sugli effetti negativi dell’abuso di stupefacenti e istituire dei centri di riabilitazione efficienti nelle zone dell’India nord-orientale maggiormente colpite dalla droga e dall’HIV. Non c’è forse altro modo per affrontare la minaccia vitale costituita dagli effetti della tossicodipendenza e dall’HIV; effetti che quotidianamente distruggono la vita di molti giovani nell’India nord-orientale e, in particolare, nel Manipur.
I punti di vista espressi sono dell’autore, e non riflettono necessariamente i punti di vista dell’IDSA o del Governo dell’India.
(Traduzione dall’inglese di Giulio Ferracuti)