Il 20 novembre 1945, iniziava ufficialmente, presso il Palazzo di Giustizia di Norimberga, la prima udienza del Tribunale Militare Internazionale (TMI).
Il Processo di Norimberga non aveva precedenti nella storia dell’umanità: per la prima volta, nella giurisprudenza universale, non erano dei criminali di guerra ad essere giudicati individualmente, ma un governo intero.
A partire dal 13 gennaio 1942 fu adottata la Dichiarazione di Londra, nella quale, i governi dei paesi in guerra contro la Germania, esprimevano la loro ferma risoluzione ad avvalersi di tutti i mezzi affinché i criminali di guerra siano giudicati. Al dipartimento americano della guerra fu formulata l’idea di un tribunale per i criminali di guerra. Fu proposto di qualificare il regime nazionalsocialista come un organizzazione criminale e la provocazione e la conduzione di una guerra di aggressione come atto criminale. Il 26 giugno 1945 cominciò a Londra una conferenza internazionale il cui risultato, l’Accordo di Londra, divenne il fondamento giuridico del Tribunale di Norimberga.
Fu creato, su base paritaria, un tribunale militare internazionale formato da rappresentanti dell’Urss, degli Stati Uniti, dell’Inghilterra e della Francia e vennero predisposti statuti e norme di lavoro. Le accuse furono suddivise in tre categorie: crimini contro la pace, crimini di guerra, crimini contro l’umanità.Per redigere l’elenco degli accusati ci volle un po’ di tempo: gli americani avevano iscritto 72 persone nella loro lista mentre quella russa contava un centinaio di nomi. Alla fine si decise che il processo non doveva riguardare più di 24 persone.
Fu scelto il Palazzo di Giustizia di Norimberga per allestire le udienze del tribunale. L’edificio era circondato da file di guardie, la prima formata da poliziotti tedeschi e dietro, a semi-cerchio, una fila di poliziotti militari americani. A questo proposito: i criminali di guerra incarcerati furono sorvegliati anche da lituani che prestavano servizio in unità straniere.
Le redazioni dei giornali e delle riviste del mondo intero avevano fatto accreditare 300 giornalisti, 100 fotografi o operatori di riprese cinematografiche, 10 disegnatori.
La Repubblica Socialista Sovietica della Lituania era rappresentata a Norimberga dallo scrittore Jonas Simkus. Egli inviava i suoi articoli alla Tiesa (il nome significa “Verità” ed era l’organo ufficiale del Partito Comunista Lituano), redigeva scrupolosamente un diario di Norimberga che oggi viene conservato presso l’Istituto della lingua e della letteratura lituana.
Ecco qualcosa che ci interessa: il 13 dicembre 1945, l’avvocato americano rese pubblico un rapporto del 1941 sull’azione dei gruppi operativi della SS sul territorio lituano. Furono trasmessi al tribunale un materiale accusatorio chiamato “il forte della morte a Kaunas”, nonché i documenti intitolati “gli hitleriani hanno tentato di annientare la cultura lituana” e “l’eccidio di massa di rifugiati sovietici nella località di Paner”.
La giustizia dei vincitori
Ricordiamo che i vincitori agirono come avvocati, giudici e boia. Il Tribunale di Norimberga non aveva altra competenza se non quella datagli dal diritto del vincitore. Gli accusatori non cercavano altro che documenti a carico e li utilizzavano in maniera tendenziosa.
Nascosero consapevolmente alla difesa i documenti attestanti l’innocenza degli accusati. I dirigenti della Germania erano incolpati di crimini in virtù di leggi fabbricate alla bell’e meglio dopo l’avvenimento di questi crimini. E’ per questo che, al Processo di Norimberga, dove dei criminali giudicavano altri criminali, non fu facile decidere ciò che era considerato crimine di guerra.
Fu trovata una soluzione semplice: quella cosa fu fatta dai governi dell’Asse ma non da noi, si tratta quindi di un azione disumana, brutale e condannabile. La Germania, in ginocchio, affamata, in rovine, era impotente per contraddire e ad opporsi all’arbitrio degli stati occupanti.
Nelle loro dichiarazioni, i dirigenti del Terzo Reich si appoggiarono sui seguenti argomenti difensivi:
- La Germania, quando decise per la guerra e per la pace, era uno stato sovrano; inoltre nessun straniero può giudicare su questi fatti, in un tribunale, l’orientamento politico del paese.
- Niente può essere perseguito in virtù di leggi che non erano in vigore al momento dell’avvenimento del crimine. A questo argomento, il tribunale replicò di aver codificato dei principi di diritto internazionale che esistevano già da diverso tempo.
- Non avevano fatto altro che eseguire le leggi. Anche questo argomento fu contestato in virtù dei principi di Norimberga.
- Non sapevano ciò che succedeva. Ma il tribunale non volle credere che i capi della Germania non potessero essere al corrente di circa 200 campi di concentramento e del massacro di milioni di persone nell’Europa dell’Est.
- Sono giustificati dal fatto che anche i vincitori hanno commesso crimini di guerra.
Tuttavia il tribunale esaminò soltanto le accuse presentate dagli avvocati.
L’ipocrisia dei protagonisti del tribunale
Alcuni dettagli del mistero di Norimberga (in questo caso la parola “mistero” , tradotto dal lituano, sta a significare un rito religioso segreto, un dramma biblico, una cosa incomprensibile) stupiscono letteralmente per la cinica ipocrisia dei protagonisti del tribunale. Oltre alla delegazione sovietica ufficiale, la commissione governativa per l’organizzazione del Tribunale di Norimberga, presieduta da A. Vychinski, partecipò anch’essa ai lavori del tribunale. I verbali processuali delle sue sessioni svelano le cucine sporche del tribunale. Sembra che entrasse nella competenza della commissione scartare dal tribunale le questioni che, secondo gli ideologi sovietici, non era permesso esaminare.
Joseph Stalin ottenne che al Tribunale di Norimberga non fossero esaminate nelle pubbliche udienze le questioni seguenti:
1 – il punto di vista dell’Urss sul Trattato di Versailles
2 – il patto di non aggressione del 1939 tra l’Urss e la Germania
3 – i soggiorni di V. Molotov a Berlino e i soggiorni di J. Ribbentrop a Mosca
4 – il regime politico e sociale dell’Urss
5 – le repubbliche sovietiche del Baltico
6 – l’accordo dell’Urss e della Germania in vista del trasferimento in Germania dei cittadini tedeschi della Lituania, Lettonia ed Estonia
7 – la politica estera dell’Urss, le questioni inerenti gli Stretti e le rivendicazioni territoriali avanzate dall’Urss.
8 – la questione dei Balcani
9 – i rapporti tra Urss e Polonia
In compenso Stalin esigeva che venisse esaminato imperativamente un argomento molto delicato come il Massacro di Katyn, chiamato “prova della bestialità della Wehrmacht”.
La responsabilità tedesca per l’eliminazione di migliaia di ufficiali polacchi nella foresta di Katyn fu “provata” con il documento di Norimberga Urss-54. Ed è solo nel 1990 che il governo dell’Urss riconobbe che il l’eccidio di Katyn non era stato organizzato dai tedeschi, così come era stato “provato” al Processo di Norimberga, ma dalla polizia segreta sovietica.
Indubbiamente, nulla evidenzia in modo così chiaro il carattere chiaramente iniquo dell’inchiesta giudiziaria di Norimberga come il modo in cui fu trattato Rudolf Hess, ex delfino di Hitler. Fu condannato all’ergastolo nonostante fosse stato, fra i dirigenti di stato che presero parte alla Seconda Guerra Mondiale, il solo a rischiare la propria vita intraprendendo un pericoloso tentativo, ma infruttuoso, di riconciliare le due parti belligeranti. Arrivò in Inghilterra nella primavera del 1941 come inviato di pace. Alle udienze del tribunale non gli fu ascritto alcun crimine.
E’ altrettanto importante il fatto che al Processo di Norimberga ricevette un fondamento giuridico la leggenda dei sei milioni di ebrei assassinati, nonostante che, in realtà, il tribunale non era in possesso di un benché minimo documento firmato da Hitler in merito allo sterminio degli ebrei (questo documento, se mai è esistito, nessuno fino ad ora lo ha trovato, sebbene sia stata promessa una ricompensa fino ad un milione di dollari).
Le sentenze… un anno dopo
Per tutta la durata del Processo di Norimberga per i crimini di guerra, il tribunale tenne 403 udienze che ebbero una durata di 1.100 ore. I verbali processuali del Processo di Norimberga riempiono 16.000 pagine, furono utilizzati 5 milioni di fogli di carta, per un peso di 200 tonnellate.
Gli accusatori presentarono 2630 documenti, i difensori 2700. Durante il processo furono ascoltati soltanto 240 testimoni, il che è molto poco per un tribunale di questa portata. Il tribunale accettò comunque 300.000 “testimonianze scritte” per sostenere l’accusa. Furono girati 27.000 metri di pellicola cinematografica sonora e 7.000 pellicole fotografiche.
Il 30 settembre ed il 1 ottobre 1946 furono pronunciate le sentenze. Undici accusati furono condannati alla pena di morte per impiccagione, tre all’ergastolo, quattro a pene detentive di varia durata, tre prosciolti.
Quattro giorni furono concessi ai condannati per presentare la domanda di grazia. E. Raeder chiese che la condanna all’ergastolo fosse trasformata in condanna a morte. Hermann Goering, A. Jodl e W. Keitel chiesero che l’impiccagione fosse commutata in fucilazione. Tutte le domande furono respinte.
L’esecuzione delle sentenze capitali fu conferita al personale dell’esercito americano. Il 16 ottobre si riunirono nella palestra della prigione i rappresentanti degli stati organizzatori del tribunale: militari, due testimoni tedeschi, giornalisti, preti, dottori, in tutto 42 persone.
Dei soldati fecero entrare J. Ribbentrop, livido di paura. Le guardie trascinarono letteralmente fino alla forca l’ex ministro del Reich che aveva perduto le forze. Poté appena pronunciare il suo nome. Le guardie legarono le gambe del condannato ed il sergente americano K. Wood gli mise un sacco nero sulla testa e passò attorno alla gola il nodo scorsoio. K. Wood non nascondeva la sua soddisfazione di essere diventato un boia storico: J. Ribbentrop era il suo 348esimo impiccato.
Ogni 20 minuti saliva sul patibolo un condannato nuovo, seguendo lo stesso cerimoniale. I condannati si dimostrarono assai vivi: J. Ribbentrop ci mise più di 10 minuti a morire. A Jodl 18 minuti. W. Keitel ben 24 minuti. L’esecuzione durò 103 minuti e così ebbe fine il più lungo processo internazionale della storia dell’umanità. I corpi degli impiccati furono fotografati, trasportati a Monaco e bruciati nel crematorio. Le ceneri furono sparse nel fiume Isar.
In linea generale si può affermare che il Processo di Norimberga è una cronaca nella quale gli storici possono cercare la verità. Verrà un tempo dove ogni cosa sarà al suo posto, dove le passioni si spegneranno, dove la vendetta e l’odio avranno soddisfatto la loro sete.
di: Petras Stankeras*
Traduzione a cura di: Gian Franco SPOTTI