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Il Trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 19: Jon

Creato il 29 marzo 2012 da Martinaframmartino
Il Trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 19: Jon

La copertina del primo volume dell'edizione tedesca di A Game of Thrones

Jon. Fin dall’inizio lo percepiamo come un personaggio in gamba. La sua premura verso Bran, la discussione con Robb, la capacità di trovare la frase decisiva, quella in grado di convincere Ned Stark a tenere i cuccioli anche se questo significa autoescludersi, la determinazione mostrata fin da subito al ritrovamento di Spettro. E poi la conversazione con Tyrion e il rapporto con Arya.

Ma, per quanto promettente, Jon è solo un ragazzo di quattordici anni e ha ancora molto da imparare, come ci mostra con chiarezza questo capitolo. Sono così tante le cose che non sa che potremmo dire Tu non sai niente Jon Snow.

Una cosa in realtà la sa fare, usare la spada, anche se ancora deve capire quando fare sul serio e quando no. Per questo si trova isolato, e guarda tutti con disprezzo. “Nessuno riusciva sia pure remotamente a eguagliarlo in duello” (pag. 202) scrive Sergio Altieri. Ormai lo sapete, quando esordisco così è perché sta arrivando un’altierata. Potrei mai deludervi? Eccola: “not one was half the fighter Robb has been at fourteen”. Nella prima frase Jon pur constatando un dato di fatto si sta anche vantando perché nessuno riesce a eguagliare lui, nella seconda la vanteria non c’è, c’è la constatazione e anche la nostalgia per un legame che è venuto a mancare. Jon vuole bene agli Stark, e anche se con Robb ci sono, o ci sono stati, momenti di rivalità, i due si vogliono bene come fratelli. Ma ad Altieri evidentemente questo non importa e la frase cambia.

Jon ha freddo perché fredda è la Barriera. È questa la spiegazione per il calore perduto per sempre percepito da Bran, o c’è qualcos’altro? E a proposito di visioni, quella di Benjen Stark cadavere è una visione o solo un sogno infantile dettato dalla rabbia?

Il Trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 19: Jon

La copertina del primo volume di una delle edizioni francesi di A Game of Thrones

Inizia la rissa, e facciamo la conoscenza con Donald Noye. Fa effetto sentir definire vecchio un uomo di trent’anni, e mi chiedo se è Jon che, come tutti i giovani, vede vecchio chi ha solo qualche anno più di lui, o se è la vita nei Sette Regni che è particolarmente breve. Ma Mastro Aemon è vecchio, e anche le case Lannister, Tully e Frey possono vantare membri non proprio giovani, visto che appartengono alla generazione del defunto padre di Ned.

Con Noye facciamo un rapido ma interessante tuffo nel passato. Fabbro di Stannis, ha forgiato la mazza di Robert e ha preso parte all’assedio di Capo Tempesta. Ricordiamocelo: anche i personaggi immaginari possono avere un passato ,e per Martin il passato è più importante che mai. Comunque anche questa scena presenta i suoi problemi di traduzione. Uno oggettivo, con un gioco di parole che per forza perdiamo: “Jon twisted like an eel and slammed a heel”, che diventa “Jon si contorse come un’anguilla. Il tacco del suo stivale calò…” (pag. 205). Se Jon colpisce con il tallone, o meglio con il tacco, è un po’ dura trovare una parola che possa avere un’assonanza per spiegare come si è girato. Pace e amen, sappiamo che non tutto può essere trasmesso da una lingua all’altra. Ma che senso ha dire a Todder che “una testa come quella è meglio che non stia da sola”? (pag. 206). Meglio dire “that head wants looking after”, è meglio dare uno sguardo a quella testa.

Segue un giro turistico sulla Barriera, per spiegarci come è fatta e come è fatto il Castello Nero. Difese solo al Nord, perché i Guardiani della Notte non devono immischiarsi dei problemi dinastici che ci sono al sud, e immagini affascinanti e terribili. Chi ha costruito quella cosa, e perché?

La più grande struttura mai eretta da mano d’uomo, visibile anche da una grande distanza, e a noi viene subito in mente la Grande Muraglia cinese, visibile anche dalla Luna. L’ispirazione per Martin però è arrivata da qualcosa di molto più piccolo, il Vallo di Adriano. Lo scrittore ha dichiarato di aver provato a immedesimarsi in un soldato romano di veglia lassù, al buio e al freddo, di guardia contro ogni pericolo che potesse venir fuori dal Nord. Lui ha riprodotto la stessa sensazione e la stessa situazione, solo più in grande. Come ha spiegato, i colori della fantasy sono più vividi dei nostri, e ogni cosa viene aumentata in proporzione.

C’è comunque un’immagine interessante, ed è quella del peso titanico del giaccio, che Jon teme possa crollargli addosso. Se crolla lei, crolla l’intero universo, come noi possiamo immaginare dal prologo. E l’unica cosa che la tiene in piedi sono una manciata di Guardiani della Notte reclutati prevalentemente fra ladri e stupratori.

Il Trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 19: Jon

Giotto, Il sogno di Innocenzo III, Assisi, Basilica superiode di San Francesco.

 

Ogni tanto parlo di arte, la mia formazione accademica è questa e mi dovete sopportare così anche se siete qui unicamente per leggere di fantasy. Bene, a me a leggere questa descrizione è venuta subito in mente una scena raffigurata da Giotto nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi. In essa si vede il papa Innocenzo III addormentato, e il sogno che sta facendo. Non sono due scene diverse, sono due metà della stessa scena. Il papa sogna che la basilica di San Giovanni in Laterano è prossima al crollo, e che questo crollo è impedito unicamente da San Francesco che si è posto sotto per sostenerla. Un uomo puntella la Chiesa, e una manciata di uomini in nero puntella la Barriera. Se lei crolla, i Sette Regni sono perduti.

Molti interpretano il crollo possibile in senso un po’ troppo letterale, anche se pure quell’aspetto è importante. Tyrion, per esempio, si fa “un punto d’onore di dire a tuo padre di mandare qui un bel po’ di spaccapietre ai lavori forzati, prima che quella torre finisca definitivamente in pezzi” (pag. 211). In realtà lui “tell your father to arrest more stonemasons, before your tower collapses”, conta di dirgli di arrestare un maggior numero di muratori. Sergio, se mi leggi ti comunico che qui il Folletto non è serio, ha fatto una battuta. E di battute parleremo a breve, ma prima ci sono altri dettagli.

Ritorna la figura di Benjen in un breve flashback, e ci si domanda che problema abbia Altieri con i numeri. Evidentemente quando ci à dato il conto degli elementi che compongono i Guardiani della notte ci è andata bene, perché lì non ha sbagliato. Qui ci spiega che il compleanno di Jon era passato “da almeno una settimana” (pag. 212) quando di settimane ne sono passate due, “a fortnight”.

Prendiamo atto del risveglio di Bran, della gioia di Jon e del fatto che saper leggere non è una cosa poi così scontata, e in questo caso ignoriamo le altierate, sennò non smetto più di scrivere e, visto che mi sono tagliata un indice aprendo una confezione di cuneesi, faccio molta fatica a usare la tastiera.

Quello su cui non posso tacere è la scommessa di Jon, che in italiano non avevo mai capito. “Troverai più facile insegnare a un lupo a fare le capriole che addestrare questi buoi” (pag.214) dice ThornAltieri, ma se è Jon che deve fare entrambe le cose per vincere la scommessa gli basta non provare neppure ad addestrare Jon. Secondo Martin invece il simpaticone aveva affermato “I’d have an easier time teaching a wolf to juggle than you will training this aurochs”. Cioè Thorne afferma che “io farò meno fatica a insegnare a un lupo a fare le capriole che tu ad addestrare questi buoi”. Sono due cose enormemente diverse, e qui la scommessa di Jon ha davvero senso. Peccato che gli abbia fruttato l’odio imperituro di ser Alliser Thorne.

 

Sotto la foto spoiler da Il portale delle tenebre.

Il Trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 19: Jon

Non abbiamo più visto traccia di Benjen Stark nei romanzi. Nulla che fosse certamente attribuibile a lui, almeno. Perciò forse quella di Jon era davvero una visione, con Benjen morto nella neve. Certo, c’è Manifredde, e al momento non sappiamo nulla della sua identità. Si tratta di lui o di qualcun altro? E in ogni caso, perché ha le mani fredde e si comporta in modo quanto meno particolare? Una risposta è arrivata nei Guerrieri del ghiaccio (mi pare, l’alternativa sono I fuochi di Valyria), ma per conoscere tutta la verità dovremo aspettare ancora parecchio.

Per quanto riguarda l’immagine di Giotto, non sono i Guardiani della Notte a sostenere la Barriera così come la Chiesa non era sostenuta dai francescani. La Chiesa era sostenuta da Francesco, e tramite lui dai francescani, come la Barriera è sostenuta da Jon, e tramite lui dai Guardiani della notte.

 

Sotto la foto spoiler da La danza dei draghi (A Dance with Dragons parte 3)

Il Trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 19: Jon

Jon ha freddo perché fredda è la Barriera. È questa la spiegazione per il calore perduto per sempre percepito da Bran, o c’è qualcos’altro? Che ne so, una manciata di pugnalate? E che conseguenza hanno avuto? Ai venti dell’inverno (The Winds of Winter) la gelida risposta.



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