Ned esce dal bordello. Ovviamente è andato all’appuntamento con Ditocorto, ha troppo il senso della giustizia e del dovere per non farlo. E qui noto alcune differenze fra Il trono di spade, primo volume delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin, e Il trono di spade, serie televisiva prodotta da HBO. Non che non ci siano altre differenze in tutta la prima stagione, e nella seconda stagione le differenze sono ancora maggiori, ma in questo caso ricordo molto bene alcuni dettagli della serie televisiva che ho visto lo scorso anno e che prossimamente conto di rivedere.
Nel romanzo è sera e il cielo è starless, senza stelle, anche se Sergio Altieri si dimentica di dircelo e scrive semplicemente che “Il cielo nero stava piangendo calde lacrime che martellarono su di loro mentre si dirigevano alle stalle” (pag. 414). Riprova, Sergio, la frase originale è “A warm rain was pelting from a starless black sky as they walked to the stables”, secondo me puoi essere un po’ più preciso.
Nella serie televisiva è giorno. Nel romanzo Ned e il suo gruppo salgono a cavallo e vengono circondati quando sono per strada, in televisione sono sì circondati ma sono a piedi. Ricordo la porta e il muro del bordello alle loro spalle, quindi l’aggressione nella nuova versione avviene molto prima, non si sono allontanati. Potrebbero rientrare ma non lo fanno. Paura di coinvolgere degli innocenti? Nel romanzo Jaime sceglie di non impugnare la spada, quello che comanda di fare è un lavoro da macellai e a lui questo non interessa. In televisione hanno molto accentuato la cattiveria di Jaime e il contrasto fra lui e Ned, avevano bisogno di un cattivo da far odiare dallo spettatore.
In sé il volo di Bran avrebbe potuto essere sufficiente per far odiare il Lannister, e Joffrey si dà molto da fare per essere il cattivo più cattivo di tutti, anche se chi ha letto A Dance with Dragons sa che c’è un certo bastardo… ops, ex bastardo, anzi, legittimo erede, non ditegli che mi è scappato il termine altrimenti se la prende con me e magari anche con voi… che fa apparire Joffrey un dilettante. Chi ha letto solo il primo romanzo o visto le prime due stagioni televisive è inutile che si scervelli per capire di chi sto parlando, non lo ha ancora incontrato anche se ne ha già sentito parlare.
Jaime cattivo, quindi Jaime rimane per affrontare Ned, come se la sua morte potrebbe essere significativa solo se fosse lui a ucciderlo. E d’altra parte in questo modo gli sceneggiatori possono farci vedere le capacità con la spada di Eddard, capacità tutte da verificare. Il lord di Grande Inverno ha partecipato a praticamente tutte le più importanti battaglie della guerra combattuta quindici anni prima, quindi siamo sicuri che sia se non altro un buon comandante e uno che non si tira indietro quando c’è da correre qualche rischio. Non lo abbiamo mai visto impugnare la spada. È vivo quando tanti altri sono morti, probabilmente è un discreto combattente, ma Jaime con la spada è l’eccellenza fatta persona. Qui i due sono alla pari, almeno finché un soldato non si mette di mezzo e colpisce Ned alle spalle. Certo, è più facile far infilzare la gamba di Ned dalla lancia di un soldato che fargliela spezzare quando viene travolto dal suo stesso cavallo, ma questi dettagli mostrano come la serie televisiva semplifichi tutto per rispamiare. Da quel che ho letto il budget è molto alto per una serie come questa, ma cambiamenti che non stravolgono il senso come questo relativo agli animali sono pienamente comprensibili e giustificabili. Comprensibile, ma più irritante, il cambiamento sui personaggi, con un Jaime costantemente incattivito. E lui non è certo l’unico a essere cambiato. Noto che è cambiata anche la morte di Jory, che per un attimo era riuscito a fuggire ma è tornato indietro per aiutare i compagni, sapendo che sarebbe stato un suicidio, e che nel romanzo non viene infilzato in un occhio ma trascinato giù da cavallo e abbattuto da un vortice di spade.
Detto questo, torniamo alla trama del romanzo, anche perché Lyanna è un personaggio molto sfuggente. Sappiamo che è morta verso la fine della guerra, che Ned era presente, che nell’occasione lei gli ha fatto fare una promessa importantissima e che ora le sue spoglie sono nella cripta di Grande Inverno. Ah, sappiamo anche che era la promessa sposa di Robert Baratheon e che è stata rapita e stuprata da Rhaegar Targaryen.
Qui leggiamo quelle che sono forse le sue uniche frasi complete, pronunciata quando il padre la promette in sposa al lord di Capo Tempesta. Robert era innamorato, ed è ancora innamorato a distanza di tanti anni, ma lei cosa provava? “«Robert non si accontenterà mai di un solo letto» gli aveva detto sua sorella Lyanna tanto tempo prima, quando il loro padre l’aveva promessa al giovane lord di Capo Tempesta. «So che ha avuto una bambina da una ragazza della valle di Arryn.»” (pag. 414). E, poco più sotto, “«L’amore è una cosa dolce, caro fratello» aveva risposto Lyanna «ma non può cambiare la natura di un uomo.»”
Decisamente non sembrano le parole di una ragazza innamorata. Sa che lui la tradirà. Il matrimonio è stato deciso dal padre di lei, come spesso accadeva nelle famiglie nobili di epoca medievale (e non solo lì) e lei si fa poche illusioni. Sembra più intenzionata a sopportare il suo promesso sposo, anche se sa che è il miglior amico del fratello, che ad amarlo.
Subito dopo passiamo a Barra, che ha lo stesso naso e i capelli del padre, e chissà perché la richiesta di parlare al re di una bambina fa ricordare a Eddard Stark le sue promesse. Quelle fatte a Lyanna morente, notare il plurale, e al prezzo pagato per mantenerle. La prima volta che avevamo sentito Lyanna dire “«Prometti»” eravamo a pagina 51, ancora non conoscevamo tutti i personaggi e non sapevamo cosa aspettarci. Intenzionalmente Martin spiega le cose un po’ per volta, la storia va avanti ma pure indietro, man mano che scopriamo nuovi dettagli sul passato. Lì Ned aveva fatto sembrare che avesse promesso a Lyanna che l’avrebbe portata nella cripta, e forse è stata una delle promesse. Ma quella non era una promessa che avesse un prezzo da pagare, e non avrebbe potuto avere quell’effetto su una ragazza in punto di morte.
A proposito di Barra, promesse e bastardi a Ned viene in mente Jon Snow, secondo Altieri “una versione giovane di se stesso” (pag. 415). Da brava diffidente prendo A Game of Thrones e leggo “so like a younger version of his own”. La traduzione ci sta, giusto? O c’è una sfumatura diversa che potrebbe farci tradurre la frase con “così simile a una versione giovane di sé stesso”? Altieri non conosceva gli altri libri, ricordo che quando ha tradotto Il trono di spade Martin non aveva ancora pubblicato A Clash of Kings (Il regno dei lupi e La regina dei draghi), e certo non è ferrato in dietrologia come molti fan di Martin (e vi assicuro che io non sono certo uno dei casi peggiori). Eppure… Non ci sta bene un “così simile a…”? Non cambia le carte in tavola?
Da Barra a Jon il passo ai figli bastardi di Robert il passo è breve, e ci viene citato il ragazzo avuto con una dama di casa Florent. Ricordiamocelo, ricordiamo l’oltraggio e ricordiamo il ragazzo, perché saranno importanti. Vi sto chiedendo di ricordare troppe cose? Io certo non le ricordavo, e ritrovarmele davanti mi ha fatto lo stesso effetto di quando ho scoperto che in realtà avrei dovuto sapere da sempre dove si trovava la Seconda Fondazione nella Trilogia della Galassia di Isaac Asimov. Però in questa amena conversazione (notare la strage degli innocenti, anche se su scala ridotta e compiuta per motivi diversi) troviamo un’altierata. Ned si chiede da dove provenga l’interesse per “i bastardi del re” (pag. 416), ma va precisato che il figlio nobile era noto, l’interesse improvviso è per i “baseborn children”, i figli delle popolane, quelli che non hanno santi in paradiso.
E questo discorso ci riporta in primo piano Rhaegar, con una nuova altierata. “Per la prima volta dopo anni e anni, gli tornò in mente Rhaegar Targaryen. Chissà se anche Rhaegar Targaryen frequentava i bordelli. Per una qualche ragione, non lo credeva possibile.” (pag. 416). Ho riportato ben tre frasi perché seconda e terza sono interessanti al di là dell’altierata. Se Ned pensa di sapere quale sarebbe stato il comportamento di Rhaegar significa che non lo conosceva benissimo, altrimenti sarebbe stato meno dubbioso, ma qualcosa doveva sapere, altrimenti non avrebbe avuto idea del suo comportamento. E come si fa a pensare che un uomo capace di rapire e stuprare una ragazza di nobili natali non avrebbe frequentato i bordelli? Sto alludendo? Ebbene sì, sto alludendo. Comunque Rhaegar non può tornargli in mente dopo anni e anni, se non altro lo abbiamo visto parlare di lui con Robert sia nella cripta che nel corso di una conversazione che i due hanno avuto durante il viaggio verso sud (pag. 131). No, “For the first time in years, he found himself remembering Rhaegar Targaryen”. Si ritrovò a ricordare Rhaegar Targaryen. Pensa a lui, non solo all’avversario sconfitto in guerra ma alla persona. Lo ricorda intenzionalmente e con interesse. Per questo si può fare la domanda sui bordelli e può darsi la risposta.
Prima di poter approfondire l’argomento arrivano Jaime e i suoi uomini. Come hanno fatto a trovarlo se neppure lui sapeva che sarebbe andato lì? Nel pomeriggio Jaime non sa nulla di Tyrion, la sera sa che è stato catturato e trova pure Ned in una città che non è certo piccola in uno dei posti più improbabili dove Ned potesse andare. Ovviamente Ditocorto appena vede uno spiraglio si defila e inizia lo scontro.
La morte di Jory Cassel è stata un colpo, e io e tutti gli altri lettori del primo momento ci siamo ritrovati ad aspettare mesi per sapere come se la sarebbe cavata Ned. Chi legge adesso passa subito al seguito, la fortuna di chi arriva dopo!
Prima di chiudere un’ultima altierata, questa volta dall’appendice. Se il motto di casa Greyjoy è “We Do Not Sow”, perché Altieri l’ha tradotto con “Noi non sappiamo tessere”? (pag. 436). Non c’entrano le capacità, è che proprio non hanno la voglia di fare qualcosa che ha a che fare con il rimanere a terra. Molto meglio il “Noi non seminiamo” del Regno dei lupi