Dopo ponderata riflessione, ti consiglio di non arricchire ulteriormente il tuo lessico.
Si leggono i consigli degli scrittori non per copiare (almeno, io non lo faccio di certo), bensì per suscitare la riflessione, e innescare quindi un personale cammino di ricerca. Chi pensa il contrario, o peggio ancora, insegna a adottare metodi altrui commette un errore. Perché l’essenziale è scovare la propria voce, e non ricalcarla su quella di chi ci ha preceduto.
La frase in apertura del blog appartiene a Francis Scott Fitzgerald. Lo scrittore statunitense porta alla ribalta uno dei rischi che corre lo scrittore. Quello di scrivere per sé stesso, e pochi intimi.
Quando Carver parlava di efficacia, si riferiva forse anche a questo: la parola non deve essere bella, aulica, o poetica che dir si voglia. Ma appunto efficace. Non deve essere lì per farsi rimirare, o come ambasciatrice dello scrittore, per dire: “Vedete quanto è intelligente il mio autore? Non dice casino bensì soqquadro.”
Però è difficile che un personaggio entri in una stanza dove un uragano pare abbia fatto ginnastica sino a pochi minuti prima, e dica:
“Che soqquadro”
Con tutta probabilità, e scandalizzando certi lettori, darà un’occhiata in giro e dirà:
“Che casino”.
Non escludo affatto che in certe circostanze il soqquadro sia preferibile al casino. Ma il rischio di infilare in bocca ai personaggi parole che non direbbero mai veramente, esiste.
La tentazione di esagerare, di usare belle parole è troppo forte, e spesso ha un sapore di golosità che è difficile respingere. Soprattutto se si ha alle spalle un curriculum scolastico di prim’ordine; ma anche se si faceva a pugni con l’italiano, e si finiva con regolarità al tappeto.
La voglia di dimostrare che si è bravi brucia parecchio.
L’efficacia è la soluzione giusta. Però non significa solo usare la parola giusta, ma quella adatta, opportuna.
Perciò: non solo la parola corretta dal punto di visto formale, ma che si sposa con il personaggio e l’ambiente. Senza provocare nel lettore alcuna sorpresa o perplessità. Come se fosse un abito, e oltre a essere di buon taglio, deve vestire bene. Le maniche non devono essere corte o lunghe. L’orlo dei calzoni deve essere fatto a regola d’arte. Eccetera eccetera.
Quando si ottiene un simile risultato (e non è affatto facile), si ha l’efficacia migliore. Quella che comunica, e scava.
Non possiamo scordarci che lo scopo della narrativa che vuole durare è di colpire il lettore (come scriveva Flannery O’Connor), altrimenti si fa intrattenimento.
Certo, non c’è nulla di male nell’intrattenimento, però secondo me è necessario avere ambizioni maggiori. Come colpire e scavare, appunto. Poi ciascuno legga cosa vuole, e scriva cosa preferisce.