Magazine Diario personale

Il trucco e parrucco ai tempi di Ozpetek

Da Mizaar

Allacciate-le-cinture-Carla-Signoris-Kasia-Smutniak-Elena-Sofia-RicciVoglio bene a Ferzan Ozpetek. Mi piace la sua delicatissima visione del mondo, il narrare dei personaggi vicinissimi al nostro quotidiano, ma mai banali nelle considerazioni e nei gesti. Mi piace quando descrive l’omosessualità, la bisessualità, la passione degli eterosessuali, quando parla d’amore e quando parla di morte – perché, da buon levantino, non ha mai dimenticato la dimensione compassionevole e partecipata collettivamente dell’evento luttuoso, del non esserci più fisicamente, ma dell’essere presenti comunque e sempre tra i vivi, insieme. Mi piace quando, con mano lieve, descrive i drammi, e quando con mano gioiosa e ironica fa commedie. Mi piace quando narra storie all’incontrario, calandole bene nel presente, quando manifesta la malattia senza demonizzarla. Mi piace tutto questo, ma quelle orride parrucche che ha usato nel suo ultimo film, Allacciate le cinture, quasi a simboleggiare, a marchiare un dramma femminile – il tumore al seno – mi hanno infastidito. Mi ha infastidito la delicata protagonista che nel volgere di tredici anni passa da una stupita e meravigliata visione del mondo, all’assunzione di piglio e parole da bottegaia incallita. Mi ha infastidito il fossilizzarsi del regista in una Lecce provinciale, precedentemente decantata in uno splendore disfatto – Mine vaganti – ora descritta nelle sue piazze più brutte – eccetto quella della scena corale del bar aperto sulla movida notturna. Non volevo arrendermi di fronte a critiche che lo davano ben al di sotto delle aspettative.  Ben mi sta. Ferzan Ozpetek ti prego, torna al tuo gasdotto romano, riprenditi Serra Yilmaz a strapazzare la gente, la Signoris lasciala a suo marito! ( noticina: forse vale vederlo, il film, solo per un’unica ragione, Luisa Ranieri, divertentissima amante del marito della protagonista, in odore di Loren/titudine! )


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