La sfida tra uomo e macchina nel gioco degli scacchi non è cosa recente, ma risale a molti secoli prima l’invenzione del computer. Il progenitore di Deep Blue, il celebre computer dell’IBM che sconfisse Kasparov nel 1996, era completamente meccanico e fu costruito nel 1770 da un nobile ungherese di Presburg, Wolfang von Kempelen, e presentato alla corte dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria.
Il primo automa che simulava un giocatore di scacchi risale insomma al 1770 e si chiamava “Il Turco”: la macchina aveva infatti le sembianze di un uomo medio-orientale, testa fasciata da un turbante, braccia meccaniche per muovere i pezzi ed era collegato a una grossa scatola piena di ingranaggi, con cui il robot elaborava le mosse.
Tra il 1770 e il 1783 “Il Turco” si esibì in quattro occasioni pubbliche a Vienna, in Russia, a Parigi e a Londra. Sfidò addirittura Napoleone e fu studiato da Franklin Benjamin e dal poeta Edgar AllanPoe. Alla morte dell’inventore nel 1784 fu venduto all’astronomica cifra di 40 mila franchi. In realtà il robot non era affatto un capolavoro di tecnologia: esso nascondeva al suo interno un nano che riproduceva la partita su una piccola scacchiera illuminandola con una candela, ed azionava manualmente le braccia meccaniche del manichino per eseguire la mossa. Nessun software scacchistico ante litteram insomma, ma una truffa molto ben congegnata. Il finto automa fu rivenduto per soli 400 dollari al museo di Philadelphia dove andò distrutto durante l’incendio che devastò la città il 5 luglio 1954. Oggi l’intelligenza artificiale di motori scacchistici come Hydra e Fritz supera sistematicamente l’intelligenza umana dei più grandi maestri, ma “Il Turco” rimarrà sempre la prima “macchina” che gioca a scacchi della storia. Qui potete osservarne la ricostruzione modernaUna ricostruzione moderna del famoso “Turco”, il falso robot che sfidò a scacchi Napoleone. In realtà, dentro, si nascondeva un nano.