Il ricercatore associato del Programma “Eurasia” dell’IsAG, Alessandro Lundini, ha seguito come inviato lo svolgimento del Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali svoltosi ad Astana, capitale del Kazakhstan.
Nel corso dei lavori del summit sono state raccolte le opinioni sul Congresso e sul valore attuale del dialogo inter-religioso del Monsignor Miguel Maury Buendía, Nunzio apostolico della Santa Sede in Kazakhstan, e di Hilde Kieboom, Vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio, nonché relatrice nel primo panel di martedì 10 giugno.
Il Monsignor Maury ha ribadito il favore della Santa Sede all’iniziativa di dialogo delle civiltà voluta dal Presidente Nazarbaev: “Guardiamo in maniera positiva a questo Congresso, sin dal 2003, anno della prima edizione”. La Chiesa Cattolica ha infatti sin da subito garantito il suo appoggio al progetto kazako, a partire dalla visita di Nazarbaev al Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso della quale il Presidente espose l’idea della creazione di un incontro inter-confessionale per la promozione della concordia e della pace.
“Siamo sempre stati presenti ad Astana – ha continuato Mons. Maury – nel 2003 a guidare la delegazione fu il Cardinal Jozef Tomko, nella seconda edizione del Congresso il Cardinale Roger Etchegaray, nel 2009 il Cardinale Jean-Louis Tauran, nel 2012 il cardinale Giovanni Lajolo e quest’anno siamo presenti di nuovo con Tauran”.
Relativamente alla situazione della comunità cattolica presente in Kazakhstan, Maury ha affermato che nel Paese centroasiatico la comunità cattolica non raggiunge grandi numeri, circa 150 mila fedeli pari all’1% della popolazione. I cattolici, comunque, godono della piena libertà di culto e del rispetto delle autorità statali, allo stesso tempo i buoni rapporti tra la Santa Sede e lo Stato kazako hanno permesso anche il raggiungimento di un Concordato, nel 1998, per regolare i rapporti tra le due parti.
Un giudizio positivo sul Congresso è stato espresso anche dalla rappresentante della Comunità di Sant’Egidio, il vicepresidente Hilde Kieboom che, intervenendo nel primo panel del Congresso, ha ribadito l’estrema importanza del dialogo inter-religioso nell’attuale fase internazionale. Secondo Kieboom, il cosiddetto “spirito di Assisi”- ossia la promozione della politica di dialogo avvenuta per volontà di Papa Giovanni Paolo II con gli incontri inter-confessionali di Assisi del 1986 e del 2002 (successivamente presi a modello da Nazarbaev per ideare il Congresso) – è stato a lungo accantonato per disinteresse o addirittura criticato, per una cattiva interpretazione del dialogo di civiltà, secondo la quale il confronto inter-religioso rischia di trasformarsi in un “pericoloso sincretismo religioso”.
Interpellata dall’IsAG sul significato del Congresso dei Leader, il Vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio ha espresso il proprio apprezzamento per iniziative di tale natura, in quanto “l’emergenza nella quale viviamo è grande, per cui più ci sono momenti di incontro, meglio è”.
Rispetto all’ormai riconosciuto ruolo del Kazakhstan quale promotore della politica di dialogo inter-religioso, Kieboom ha affermato che si deve tenere a mente che “quando è uno Stato a organizzare eventi del genere bisogna prestare attenzione, affinché l’evento non venga strumentalizzato oppure non diventi un’opportunità per guardare alle questioni religiose solo in termini di sicurezza. Questo tendenze ad Astana non le abbiamo notate. Anzi, l’organizzazione è rispettosa delle differenze che ci sono tra le religioni e tra i vari gruppi, così come c’è molto rispetto dei differenti metodi di lavoro delle varie comunità”. Kieboom ha infine ribadito l’importanza di eventi del genere, in grado di connettere le religioni, i loro leader e di conseguenza i popoli.
Alla richiesta di un parere sui rischi, anche da lei esposti ad Astana, legati alla diffusione dei fenomeni dell’islamofobia e del radicalismo islamico, e in relazione anche all’invito fatto da Nazarbaev e da altri riguardo la necessità di adottare misure concrete per la pace, Kieboom ha ricordato che la Comunità di Sant’Egidio proprio recentemente si è attivata per rilanciare il dialogo di civiltà, “per comprendersi e vivere insieme”. Tra le iniziative citate, la conferenza di Firenze “Oriente e Occidente – Dialoghi di civiltà”, svoltasi a inizio giugno, e l’avvio del “dialogo di Bari”, il primo incontro inter-cristiano per discutere del futuro dei cristiani in Medio Oriente.
La Seconda giornata: la sessione mattutina
Tra i relatori di mercoledì 11 giugno, ultimo giorno del Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali, è intervenuto anche Alberto Lo Presti, professore presso la Pontificia Università “San Tommaso D’Aquino” di Roma. Intervistato dall’IsAG al termine della sessione mattutina, il professore ha rilasciato alcune dichiarazioni sul Congresso e, più in generale sul modello di dialogo di civiltà che si intende portare avanti ad Astana: “Questo modello di civiltà è basato sull’incontro, sul reciproco riconoscimento e sull’affermazione della cultura del dialogo, che significa andare oltre la tolleranza. Mentre la tolleranza, infatti, chiede il rispetto reciproco, il dialogo è un modo per impegnarsi dichiarandosi pubblicamente i valori in cui si credono. Dunque, questa è un’iniziativa lodevole che può costruire l’autentica civiltà, nell’unità tra i popoli del futuro“.
Nel corso del suo intervento Lo Presti ha dedicato una particolare attenzione alla separazione dei poteri fra la sfera spirituale e quella politica temporale, un argomento che era stato oggetto di trattazione anche da parte del Cardinale Tauran nel corso della sessione plenaria di martedì del Congresso. All’IsAG, il professore ha spiegato la sua posizione: “Il problema è che rapporto deve esserci tra Stato e Chiesa. Non convergono, lo Stato è una costruzione formale, basata sull’applicazione della legge attraverso una via amministrativa e burocratica, basata su un equilibrio tra le classi sociali e i ceti economici. La religione invece ha un messaggio di salvezza per l’umanità tutta: non mira all’equilibrio fra le cose, mira alla salvezza delle cose. Quindi il suo messaggio è ben più ampio, non si ferma neanche entro i confini nazionali. Per tali ragioni una Chiesa che dovesse essere strumentalizzata dallo Stato, di fatto avrebbe abdicato alla sua funzione“.
Intervento conclusivo dei panel della seconda mattinata, i cui lavori si sono tenuti all’interno del Palazzo dell’Indipendenza, è stato quello di Miguel Ángel Moratinos, Ministro degli Esteri spagnolo (2004-2010) negli esecutivo guidati da José Luis Zapatero, il quale nel corso del suo intervento Astana “la piattaforma principale del dialogo” ed ha ribadito un concetto emerso nel corso degli interventi del Congresso di ieri sulla necessità di passare alla definizione di misure più concrete per arrivare alla pace. Queste le sue parole rilasciate all’IsAG: “Credo che Astana e il Presidente Nazarbaev abbiano saputo comprendere l’importanza data dalla diversità delle visioni e l’importanza del fatto che comunità spirituali diverse possano dialogare, ascoltarsi. Credo che si debba ancora lavorare molto. Oltre il dialogo e lo scambio di opinioni, serve un compromesso condiviso, affinché non si ripetano atti di barbarie e tragedie come quelli che abbiamo visto recentemente“. Moratinos ha proseguito parlando del modo in cui far prevalere in maniera concreta le ragioni di una convivenza pacifica: “Il dialogo non è abbastanza. Per questo il governo spagnolo ha proposto “L’Alleanza delle Civiltà”, perché il dialogo a volte rischia di essere un “dialogo tra sordi”: parlarsi, ascoltarsi, condividere un tavolo è una condizione fondamentale ma non è l’unica. Il dialogo infatti è una condizione necessaria, ma non è sufficiente. Dopo il dialogo c’è bisogno del compromesso, di un’alleanza, affinché insieme si possa sradicare la violenza, il fanatismo e il terrorismo“.
La Sessione plenaria dell’11 giugno
Ad aprire l’ultima sessione plenaria del V Congresso è stato il Re di Giordania, Abdullah II. L’intervento si è incentrato soprattutto sulla lotta all’estremismo e sulle iniziative che possono essere avviate per limitarne la pericolosità. Abdullah II ha sottolineato come la necessità del dialogo sia urgente, in quanto “stiamo affrontando un attacco brutale dai fuorilegge della religione, i khawarij, che manipolano la nostra religione per provare a giustificare i loro crimini”.
Riferendosi ai crimini commessi dai gruppi terroristi islamici, il Re ha affermato che “niente colpisce i musulmani più di questi atti”, ma al tempo stesso ha tenuto a ricordare che “questi gruppi rappresentano una piccola minoranza degli islamici, 1,5 miliardi di buoni uomini e buone donne”.
Abdullah II ha poi citato l’iniziativa da lui stesso fortemente voluta del “Messaggio di Amman”, un documento rilasciato nel 2004 e che invita alla tolleranza e all’unità nel mondo islamico.
Poi il re giordano ha sottolineato che per poter trasmettere i valori, bisogna metterli in azione. Pertanto, quando si affronta la minaccia terroristica la risposta non può che essere olistica, intervenendo su quelle situazioni che rafforzano il proliferare di questi gruppi, in particolare quelle segnate da difficili condizioni economiche e sociali. Per questo motivo, Abdullah II ha chiesto un impegno alla comunità internazionale affinché arrivi loro un chiaro messaggio: che le persone in difficoltà non saranno lasciate sole.
Infine, concludendo, si è rivolto ai capi religiosi presenti, dicendo: “Voi leader avete un ruolo critico nel mostrare la corretta via e portare il mondo lontano dai mali della violenza e della divisione”.
L’Alto Rappresentante dell’Alleanza delle Civiltà dell’ONU, Nassir Abdulaziz Al-Nasser, ha sottolineato come la Comunità internazionale continui a beneficiare dell’azione del Congresso e che il mondo ha ancora molto da imparare dal modello di armonia kazako. Il rappresentante ONU ha affermato che i leader religiosi possono rispondere alle sfide globali con la loro autorevolezza morale, etica e spirituale e, inoltre, possono raggiungere coloro che non vogliono più ascoltare i governi, specialmente i giovani.
Lamberto Zannier, Segretario Generale dell’OSCE, ha riconosciuto nel Congresso dei Leader una delle più importanti iniziative al mondo in ambito di dialogo inter-religioso, inoltre ha espresso il suo apprezzamento per l’azione positiva del Kazakhstan (è bene ricordare, infatti, che il Kazakhstan è stato il primo Paese post-sovietico ad assumere la presidenza dell’Organizzazione).
Esprimendo il proprio apprezzamento per i lavori del Congresso, Zannier ha sottolineato come la promozione della stabilità e del dialogo faccia parte dell’agenda dell’OSCE e ha ricordato l’impegno profuso dalla sua organizzazione per il dialogo inter-religioso, il rispetto reciproco e il diritto di libertà religiosa. In particolare, Zannier ha voluto elencare tre aspetti che faranno parte dei lavori del prossimo incontro dell’OSCE a Vienna, previsto per il prossimo luglio:
• Il ruolo positivo dei leader religiosi per la società e specialmente per i giovani, soprattutto per la prevenzione della marginalizzazione e della diffusione del radicalismo;
• Il radicalismo come frutto di una distorta impostazione religiosa, per cui bisogna lavorare per assicurare il corretto insegnamento religioso partendo dalle scuole;
• Il ruolo dei media e dei social media in particolare: sono mezzi forti nelle mani dei violenti, ma allo stesso tempo possono essere utilizzati per promuovere la pace.
Nel prosieguo della sessione, si è arrivati alla lettura della Dichiarazione finale del Congresso, letta dal Cardinale Tauran.
A chiudere il Congresso, è stato il Presidente kazako Nursultan Nazarbaev, che ha ringraziato tutti i partecipanti per essere giunti ad Astana a sostenere i principi e i lavori del Congresso delle Religioni. Il Presidente ha poi espresso soddisfazione per il fatto che nel il documento finale ha raggiunto quasi tutti gli obiettivi fissati, realizzando un ulteriore passo in avanti compiuto dal Congresso per favorire l’incontro e il dialogo tra le religioni e la cooperazione tra gli Stati per sicurezza e stabilità. Rivolgendosi al re giordano, Nazarbaev ha affermato di apprezzare l’importanza del “Messaggio di Amman”: “È un importante contributo per la pace, le culture e le civiltà”. Inoltre, ha aggiunto che quanto sviluppato dal Messaggio e dal Congresso può servire da piattaforma per lo sviluppo di un dialogo costruttivo tra civiltà e religioni.
Per Nazarbaev, infatti, il V Congresso ha rappresentato un altro step per la pace, la giustizia e l’armonia globale. Il Presidente kazako ha poi sostenuto che il Congresso deve continuare nella sua azione di partenariato con le altre strutture per il dialogo inter-confessionale presenti nel mondo. Tra le proposte avanzate dal Presidente, anche quella di fare il Palazzo della Pace e della Riconciliazione – sede del Congresso – un luogo di preghiera per tutte le fedi, con la realizzazione di spazi autonomi, ma riuniti sotto lo stesso tetto, per i credenti di tutte le fedi principali. Oltre a questo, la “Piramide” dovrebbe ospitare in futuro anche un “Museo del Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali”, allo scopo di raccogliere tutte le testimonianze riguardanti le edizioni svolte. Sempre in un’ottica di soft policy, Nazarbaev ha chiesto al Segretariato del Congresso di occuparsi dell’istituzione di un “premio per il dialogo”, da assegnare agli individui che più si sono distinti nel promuovere la collaborazione tra popoli.
La conferenza stampa finale
Dopo la chiusura dei lavori, il Congresso ha avuto un’appendice con la conferenza stampa organizzata presso il Centro della Comunicazione di Stato, dove alcuni leader hanno rilasciato le loro impressioni sulla due giorni di Astana e hanno risposto alle domande dei giornalisti.
Aprendo la serie di brevi interventi, il Cardinale Tauran ha affermato di essere rimasto positivamente colpito dal grado di armonia etnica raggiunta dal Kazakhstan, sostenendo che si tratta di un aspetto di non poco conto che, a proposito del Congresso, permette di affermare che la ricchezza non è una minaccia, bensì una ricchezza. Parlando del valore del dialogo di civiltà, il Cardinale ha sottolineato che per essere disposti al dialogo bisogna avere una forte identità dentro di sé altrimenti, quando l’identità è debole, il dialogo può essere visto anche come una minaccia. Secondo Abdullah bin Abdul Mushin, Presidente della Lega Mondiale Musulmana si è trattato di una bellissima occasione per discutere, anche perché, ha sottolineato, “siamo stati d’accordo nel ritenere che abbiamo il diritto ad essere differenti, ma che abbiamo molto in comune”.
Rispondendo alle domande dei giornalisti presenti in sala, Tauran ha evidenziato che tra le novità apportate dal V Congresso ci sono una maggiore attenzione rivolta alle nuove generazioni e, inoltre, un forte interessamento in merito all’educazione, partendo dalla famiglia per arrivare all’istruzione. Riflessione da non sottovalutare espressa dal Cardinale Tauran è stata quella relativa all’utilità del Congresso non solo per le delegazioni religiose, ma anche per i politici: partecipando al summit di Astana, hanno potuto rendersi conto della grande ricchezza morale e spirituale che può derivare dal confronto onesto tra religioni e culture differenti. Infine, sia il Segretario Generale della Lega Mondiale Musulmana sia il Cardinale hanno concordato nel ritenere che la religione non è assolutamente la causa dei conflitti, ma parte della loro soluzione, in quanto le cause vanno cercate in motivazioni di carattere politico, economico e sociale.
Si è così concluso il V Congresso delle Religioni Mondiali e Tradizionali, evento che ancora una volta ha permesso alle delegazioni di diverse nazioni e confessioni religiose di riunirsi, confrontarsi e trovare proposte condivise per fermare l’avanzata dell’estremismo e del terrorismo, al fine di costruire un mondo più tollerante e sicuro.
Dei lavori del Congresso se ne parlerà ampiamente nel convegno organizzato dall’IsAG “Contro terrorismo ed estremismo. Risultati e prospettive del Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali in Kazakhstan” che si terrà a Roma il 16 giugno presso la Camera dei Deputati, Sala del Refettorio.