“Meno male che c’è Carla Bruni. Siamo fatti così – Sarkonò Sarkosì . Che bella Carla Bruni, se si parla di te il problema non c’è”. In questo lunedì post elettorale ci sta proprio bene lo spirito graffiante di Simone Cristicchi. Bisognerebbe tradurre la canzone in francese e inviarla ai nostri cugini d’oltralpe, che alle urne sono stati chiari: un vaffa deciso alla presidenza edonista di Nicole Sarkozy.
Finisce un’era? Non direi. La partitela di ping pong è tutta lì, tra la “Gauche” e la “Droite”, senza troppi sensi di colpa, correndo ai ripari dagli estremismi baldanzosi di le Pen.
Il socialismo gonfiabile di Madame Ségolène Royal ha fatto acqua da tutte le parti, già durante la campagne elettorale del 2007. Cosa porta François Hollande all’Eliseo? Sembra più una ventata di protesta che una reale voglia di “Gauche”. E’ inutile girarci intorno: in Francia il socialismo girava bene quando a muoverlo c’erano gli ingranaggi machiavellici. E in questo François Mitterand ne fu maestro, perché il suo charme istituzionale lo tutelò ai tempi andati dalla diarrea che seppellì il craxismo italiano.
Mettendo Parigi in disparte che è una città-stato all’interno della Francia, cosa si aspettano i francesi dal nuovo Presidente? A dispetto di chi è convinto che il suo programma conciso lo abbia portato alla conquista dell’Eliseo, vogliamo ripetere che François – Hollande naturalmente e non Mitterand – non è mica un rivoluzionario. I suo primi passi li ha mossi nel grembo dell’élite d’oltralpe, che tutto ha fatto fuorché la rivoluzione.
Se i socialisti faranno un buco dell’acqua, staremo a vedere. Hollande fonde un ruffiano populismo con spasimi global.
Ci consola una certezza. Il Re Sole, pardon Nicole Sarkozy, è stato mandato al rogo. Quale sarà la fine di Carla Bruni? Chiedetelo a Simone Cristicchi di aggiornare la sua canzone, perché noi intanto vogliamo ricantarla: “Meno male che c’è Carla Bruni. Siamo fatti così – Sarkonò Sarkosì . Che bella Carla Bruni, se si parla di te il problema non c’è”. Sarkonò, punto.