Chi ha letto la storia del Vajont o visto il film realizzato sulla tragedia, sa bene di quela giornalista che si è spesso recata a Longarone e dopo avere fatto una serie indagine ha denunciato la pericolosità di quella diga mettendo in guardia gli abitanti. Che avesse ragione ormai non c'è bisogno di spiegarlo.
Ma dopo 50 anni emerge una insospettabile verità, il disastro sarebbe stato conseguenza di un piano malriuscito che aveva lo scopo di fare andar giù un po' di materiale che minacciava la stabilità dell'opera. Un notaio che aveva saputo di questo presunto piano (dico presunto perché al momento non ci sono altre prove oltre alla testimonianza della figlia) aveva allertato la famiglia e quando in seguito vide che le onde di 30 metri previste si erano trasformate in onde di 300 metri distruggendo Longarone provò a denunciare l'accaduto, ottenendo in cambio esclusione sociale e minacce. Questo è quanto riferito adesso a 50 anni di distanza, a quasi 10 anni dalla scomparsa di quel notaio.Dal sito leggo.it riporto la parte più importante di tale testimonianza.
La sera del disastro programmato - prosegue - mio padre ci fece stare pronti. Eravamo vestiti di tutto punto, pronti a scappare». E l’onda scese. Con soli 39 minuti di ritardo rispetto all’ora indicata dai dirigenti Sade: erano infatti le 22.39.
La prevalenza della popolazione era chiusa in casa a guardare la partita e questo, secondo la Sade, sarebbe stata una garanzia di tranquillità per eseguire la manovra di far scendere quella maledetta frana che pesava come un macigno sul valore dell’opera, destinata ad essere venduta all’Enel. I modelli di studio effettuati a Nove indicavano infatti che l’onda sarebbe stata alta una trentina di metri. Che mai avrebbe potuto fare uno spruzzo simile?
Per un approfondimento sulla storia della diga vedi anche questi due lunghi video con Marco Paolini
http://www.youtube.com/watch?v=aMgPy47PpCs
http://www.youtube.com/watch?v=W1NkXkWXQ4s