Secondo il quotidiano britannico Guardian, infatti, il Duce avrebbe ricompensato il Vaticano per il sostegno e il riconoscimento ufficiale del regime con un enorme patrimonio, che sarebbe stato investito a Londra in due immobili di pregio, di proprietà della Grolux Investments, controllata da una società svizzera, la Profima, la quale a sua volta, avrebbero rivelato dei documenti risalenti alla seconda guerra mondiale ritrovati negli Archivi nazionali di Kew, riconducibili appunto al Vaticano. E il nome spuntato assieme alla Profima è quello di Bernardino Nogara (1870-1958), il banchiere che amministrò per conto della Santa Sede il risarcimento ottenuto dal regime fascista con i Patti Lateranensi, tramite l’Amministrazione speciale per le Opere di Religione, che fu poi sostituita dall’Apsa.
Denaro, potere, fascismo e Vaticano, gli ingredienti giusti per aizzare la fame anticlericale ci sono tutti e infatti la vicenda è finita su molti quotidiani di chiara ispirazione anti-cattolica, come il Fatto Quotidiano, e altre testate giornalistiche.
Peccato che il grande scoop sarebbe solo l’ennesima dimostrazione di quanto i giornalisti di oggi siano incapaci di fare il loro lavoro. Come ha risposto il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Lombadi, «sono cose note da 80 anni, con il Trattato del Laterano, e chi voleva una divulgazione del tema a livello popolare si poteva leggere Finanze vaticane di Benny Lai». Aggiungendo, come riportato da Avvenire: «Che l’Apsa, cioè la Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica, abbia una sezione straordinaria è scritto anche sull’elenco telefonico del Vaticano». Nel 2005, inoltre, lo storico inglese John Pollard aveva già descritto nel dettaglio come sono nate la Grolux Investments e la svizzera Grolux Investments, facenti capo al Vaticano, nel libro Money and the Rise of the Modern Papacy: Financing the Vatican, 1850-1950 (Cambridge University Press 2005). Pollard ha correttamente spiegato che la creazione della Grolux, nel 1933, si inquadrava in una strategia per diversificare gli investimenti della Santa Sede nei difficili anni a ridosso della Grande Depressione, puntando sull’oro e sul mattone. Sulla figura di Nogara, invece, come ha ricordato sempre padre Lombardi, si è soffermato anche il decano dei vaticanisti Benny Lai in Finanze Vaticane (Rubbettino editore), spiegando il suo collegamento tra gli ambienti cattolici e quelli della finanza laica.
Se finora dunque si è parlato di falso scoop, tocca a Carlo Cardia, docente di Diritto canonico e Diritto delle istituzioni religiose all’Università degli Studi di Roma Tre, smontare la bufala del denaro di Mussolini in cambio del riconoscimento del fascismo da parte della Chiesa: «Non siamo di fronte a nessun regalo di Mussolini. Quello che fu dato alla Santa Sede con la convenzione finanziaria del 1929 era il parziale risarcimento delle somme che alla Santa Sede spettavano in virtù della legge delle Guarentigie del 1871, somme che però la Chiesa non aveva mai preso perché non accettava la legge. Nel 1929 la convenzione finanziaria considerò i danni subiti dalla Sede apostolica e le diede una somma molto inferiore rispetto a quella che le sarebbe spettato». Ci si riferisce alla ricompensa per le proprietà che la Chiesa perse quando gli stati papali vennero invasi e occupati nel 1860. Sottolinea poi Cardia: «Teniamo presente che tutte le grandi organizzazioni confessionali, a partire dalla Chiesa d’Inghilterra, hanno dei patrimoni di scopo, ossia finalizzati alle esigenze missionarie o alla tenuta della struttura ecclesiastica e di questo patrimonio, per evitarne il depauperamento, una parte è destinata all’investimento».
Riguardo alla trattativa che portò ai Patti Lateranensi, anche Danilo Veneruso, emerito di storia contemporanea all’Università di Genova, ricorda che «non fu fatta per valorizzare il regime di Mussolini. Pio XI aveva la ferma intenzione di promuovere e stipulare patti o concordati con Stati di tutto il mondo. Quando il 6 febbraio 1922 Achille Ratti salì sul soglio pontificio, benedisse la folla assiepata nella piazza San Pietro, lasciando cadere la consuetudine di benedirla dentro la Basilica di San Pietro per protesta per la conquista dello Stato pontificio. Subito dopo pregò l’arcivescovo di Genova di assistere alla conferenza internazionale per la Pace nella sua città, pregandolo di stare alla calcagna del sovietico Cicerin per tentare un concordato anche in Urss. Il Papa aveva pensato a vari modelli, a seconda del numero di cattolici e delle politiche presenti nei vari Stati. Il regime politico e sociale non contava».
Dunque nessuno tesoro segreto e nessun riconoscimento del fascismo. Ma la bufala ormai è diffusa a livello internazionale (nonostante il contro-articolo del Telegraph) e nella mente dei sedicenti liberi pensatori si è sedimentato il convincimento che la Chiesa possegga enormi patrimoni segreti e abbia valorizzato ufficialmente il fascismo. La menzogna è l’arma principale di chi combatte la verità.