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Il verdetto tormentato di Mirafiori

Da Brunougolini
Un verdetto tormentato a Mirafiori. E’ chiaro che anche se vincessero i Si, accompagnati da una forte presenza dei No, oppure si affermasse un risultato capovolto, la situazione rimarrebbe difficile per la fabbrica dell’auto. E’ in gioco un’intesa separata che cambierà la  vita operaia ed è in gioco la possibilità o meno che la fabbrica venga inghiottita dalle leggi della globalizzazione.  C’è però da dire che, comunque vadano le cose, con il verdetto finale verrà spiccata una cambiale destinata ai Marchionne, ai Sacconi, ai Marcegaglia. Costoro dovranno essere chiamati comunque a non fuggire da Torino. E si dovrà capire che in questo voto, accanto alla paura, al ricatto, ha pesato la speranza che gli aspetti più deprecati dell’accordo possano essere modificati.
I cinquemila della “Carrozzeria” sono stati caricati di una responsabilità enorme. Come se un nuovo trionfo nelle vendite di auto dipendesse soprattutto dalle loro pause, dai loro ritmi, dai loro salari. Il rischio, anche per Marchionne, è quello di trovarsi ora di fronte una platea operaia solcata dalle divisioni. Sarebbe necessario ricostruire un clima diverso, anche ascoltando le proposte della Cgil e della Fiom. Evitando che tutto finisca in tribunale. Sarà possibile correggere quei punti che richiamano diritti indisponibili? E come finirà la promessa della Fiat di rientrare in Confindustria e aderire a un contratto nazionale? 
Quei cinquemila votanti nei prossimi giorni inizieranno un lungo anno di nuova cassa integrazione, con una busta paga ridotta e il pensiero di un futuro  poco alettante.  I sindacati dovranno stare con loro per conservare un ruolo e non trasformarsi in notai di un volere altrui.  E impedire che il metodo dell’ultimatum dilaghi e si trasformi in una specie di guerra santa.

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