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Il viaggio a Tokyo (dei «Cahiers du cinéma») (「カイエ・デュ・シネマ」と現在の日本映画)

Creato il 15 febbraio 2012 da Makoto @makotoster
Traduciamo, con alcune brevitagli, un interessante articolo di Jean-Philippe Tessé sul cinema giapponesecontemporaneo, apparso sul numero 675, febbraio 2012, dei Cahiers du Cinéma.
Il viaggio a Tokyo (dei «Cahiers du cinéma») (「カイエ・デュ・シネマ」と現在の日本映画)Indovinate chi ha vinto il Gran premio dell’ultimo Festival di Tokyo,attribuito da una giuria presieduta da Edward Pressman? Quasi amici [Olivier Nakache, Eric Toledano, Francia2011, il film uscirà in Italia il 24 febbraio, ndt]. Curioso festival, che trovail modo, nel giro di due anni, di premiare un bel film bulgaro, oscuro e arduo(Eastern Plays di Kamen Kalev, 2009),poi una demagogica commedia francese. Oltre alla competizione, il festival hamostrato un pugno di film giapponesi fra i quali A Song I Remember di Sugita Kiyoshi, regista che abbiamoritrovato qualche giorno più tardi sul set del film di Abbas Kiarostami.Discutendo con i giovani cineasti si capisce che il festival non rappresentaper loro un luogo privilegiato. Essi vi si recano per vedere delle opere d’autoresenza sbocchi nelle sale (infatuazione per Hors Satan di Bruno Dumont), ma è chiaro che manca loro una manifestazione dovemostrare l’insieme dei loro film, realizzati al limite dell’autoproduzione. Percontro, un luogo ce l’hanno: la sala Eurospace, nel pieno del quartiere dei love hotels di Shibuya, che ha programmato quest’autunno Saudade di Tomita Katusya, film di cui abbiamoparlato nel mese di maggio e che, in seguito a questo articolo, ha conosciutouna bella carriera nei festival internazionali (competizione a Locarno, Granpremio al festival dei Tre Continenti di Nantes). A sentire i diversi cineastiincontrati a Tokyo, si è capito quanto Saudade sia il film giapponese dell’anno e quanto questo film abbia avuto uneffetto tonificante.
Dieci anni di crisi
Il viaggio a Tokyo (dei «Cahiers du cinéma») (「カイエ・デュ・シネマ」と現在の日本映画)Tuttavia il cinema giapponese è in crisi. I cineasti hanno tuttidifficoltà ad accedere alle sale (per la gran parte di proprietà dei grandistudi, che vi programmano film hollywoodiani e le loro proprie produzioni) e atrovare dei finanziamenti. Così Iguchi Nami, di cui abbiamo amato molto ilsecondo film, Sex Is No Laughing(2008), ci racconta delle sue difficoltà nella preparazione del prossimo, sulquale lavora già da più anni e su cui si sono consumate già due case diproduzione. Iguchi sta adesso trattando con un noto attore, la cuipartecipazione permetterebbe di far quadrare i conti. In Giappone le agenzie diattori hanno un peso enorme poiché esse partecipano al finanziamento del film.E così senza attori, niente budget. Non sembrano che esserci due vie: il cinema“commerciale”, distribuito dai grandi circuiti, e il cinema “indipendente”,sinonimo quasi di autoproduzione. Fra le due possibilità non è facile esistere.Il viaggio a Tokyo (dei «Cahiers du cinéma») (「カイエ・デュ・シネマ」と現在の日本映画)Quando si è domandato a Horikoshi Kenzo, direttore di Eurospace, a unavolta società di produzione e di distribuzione, scuola di cinema e salapubblica, come va il cinema giapponese, questi ha dato questa sconcertanterisposta: «In Giappone ci sono 400 film prodotti ogni anno, la metà dei qualidiretta da giovani cineasti. Tutti perdono dei soldi, ma questa situazionecontinua e non so come. Non sono le case di produzione a finanziare i film condei fondi propri. A farlo sono delle compagnie private, che amano il cinema esperano di riuscire attraverso il cinema. Oggi non si potrebbe più produrre unfilm come Eureka (Aoyama Shinji,2000). Il problema è che il mercato dell’home video è quasi del tuttoscomparso. Ed era il più grande del mondo. La gente non va più al cinema, névede più film in video. In passato le compagnie di video finanziavano i film.Oggi la loro partecipazione è ormai simbolica. Le catene televisive noncomprano più i film indipendenti se non per un prezzo irrisorio. I filmdi Aoyama, per esempio, erano pagati dall’equivalente giapponese di Canal+, maadesso la televisione ha smesso di aiutare il cinema”. Del resto, anche icineasti delle generazioni precedenti non sono in una situazione migliore deiloro cadetti: Kurosawa Kiyoshi, a cui ci si è rivolti, ci ha confidato le suedifficoltà, sottomesso ai desiderata degli agenti, degli attori, deifinanziatori. Kurosawa ha appena terminato per la televisione un film di cinqueore, Shokuzai, che si potrà vederenella retrospettiva con gli consacrerà la Cinématheque di Parigi a marzo.
Due omaggi
Il viaggio a Tokyo (dei «Cahiers du cinéma») (「カイエ・デュ・シネマ」と現在の日本映画)Quando si chiede ai giovani cineasti quali registi contemporanei liabbiano più influenzati, Aoyama e Kurosawa vengono prima degli altri, insieme aun altro regista molto meno conosciuto in Francia: Somai Shinji. Il decimoanniversario della sua morte e stato celebrato dalla pubblicazione di due librie da una retrospettiva dell’altro festival di Tokyo, il Filmex, nel mese dinovembre. Venuto dalla Nikkatsu, la sua carriera si sviluppa lungo vent’anni,dal 1980 al 2000, e per tredici film. Uno solo di questi è uscito in Francia, TyphoonClub (1984), un altro è stato presentatoa Un Certain régard, Moving (1993),prima che un omaggio gli fosse reso dai Cahiers al festival d’autunno del 1997.Se Somai ha operato in diversi generi, dal melodramma (The Catch, 1983, che contiene dei veri e propri pezzidi bravura) al roman porno (Love Hotel,1985), ci; che accomuna i suoi film è sia l’attenzione portata al tema dellagiovinezza (Typhoon Club, SailorSuit and the Machine Gun, 1981), sia unostile di messinscena basato su imponenti piani sequenza che ricordano, delresto, quelli del suo assistente Kurosawa. Il suo realismo sociale, spiega,forse, perché egli conti tanto per la nuova generazione, avida di mostrare lefacce abitualmente nascoste della società giapponese […].
Il viaggio a Tokyo (dei «Cahiers du cinéma») (「カイエ・デュ・シネマ」と現在の日本映画)Il viaggio a Tokyo (dei «Cahiers du cinéma») (「カイエ・デュ・シネマ」と現在の日本映画)Al National Film Center (la cineteca giapponese) incontriamo di nuovoIguchi Nami, in visita  alla mostradedicata a Kagawa Kyoko, che fu interprete dei film di Mizoguchi, Ozu, Kurosawae Naruse. Nell’ambito di questa esposizione, che accompagnava l’omaggio resole dalfestival di Tokyo, c’era una foto che ritraeva Kagawa Kyoko insieme allaradiosa Hara Setsuko, musa dei film di Ozu, ritiratasi dalle scene nell’annodella sua morte (1963). Se Kagawa Kyoko è ancora oggi attiva, Hara Setsuko vivereclusa da più di cinquant’anni, alla maniera di una Dietrich giapponese. Ma ilsuo mito è ancora vivo: i paparazzi sembrano ancora essere alla ricerca di unasua qualche nuova immagine, mentre le voci su di lei continuano a rincorrersi.Prova che se i giapponesi non vedono molto i film della nuova generazione, nonhanno dimenticato coloro che hanno fatto nascere l’arte del film.[traduzione di Dario Tomasi]

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