Magazine Cucina
Cosa significa fare ed essere un agricoltore agli albori del Terzo millennio? Cos’è un ambiente? Quali sono le relazioni tra un coltivatore e un sistema vivente quale la vigna? Quale vino produrre? Con quali tecnologie e per ottenere quale gusto?
Corrado Dottori è un vignaiolo che produce Verdicchio sulle colline marchigiane. È approdato alla vigna dopo essersi licenziato da un posto garantito in una grande banca internazionale. E oggi fa il contadino. Oltre che vignaiolo ed ex esperto di economia, Dottori è anche scrittore. De “Non è il vino dell’enologo” ed. Habitus 2012.
Un viaggio dentro il mondo della vigna e dentro la vita di chi se ne prende cura. Che passa per la cantina e gli scaffali di vendita. Per la critica del gusto e la storia della produzione viti-vinicola nel Novecento. Per l’enologia e Luigi Veronelli. Per le grandi fiere del vino e i terroir. Una riflessione lungo i sentieri che partono dalla «natura» e sfociano in un prodotto di «artificio» quale una bottiglia di vino.
Per leggerlo, non serve essere esperti, conoscitori, bevitori o sommelier. Basta essere attenti a ciò che è conforme alle esigenze della natura e voler trasferire questo principio anche in ciò che si mette nel piatto e nel bicchiere.
Basta voler ascoltare la natura. “È la vigna a rispondere. Col suo aspetto, le sue forme, la sua vegetazione. I tralci si distendono meglio, le foglie ingialliscono dopo, il vigneto appare come un elemento vivente che è solo parte di un ambiente naturale fatto di erbe e insetti e animali”.
Corrado gestisce “La Distesa”, comunità rurale nell'entroterra marchigiano che si estende su due poderi nel comune di Cupramontana, in provincia di Ancona. L'attività prevalente è la coltivazione della vite per la produzione di vini di alta qualità, ma l'azienda agricola consiste anche di olivi, orto, foraggio, bosco. Lavora nei vigneti cercando di lasciare esprimere al massimo la biodiversità, seminando tra i filari favino, veccia, pisello, erba medica e lasciando prosperare le essenze spontanee. Non concima, tratta solo con zolfo e piccole dosi di rame e con preparato biodinamico 500 (cornoletame). Il Verdicchio che ricava è figlio delle basse rese per ceppo, dell’accurata selezione delle uve in fase di vendemmia, eseguita manualmente, delle fermentazioni spontanee con lieviti indigeni, dei bassi livelli di solforosa, degli attenti affinamenti. Per chi vuole si può vivere questa filosofia soggiornando qualche giorno nell’agriturismo annesso. Comunque un vino da provare e un libro da leggere. inserito da Elena Bianco
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