La mia collezione di francobolli, una parte ( Photo by me)
Il termine Vintage, nella mia bocca, non vuole avere a che fare con la moda: per quello che posso capirne io, potrei dire solo delle gran castronerie. Sono la classica persona che, se dovesse andare in giro per mercatini la domenica mattina, riuscirebbe a scovare l’unica cianfrusaglia da uovo di Pasqua, scambiandola per una perla rara. Non saprei riconoscere un vero Chanel da uno falso. Insomma, per queste cose non ho occhio. La mia idea di Vintage, in questo caso, è più generica, quasi astratta. Ogni tanto mi piace andare a ripescare la mia vecchia collezione di francobolli, che risale ormai a tempi immemorabili. Quella nella foto è solo una minima parte, e spesso devo trovare contenitori molto più capienti (e grazie ad un utilissimo regalo di compleanno delle mie colleghe, ora ho risolto anche questo problema). La bellezza di questa collezione, però, non sta solo nel riguardarli, confrontarli o sistemarli per tipo o nazionalità. E’ tutto ciò che sta attorno che rende il tutto diverso, direi quasi magico. Mi fa ripensare alle vecchie lettere, alle cartoline che sempre meno, ormai, vengono inviate dalle località di villeggiatura. Tutto è sterile, con una tastiera componi velocemente il tuo messaggio impersonale, con un tasto lo invii e sei a posto. Con una lettera, invece, c’è tutta una preparazione dietro: lo scegliere la carta da lettera adeguata ai gusti propri e, anche, dell’altra persona, la scelta della penna (nel mio caso, la solita Pilot a punta fine, esclusivamente), l’impegnarsi per rendere la calligrafia piacevole alla vista e comprensibile alla lettura. Poi c’è il fatto di chiudere la busta, mettere, appunto, il bollo, e andare a spedirla, sperando di ricevere alacremente una risposta. Son piccoli gesti ormai perduti, ma molto significativi. Nonostante la comodità di una tastiera, non potrei mai rinunciare alla mia agendina ad anelli, nella quale appuntare gli impegni della giornata: non potrei mai usare quella di Outlook per ricordarmi che devo andare a ritirare il vestito in tintoria il tal giorno. Mi piace dedicare qualche momento della mia giornata a questo tipo di attività. Tantomeno non potrei mai fare a meno del mio quadernetto rosa di Hello Kitty sul quale scrivere, per davvero, ciò che mi passa per la mente e che a volte è così privato da non voler essere condiviso con nessuno. Un momento esclusivo in cui esisto solo io e la mia scrittura, la mia calligrafia leggera, allungata verso l’alto, che cerco di perfezionare ma che talvolta, presa dal raptus, è incomprensibile anche a me (perché quando l’ispirazione arriva, arriva…). Ci sono le cancellature con la rigaccia sopra, gli scarabocchi: tutti quegli elementi che rendono così autentici questi appunti. Cose che, con una tastiera non potrai mai rendere. L’errore di battitura lo cancelli in un attimo, ma non risulterà mai così vissuto. Ecco, questa è la mia idea di vintage. Oppure ci sono le vecchie lettere, alcune ingiallite e logorate, come i vecchi scontrini di un bar sbiaditi dal tempo, ma che ricordano la giornata in giro col primo fidanzatino. E’ incomparabile il gesto di tirarle fuori da un cassetto e guardarle, sfogliarle piano nel timore di sgualcirle ancora di più, risentire quasi quei vecchi odori. Nella fatalità che possano andar perse, il pc aiuta: salvarle o scannerizzarle le rende immutabili nel tempo, ma farebbe perdere un piacere così intenso.