Magazine Diario personale

Il virus della responsabilità e la sindrome di quelli fuori.

Creato il 19 luglio 2013 da Cristiana

E’ facile parlare da fuori, dicono. Anche con una certa spocchia che comunque elenca tutte le cose formali e sostanziali che noi cittadini non riusciamo a vedere delle cose che accadono a Palazzo, come quando si è fermata la Camera per una riflessione di parte su un imminente processo che vede imputato il capo di quella parte, nonché il socio di questo governo. “E’ una cosa normale di galanteria istituzionale!”

“C’è la crisi.” Dicono per dirti che sei irresponsabile a volere andare a votare subito (io lo dico dal momento della nomina del governo Letta e quindi mi vanto di non avere avuto nemmeno un istante di connivenza, ma si sa, da fuori è tutto semplice).

Non capisci. Dicono spiegandoti che quel cavallo bianco, non è esattamente bianco, ha delle sfumature di bianco, delle strisce bianche, dei punti bianchi, del bianco che si vede inclinando la testa a destra. Insomma è bianco, ma non è così semplicemente bianco come dici tu.

“Governare non è facile, non è come condurre un’azienda.” Ti dicono, quando non capisci perché certe cose possiedono una lentezza mostruosa e tu pensi che sei diventata vecchia a furia di vederle apparire.

La verità è che questa “responsabilità” a cui tutti si appellano, questa “solidarietà” tra compagni di partito che se dissenti sei un traditore, o uno “che fa il frocio con il culo degli altri” (è un virgolettato, pare che qualcuno lo abbia detto sul serio) sta infettando anche i migliori, quelli che quando li senti alle feste dell’Unità dicono delle cose bellissime, quelli che per noi appassionati e innamorati del PD che non esiste sono sempre stati il PD che avremmo voluto. Ecco la cosa più dolorosa – un minuto dopo lo stato drammatico del Paese per cui questo Governo non farà nulla seppur dopo tante buone intenzioni che si infrangono nella semplice e banale diversità di vedute sui fondamentali – è vedere i migliori risucchiati nella dinamica di gruppo. Una dinamica di gruppo  (o di branco) che fa a pugni con la dinamica dell’elettorato e di quella del Paese. Insomma non ho capito questa classe dirigente del PD chi di noi sta rappresentando.

Non me.

Ecco, forse sarebbe opportuno creare le condizioni affinché anche stando dentro si continui ad essere ancora un po’ come quando si era fuori. Più lucidi, più vincolati al Paese reale.

Ah a proposito, questa notizia dice che c’è stata istigazione alla prostituzione. Quindi c’è stato anche il cliente finale. Quel cliente finale con cui siamo in società ad occupare poltrone senza che questo serva minimamente alle nostre vite, ecco ve lo dico senza peli sulla lingua. Io per lo meno non me ne sono accorta, ma certamente io, da qui fuori, non vedo abbastanza bene ed è sicuramente così e mi scuso per la mia analisi semplicistica di povera cittadina che non vede cosa state facendo a Palazzo. Poi se avete voglia ce lo spiegate. E se non capiamo sarà comunque, e certamente, colpa nostra e della nostra ingenuità.


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