Il vuoto formativo: dalla famiglia al mondo del lavoro

Creato il 18 ottobre 2012 da Propostalavoro @propostalavoro

Se per famiglia si intende: microsistema sociale preposto innanzitutto alla prolificazione, cura, educazione e formazione della prole, allora dobbiamo prendere atto che nell’attuale famiglia si è realizzato un preoccupante vuoto del quale poche persone sembrano averne consapevolezza. L’assenza riguarda l’educazione e la formazione

dei figli, poiché in essa abita e si promuove la prima forma di coscienza sociale. I figli di questa epoca, grandi consumatori,  passano dalla culla alla vita di branco baipassando, quasi totalmente la vita familiare. La maggior parte dei nostri ragazzi passano a casa solo per fare i rifornimenti e tutto il tempo libero tende ad essere trascorso con gli amici. In famiglia occupano una stanza caotica stracolma di cose futili e indumenti ammassati a mo’ di mercatino di “robivecchi” nella quale è vietato l’ingresso agli estranei. I giovani non sono interessati agli incontri di famiglia, al quotidiano famigliare, alla condivisione di alcunché riguardo alla casa, non sono interessati ai rituali delle feste comandate, a parte i regali esatti come una tassa.. Precocemente vantano il diritto di fare vacanze da soli, non comprano il latte alla mamma, non buttano la spazzatura, non passano dal fornaio e molto spesso non sanno nemmeno di quanti vani è composta la loro abitazione. I lavoretti in casa? Roba da operai! La collaborazione? Hanno troppo da fare! La famiglia, quasi un’entità ingombrante da spodestare sotto ogni aspetto e tener fuori dalla propria vita: sono dei “rompi”e basta! Una modesta percentuale concede la grazia di andare bene a scuola e per questo privilegio le loro spettanze aumentano. Risulta latente, nella maggior parte di essi, il sentimento di appartenenza, il senso di responsabilità, il senso del dovere, la riconoscenza, lo spirito di collaborazione, lo spirito di sacrificio e qualsiasi forma di empatia. Se essi stridono con il gruppo sociale naturale  affettivamente più significativo, come si può pensare che possano poi inserirsi positivamente nel sistema sociale, nel mondo del lavoro e divenire a loro volta motori e modelli. Ma che fine hanno fatto i genitori? Quelli che hanno il privilegio, il diritto/dovere di educare alla vita? Quelli che hanno la responsabilità? Perché si sono impantanati, accontentandosi di raccogliere solo le briciole? Il mondo del lavoro, e quindi il sistema sociale in generale, sta già accusando i danni ed il malessere che scaturisce da questo vuoto; i “bamboccioni” e le “bimbe minghia” risultano una percentuale giovanile consistente e il mondo dellavoro è in rosso, non trova braccia giovani disposte a lavorare, posti disponibili che vengono rifiutati e ,probabilmente, chi li rifiuta sono gli stessi che non hanno mai buttato la spazzatura o passati dal fornaio per prendere il pane per casa. Questo è un problema sociale che denuncia la lacerazione in atto delle maglie più delicate del sistema  sul quale ogni persona, ogni ente ed ogni autorità è chiamata a riflettere ed attivarsi.


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