Ieri sono tornata a casa un po' più tardi, per recuperare le ore perse nella famosa settimana in cui Ettore non poteva fermarsi nel pomeriggio (perché? chi lo sa!).
Luca doveva andare a una riunione della scuola, quindi ho chiesto a mia madre di stare lei con i bambini per quella mezz'oretta di differenza (e gliel'ho chiesto sapendo che lo gradiva, dal momento che lo scorso weekend non ci siamo visti e il prossimo lei sarà via).
Sono tornata a casa e mi sono messa a cucinare a capofitto, dal momento che volevo fare sia le melanzane alla porcina sia il risotto coi funghi (si vede che siamo stati a Bobbio, eh?).
Mentre cucinavo, le ho chiesto un paio di pareri, cose su cui normalmente mi sarei consultata con Luca o che avrei deciso di azzardare per conto mio. Il tempo di rispondermi, ed è stata di nuovo fagocitata dai bambini.
Mi sono resa conto, come in un'illuminazione, che quello che mi dà fastidio in mia madre è l'opposto di quello che mi dà fastidio in mio suocero.
Mia madre dà sempre la priorità ai bambini: se sta parlando con me di qualcosa che non sia una questione di vita o di morte, si interrompe per dare retta a loro.
Mio suocero invece dà la priorità agli adulti: se si imbarca in un discorso con me o suo figlio, non dà retta ai bambini finché il discorso non è finito (ovvero, di solito, qualche ora dopo).
Ecco, a me farebbe piacere che ci fosse un equilibrio tra questi due estremi. Soprattutto, non sono assolutamente gelosa dei miei figli, anzi, ma mi farebbe piacere che mia madre non mi chiedesse solo di loro, che magari i momenti "solo per noi" fossero di più di 2-3 all'anno. Così come, nel tempo, mi ha fatto piacere che sia cresciuto l'interesse di mio suocero per quello che i miei figli avevano da dire.
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