Ieri fantasticavo sulla possibilità che invece di rimborsare l’Imu, Berlusconi si disponga a rendere agli elettori di Renzi i 2 euro, oppure, è più probabile, a reclamarli per sé, che le primarie innegabilmente le ha vinte lui e si vede.
Intanto però si dovrebbe promuovere una class action di chi ha votato in lontane primarie Ignazio Marino in virtù della sua sorprendente cifra di laicità, inusuale in un cattolico fervente, sponsorizzato perfino nella professione da altissimi prelati. Tanti c’erano cascati: siamo un popolo credulone soprattutto nei confronti di quello che ci piacerebbe, soprattutto nei confronti di quello che ci consola, soprattutto nei confronti di quello che ci fa paura e soprattutto nei confronti che ci pare un insperato incidente in una continuità di conformismo, perbenismo, ipocrisia.
Ma le smentite dopo le promesse della propaganda sono più veloci del lampo. Come un mantra le decisioni regressive si attribuiscono alla crisi, alle voragini dei conti dello Stato, alla miseria endemica che impone priorità alte rispetto a bisogni superflui. Se poi sostituiamo alla parola bisogno, il termine diritto allora è gioco facile sostenere che si tratta di richieste accessorie, eccedenti per non dire futili. Ma come non c’è il becco di un quattrino per il necessario e volete le leggi antiomofobe? Ma come non ci sono i soldi per fare lo screening antitumori e voi peccatrici volete l’aborto pubblico? Ma come non siamo in grado di integrare gli immigrati e e voi volte l’inclusione dei gay nel sacro vincolo matrimoniale?
Il fatto è che l’austerità non è solo una prassi, è una ideologia autoritaria e repressiva, è una religione punitiva e penitenziale. Così i suoi comandamenti si applicano anche quando i diritti sono gratis, per l’esigenza pedagogica di condannarci a essere un po’ meno persone e un po’ più merci.
Insomma l’unico diritto promosso e favorito è quello all’oblio, ma solo per gli eletti e i nominati, che sono autorizzati a dimenticare impegni e promesse. Così la conferenza dei capigruppo dell’Assemblea Capitolina ha deciso di rinviare la discussione d’aula sulla delibera che istituisce il registro delle unioni civili a data da destinarsi per dare spazio ad altre “priorità” e a favore del rinvio si è schierato anche il Partito Democratico, che si è allineato all’opposizione. Manco a dirlo il veto era venuto dall’ingombrante ospite di Roma, in barba all’esultanza per il papa vicino alla gente, ma non a tutta. E d’altra parte la prima visita ufficiale del sindaco laico era stata oltre Tevere, a dimostrazione che la sua rivoluzione, cauta coi fanti, era rispettosissima dei santi.
E dire che per una volta non sembra chiedercelo l’Europa: la Carta dei diritto fondamentali dell’Unione, votata anche da nostro Parlamento, fornisce un’indicazione precisa e inequivocabile dando piena legittimità al riconoscimento pubblico di una realtà socialmente sempre più rilevante. Non sembra … perché in verità sono anche l’Europa, quell’imperialismo economico e la cultura che ha prodotto, che propongono e impongono una invadenza nelle esistenze, per dirigerle, escludere le inclinazioni che suonano come lesive di costumi omologati, punire qualsiasi “disubbidienza”, a cominciare dall’amore considerato eversivo perché ristabilisce vincoli affettivi e di solidarietà, con una violenza insistita e continua che si impadronisce delle vite, costringe al turismo procreativo, a quello per morire con dignità, a abortire nella clandestinità, incrementando emarginazione, sensi di colpa, solitudine.
E quello che suona ancora più oltraggioso di bisogni fondamentali e diritti universali è che questi misfatti vengono compiuti tramite leggi, avvalorando l’egemonia indiscutibile dei nuovi sacerdoti della giurisprudenza, quel ceto costituito da giuristi e avvocati, dai grandi studi internazionali che predispongono principi, valori e regole del diritto globale su incarico dei poteri economici in grado di trasformare una mediazione tecnica in una procedura istituzionale. Così la teocrazia del mercato officiata dal potere politico e dalla religione hanno dato forma a quella mercificazione del diritto e della giustizia che apre la strada a quella delle vite, delle convinzioni, delle scelte e delle inclinazioni.
Quei due euro dati per eleggere Marino, come quelli dati per eleggere Renzi – i loro sostenitori se ne ricordino – ci hanno resi ben più poveri, smisuratamente più poveri, togliendoci diritti e democrazia.