Non si placa la bufera sullo stabilimento dell’Ilva di Taranto. Dopo gli avvisi di garanzia e gli arresti per gli alti dirigenti del gruppo ed altri esponenti politici e non del territorio, i proprietari dell’azienda hanno deciso di chiudere lo stabilimento creando grande preoccupazione per gli operai impiegati nello stabilimento pugliese, ma anche per quelli attivi sulle altre sedi lavorative del gruppo Ilva.
Un colpo forte che ha scatenato l’occupazione della sede di Taranto da parte dei lavoratori. Alla tempesta mediatica ieri mattina si è aggiunta quella naturale con una vera e propria tromba d’aria che si è abbattuta sullo stabilimento di Taranto con fulmini, gru crollate e al momento si contano venti feriti.
Nel frattempo a Roma il ministro Clini e il premier Monti si stanno dando da fare per scongiurare l’ipotesi annunciata dalla direzione dell’Ilva, della chiusura delle aziende del gruppo Riva, a partire proprio dalla sede di Taranto. L’esecutivo sembra pronto a varare entro domani il provvedimento, presentato già a Napolitano.
Il decreto legge, redatto dai tecnici dei Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, dovrebbe essere composto da 2 articoli. Nel primo si stabilisce che per 24 mesi, a decorrere dall’entrata in vigore del decreto, il provvedimento di AIA, rilasciata il 26 ottobre 2012 è da considerarsi parte integrante del provvedimento, esplica in ogni caso effetto. Ne consegue che e’ in ogni caso autorizzata la prosecuzione dell’attivita’ nello stabilimento della societa’ Ilva di Taranto, per tutta la durata stabilita al periodo precedente, salvo che sia riscontrata l’inosservanza anche ad una sola delle prescrizioni impartite nel provvedimento stesso’.
Con l’articolo 2 il governo stabilisce che durante questo periodo di tempo la responsabilità della conduzione degli impianti dello stabilimento di Taranto resta imputabile esclusivamente all’impresa titolare dell’autorizzazione all’esercizio degli stessi sotto il controllo dell’autorita’ amministrativa competente.
Il sequestro giudiziario disposto nei giorni scorsi sembra così abolito e l’Ilva ottiene l’uso degli impianti, e ancora una volta la salute resta all’ultimo posto.