C’e’ attesa a Taranto,un’attesa simile ad un grande evento.
Qui da noi,una volta all’anno,nella settimana santa,si attendono le processioni e l’attesa divora l’anima nostrana,che nell’incappucciato e nelle statue,vede il peccatore
e la devozione.C’e’ attesa in quei giorni e io,non piu’ giovinetto,attendo e …aspetto il perdune,quel confratello che nella sua marcia lenta e cadenzata dalle musiche delle bande,avanza avanza verso una purificazione personale,un innalzarsi alla fede e ai suoi riti.
C’e’ attesa a Taranto,ma e’ attesa diversa,soffocante su cio’ che uscira’ fuori dall’urna del giudizio della legge,quei nomi e cognomi che hanno offeso e offenderanno chi in loro ha creduto.
Una lista di politici,persone in vista che potrebbe venir fuori e ridisegnare uno scenario futuro politico della citta’ jonica e che andra’ a far cadere quell’inutile utopia che in molti hanno sentito sull’ambiente e i suoi morti.
L’attesa o la sconfitta,quella di una auspicata rinascita morale e ambientale,uno scossone a quel modo di costruire soldi arraffando tutto su cio’ che puo’ dare soldi,come un grande complesso siderurgico.
E allora se sara’ rivoluzione che sia totale,feroce e vera.
L’attesa finira’ e forse,u’ perdune,sara’ contento questa volta di avere dinanzi ai suoi occhi piccoli nel cappuccio bianco,una speranza,quella di sapere che Taranto e’ citta’ pronta a dire no alla ricchezza sulle spalle delle famiglie dei caduti per malattie professionali e su chi,negli anni,ha lottato li’ dentro per sfamare i suoi figli.