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Imagine

Creato il 25 novembre 2010 da Mickpaolino

Imagine: manifesto musicale di una generazione

John Lennon ci credeva davvero. Su questo non v’è dubbio alcuno.
Quando nel 1971 l’ex Beatles pubblico l’album Imagine, aperto dall’omonimo bellissimo singolo, era tutta la sua generazione a credere davvero che un mondo governato dalla pace fosse possibile in un futuro non molto lontano.
Lennon distillò tutti i suoi pensieri pacifisti nel testo di Imagine, forse la più bella canzone mai scritta nell’intero panorama musicale mondiale, in cui invitava l’ascoltatore ad immaginare un mondo senza guerre che traboccasse solidarietà, tolleranza e pace.

Mentre la beat generation andava via via scomparendo venendo risucchiata dal tunnel delle droghe e gli artisti che ne erano simbolo andavano cadendo come mosche (nel 1971 morivano infatti Brian Jones dei Rolling Stones, Jim Morrison dei Doors, Janis Joplin e Jimi Hendrix) lasciando alle future generazioni un imponente patrimonio musicale e culturale, John litigava con Paul McCartney sciogliendo non una rock band ma La Rock Band per definizione (i Beatles).
La Musica (quella con la M maiuscola) non sarebbe stata più la stessa dopo questa rottura.

Lennon si trasferisce quindi a New York dove avvia una sontuosa carriera sia come solista sia in collaborazione con la Plastic Ono Band di cui era co-fondatore insieme alla compagna Yoko Ono.
Purtroppo, mentre concretizzava in musica il meglio del pensiero pacifista post sessantottino, morì nel modo più inaspettato possibile: ucciso a colpi di pistola da un fan a cui 5 ore prima aveva autografato il suo ultimo album Double Fantasy che era uscito meno di un mese prima.

Dopo 5 splendidi anni con i Beatles e 9 da solista John Lennon viene ricordato, con merito, come uno dei più grandi musicisti e pensatori degli anni 70, uno dei pochi ad essere riuscito a catturare odori, sapori e sentimenti del periodo in cui visse in brani storici come Imagine, appunto, ma anche Working Class Hero, It’s So Hard e Gimme Some Truth solo per citarne alcuni.

Ho ripensato al grande John Lennon in questi tristi giorni in cui ci sarebbero tutti i presupposti per un’altra rivoluzione giovanile, per riaffermare i diritti dei cittadini di fronte ad una classe politica arraffona e disonesta, in questi giorni in cui gli studenti italiani protestano cantando “Chi non salta un celerino è” (che c’entra coi problemi dell’università italiana?), in questi giorni in cui 50 studenti che manifestano con innocui striscioni vengono contrastati da oltre 500 poliziotti.
In questi giorni ho ripensato a John Lennon e mi sono sorpreso ad essere felice perchè egli non sta vedendo questo stupro selvaggio degli ideali per cui lui stesso ed i suoi colleghi, in qualche modo, ci hanno rimesso la pelle.


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