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Immaginazione e Memoria. Come funziona il cervello.

Da Lemat @LeMatPercorsi

Immaginazione-e-Memoria-OliverioCiao e bentrovato o bentrovata.
Questo articolo sui processi mentali e cerebrali relativi ad immaginazionememoria nasce dopo la lunga – a tratti estenuante – lettura del libro “Immaginazione e Memoria” di Alberto Oliverio.

Non capirmi male: il libro è interessantissimo e vale la pena, se ti interessi di immaginazione, fantasia, memoria, processi psichici e neurologici, o dinamiche del cervello e della mente in generale, averlo nella libreria. Ma devi tenere in considerazione che Oliverio è un ricercatore che non si è risparmiato nessun campo dello scibile, per cui nel testo trovi moltissimi riferimenti a ricerche e terminologie scientifiche, che magari appesantiscono un po’.

Dunque, detto questo, la prima cosa che viene da chiedersi, prima di leggere questo libro è:  “Che cosa sono immaginazione e memoria? Perché parlarne insieme?”

Mentre alla fine del viaggio, che a breve faremo insieme (in modo assai semplice ed abbreviato), verrà da domandarsi: “esiste la memoria? Posso affidarmi a lei per il recupero delle informazioni sulla mia storia personale? Esiste veramente una storia personale o è solo una mia costruzione mentale ed immaginativa?”

Andiamo a scoprirlo insieme…

01. Immaginazione (fantasia) e Memoria. Che cosa sono?

Inutile dirlo: in realtà immaginazione e memoria sono delle sconosciute.
Almeno per la maggior parte di noi, intendo. In pochissimi sanno, ad esempio, che la fantasia è ben diversa dall’immaginazione che invece, per assurdo, è molto più vicina alla memoria.

La fantasia è l’uso delle immagini mentali (i fantasmi, phantasmata) per la creazione, combinazione, di nuovi elementi. Il centauro, ad esempio, che è costituito per metà dalla figura di un uomo e per l’altra metà da quella di un cavallo.
Mentre immaginazione e memoria sono dei fenomeni molto più complessi: esiste un’immaginazione attiva ed una ricettiva, una positiva ed una negativa, ad esempio; mentre la memoria è un contenitore di informazioni, ma anche il processo di immagazzinamento e recupero delle stesse.

Perché dire che immaginazione e memoria sono legate?
menteBeh, nel periodo in cui ho studiato ed insegnato le tecniche di memoria, ho scoperto subito questo legame: le informazioni si fissano bene nella memoria solo quando le trasformiamo in immagini, perché le immagini hanno dei vantaggi incredibili, che le parole non hanno…

  1. veicolano 1000 volte più informazioni;
  2. sono messaggere di emozioni;
  3. permettono “ri-vissuti”, perché sono eidola (idoli, immagini) di momenti della vita.

Bene. Abbiamo compreso quindi che immaginazione e memoria sono tra di loro legate, ma non abbiamo ancora detto nulla sul loro funzionamento. Andiamo a vederlo.

02. Come funzionano immaginazione e memoria

Imparare le tabelline è un processo diverso da ricordare un momento vissuto.
In che modo questi due elementi, che chiamiamo comunemente “ricordi” o “memorie”, appartengono alla memoria?

Ci sono alcune occasioni, vissuti, eventi, persone, che vanno “nella memoria” anche senza alcuno sforzo specifico ed altri dati che, invece, richiedono tutti gli stratagemmi possibili. Ci sono informazioni che viviamo ed altre che conosciamo solo attraverso ristretti canali percettivi: o lo studio, freddo, di parole, o l’ascolto e via dicendo.

percezioneLa percezione è difatti un processo fondamentale nella memorizzazione.
Lo dicevamo: la memoria è sia “lo spazio in cui conteniamo le informazioni”, sia il processo per memorizzarle, sia quello per recuperarle. Quando scrivevo sulle tecniche di memoria dicevo che erano nate per immagazzinare le informazioni in modo efficace per poterle, poi recuperare. Insomma: in base all’ordine che crei nel magazzino, poi riesci a trovare quello che cerchi.

Ma in tutto questo il processo percettivo è influenzato dall’immaginazione e dal suo continuo lavoro.
Lo diceva anche Immanuel Kant: “il nostro cervello lavora per rappresentazioni”. In poche parole: qualunque parola o concetto utilizziamo o richiamiamo, lo facciamo – contestualmente – ricreando e ri-presentandoci mentalmente la sua immagine.

Ed è proprio questo lavoro di “ri-presentazione/rappresentazione mentale” il fulcro del dilemma che chiude l’opera di Oliverio e che risponde alla domanda: ma allora… esiste una memoria?

03. Essere o non essere?

Reti neurali, gangli, amigdala ed ippocampo sembrano essere gli addetti principali alle funzioni di memoria ed immaginazione. Insomma anche gli studi neurologici riportano che le aree addette alle due differenti funzioni sono spesso le stesse. In realtà è molto difficile definire delle singole aree per una sola di queste capacità, perché spesso vi partecipano interazioni di intere parti del cervello o sue sezioni.
Insomma: è difficile dire quando stiamo immaginando e quando rammemorando.

Ma non è tutto qui…

cervelloSì perché l’immaginazione è in atto in ogni processo percettivo. Questo significa che tutto ciò che viviamo lo riportiamo nel nostro cervello sotto forma di “rappresentazione mentale” o “immagine”. Tutto, continuamente.
Anche quei vissuti che abbiamo già memorizzato, vengono continuamente aggiornati (memoria plastica) da questo processo di percezione e rappresentazione.

Se il nostro processo di percezione è continuamente inficiato dal lavoro dell’immaginazione, che ne modifica i contenuti, allora quello che abbiamo incamerato finora, è reale?

Studi dimostrano che di uno stesso evento a cui hanno assistito numero “X” di partecipanti, non solo esistono punti di vista diversi, dati dalle singole percezioni e quindi dai processi immaginativi di immagazzinamento di ognuno, ma anche che la stessa persona, con il proseguire del tempo, modificherà il medesimo ricordo.
Per una società che si basa sull’identità e sulla storicità questa scoperta è agghiacciante, perché destabilizza il concetto stesso di “io”: non saremmo più un continuum temporale di fatti mnestici (della memoria), ma un mito in espansione ed evoluzione continua, perso in una frangia temporale simile all’eternità.

L’opera di Oliverio termina lasciando un po’ di amaro in bocca: perché non suggerisce risposte, ma ipotesi.
Ma chi è appassionato di ricerca trova questo amaro dolce come il miele…

Vuoi continuare la tua ricerca sulle funzioni dell’immaginazione?
Scopri il mio sito personale: www.matteoficara.it


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