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Immaginazione, Intelligenza e Coscienza. La Via del Fare.

Da Lemat @LeMatPercorsi
by Matteo Ficara

Magritte 2Cari amici lemattiani,
oggi mi piace continuare quanto abbiamo iniziato nel precedente articolo (Immaginazione, Meditazione e Visual Thinking), approfondendo la questione sull’Intelligenza in relazione con l’Immaginazione e la Coscienza, che ci introducono al profondo (e spirituale) discorso sul “Fare”.

Le nostre domande guida oggi sono:

Che cos’è l’Intelligenza?
E la Coscienza?
A che cosa servono?
Qual è la loro relazione con l’Immaginazione?

Andiamo a scoprire le risposte.

Che cos’è l’Intelligenza?

Per quanto possa sembrare una domanda banale, vi sfido a rispondere. Provateci: prendete un pezzettino di carta (un quaderno, un block notes) e provate a dare una vostra definizione di Intelligenza.
Vi accorgerete ben presto che non è così semplice!

Etimologicamente parlando, intelligere significa “legare insieme”. Un modo un po’ “brusco” di unire qualcosa, insomma.

Ma l’Intelligenza, che cosa unisce?
Con tutta probabilità, unisce informazioni tra loro, per darne un giudizio finale.
O almeno questo è quanto ne pensava (molto in breve) Immanuel Kant, nella sua opera “Critica della Ragion Pura”.

Di tutte le informazione che arrivano al nostro cervello in ogni istante (indicazioni sulla posizione nello spazio, nella posizione del corpo, della respirazione, circa la situazione degli organi interiori, i pensieri, le emozioni e via dicendo), l’Intelligenza deve tirare fuori, ogni volta, un giudizio complessivo, capace di dare la risposta giusta alla situazione che affrontiamo.

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Con un esempio: immaginiamo di essere appesi ad una parete rocciosa con una piccozza, perché il nostro sport preferito sono le arrampicate. Siamo lì che guardiamo il panorama e, ad un certo punto, sentiamo uno scricchiolio sinistro: la roccia sta cedendo! L’intelligenza è quella facoltà che, in quel momento, prende insieme (intelligere) tutte le informazioni e ne trae fuori una soluzione idonea.

Ma ci sono altre definizioni possibili, come quelle “tentate” da Howard Gardner  in “Formae Mentis”, dove il ricercatore si trova ad affrontare questo difficile problema di una definizione di intelligenza, proponendone alcune possibili soluzioni.
Queste proposte devono tenere conto di una qual certa “lateralizzazione”, ovvero di un effetto per il quale è possibile distinguere la facoltà di una intelligenza (Gardner ne propone ben 9) anche in base al collegamento di tali capacità con alcune aree del cervello.

Ad esempio, se è vero che l’intelligenza emotiva è collegata con il cervello primitivo, allora deve essere vero anche che, in individui in cui ci sono danni (più o meno gravi) alle zone del cervello prese in considerazione, tale intelligenza deve essere minore o mancante.

Questi esempi di “intelligenze”, solo per prenderne in considerazione alcuni – circa i quali ho competenze – tra i tantissimi possibili in altri ambiti come la psicologia e la neurologia (ad esempio).
Ma ne esistono veramente una quantità incredibile, come quella sulle “due intelligenze”.

2. Le due Intelligenze

La filosofia araba antica, che leggeva i testi di Aristotele (e che era a contatto sia con la tradizione sufi, che con quella della Kabala), trasse alcuni spunti interessanti circa “due tipi di intelligenze”.
Riassumendole (con le parole del sottoscritto), possiamo dire che esistono un’Intelligenza Individuale (Ii) ed una Universale (Ui).

All’intelligenza individuale sta il compito di immagazzinare informazioni e fornirle all’intelligenza universale, unica – tra le due intelligenze – a sapere e poter rielaborare le informazioni.
E’ un po’ il micro schema rappresentato – nell’uomo – dai sensi (intelligenza locale o individuale) e dal cervello (intelligenza universale), che raccoglie i dati inviati dalla periferia, per rielaborarli e fornire la risposta adeguata. Risposta che viene messa in atto dagli arti e, quindi, dalle intelligenze individuali.

gurdjieff
Detto con le parole di un maestro spirituale cui sono molto affezionato, verrebbe qualcosa come:

L’illusione suprema dell’uomo è la sua convinzione di poter fare.
Tutti pensano di poter fare, ma nessuno fa niente.
Tutto accade.

Si può dire, insomma, che le intelligenze individuali (gli uomini) non sono che gli arti di un Organismo più grande, la cui Intelligenza Universale, ricevute le informazioni attraverso i suoi innumerevoli sensi, prende le decisioni (giudizio) manifestandole direttamente attraverso i suoi arti.

3. Intelligenza e Coscienza

Gurdjieff ha indicato, nei suoi insegnamenti, una via (denominata “la Quarta Via”) per lavorare su se stessi, al fine di raggiungere la quantità si essere necessaria per poter “fare”.
Per quanto ne so, a livello attuale della mia ricerca, gli esercizi proposti dal maestro passano attraverso l’attenzione prolungata, lo sforzo e la sofferenza volontaria del corpo, spesso in alcuni movimenti che sono stati chiamati “danze”.

Perché lavorare sul corpo?
Per quanto ho imparato anche con Luciano Marchino (colui che ha portato la Bioenergetica di Lowen in Italia), il corpo è la sedimentazione di tutti gli strati superiori.
Per cui, nel corpo, si trovano i punti riflessi di tutti i nostri traumi, mettendo in moto i quali, possiamo liberare energia bloccata da tempo.

In termini metaforici: indossiamo un’armatura che ci impedisce di volare e lavorando sul corpo possiamo togliercela.

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Perché toglierla?
Perché ci impedisce l’accesso al nostro Io più grande. Perché ci allontana dal vero potere dell’Intelligenza.
Questo peso che ci portiamo addosso, ci separa, rendendoci singole intelligenze individuali, scisse da quella Universale, incapacitate di fare qualsiasi cosa.

E’ curioso che lo stesso principio è stato riportato in quasi tutte le religioni in molti modi differenti: il Regno dei Cieli, Atman e Brahman, Sé individuale e Sé superiore, Malkut e Kether, Corpo e Spirito.
In poche parole, possiamo dire che ciò che finora abbiamo chiamato “Intelligenza” e che è così difficile da definire, se non con la perifrasi “legare insieme”, è il principio di Coscienza, ovvero quel “qualcosa” che ci fa percepire noi stessi, nonostante i microcambiamenti di ogni istante, ed i macro degli anni, come un “io”.

La Coscienza è “quel qualcosa” che tiene uniti i nostri corpi (fisico, eterico, emotivo, psichico, sottili, ulteriori).

Lavorando su noi stessi, liberando energie dai blocchi, ampliamo il nostro essere, rivitalizzando tutti i nostri corpi e scoprendo quanto siamo vasti al di là del corpo fisico (“…perché l’IO è più grande delle nazioni…” Igor Sibaldi).

4. L’Immaginazione, il Wei-Wu-Wei e la Via del Fare

Come poter fare?
Le risposte arrivano dall’antica Cina di Lao-Tzu e dal libro sapienziale mai tramontato il “Tao Te Ching”.
In quest’opera incredibile, il maestro ci indica, come unica via del Fare, quella del Wei-Wu-Wei, la cui traduzione è qualcosa come: “Agire-Senza-Agire”.

Wei-Wu-Wei
La mia teoria, suscitata in me da lunghe riflessioni sul testo sapienziale cinese e da altrettanto intense meditazioni, è che noi Siamo Uno.
La nostra unità con il Tutto è talmente sottile e vasta, che non siamo più capaci di percepirla, come dei giganti che cercano un ago in un pagliaio.
Lavorando su noi stessi, ampliando il nostro essere, raggiungiamo quei luoghi di noi stessi, laddove il “fare è possibile”.
Raggiunti questi luoghi ci rendiamo conto che tutto il “fare” è possibile solo quando ci disidentifichiamo dalle singole individualità, ricongiungendoci con il Tutto.
Solo in questo luogo è possibile fare, perché saremo – allo stesso tempo – Intelligenza Individuale ed Intelligenza Universale, Coscienza Individuale e Cosmica, Sé e Sé Superiore, Terra e Cielo.

Oggi, per nostra fortuna, abbiamo una enorme quantità di strumenti e tecniche per lavorare su noi stessi, sia sul corpo, sia sugli altri piani.
L’Immaginazione ci introduce alla Visione di quello che siamo, al di là dei blocchi.
Ci indica una Via – la più veloce, insomma, che si può percorrere per ritrovare se stessi ed iniziare ad essere se stessi.

L’Immaginazione non è un “fare”, ma è la porta per la possibilità di fare.
E’ la soglia per una realtà a possibilità aumentata.

Ecco perché il sottotitolo di  “Le Stanze dell’Immaginazione” è “i tuoi Luoghi di Potere”.

By Matteo Ficara
veicolo dell’Immaginazione


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