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Immigrati e banalità: l’esempio del “Rapporto sulla popolazione di Cori 2012″

Creato il 06 aprile 2012 da Coriintempesta

Il 30 marzo a Cori, durante l'evento chiamato "Quanti siamo, chi siamo e, soprattutto, dove andiamo?", è stato presentato il "Rapporto sulla popolazione di cori, anno 2012" contenente i dati dell'ufficio anagrafe elaborati dal Prof. Benforte. L'incontro tutto all'insegna della promozione del cosmopolitismo e dell'integrazione degli immigrati voleva essere probabilmente anche una risposta alle recenti sciocche ragazzate, che hanno fatto comparire sui muri del paese frasi ingiuriose contro gli stranieri e - ben più interessante e pregno di significato- di richiesta di lavoro per i cittadini.

Quanto emerge dal sunto del rapporto (riportato ovviamente sui vari giornali e blog locali) è un presenza di immigrati nel paese vicina al 10%. Questo, secondo alcuni, sarebbe positivo in quanto rimpolperebbe la cittadinanza corese altrimenti in calo. Non è difficile rintracciare il pensiero reazionario e conservatore dietro tali parole: invece di spremersi le meningi per analizzare i motivi che portano la popolazione locale e italiana a calare, invece di mettere in atto politiche di aiuto ai giovani e alle famiglie, si esulta perché masse di sfruttati sono potuti entrare nel paese. E magari allo stesso tempo si appoggia una riforma del lavoro che colpirà ancora di più il futuro dei giovani.

Immigrati e banalità: l’esempio del “Rapporto sulla popolazione di Cori 2012″

Il lavoro è l'altra nota dolente: dicono, lorsignori, che gli immigrati sono un elemento fondamentale perché rappresentando il 16,5 della forza lavoro fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare. Anche qui il qualunquismo e la regressione mentale si raccoglie a palate: perché invece di presentare un tale ragionamento "colonialista" (tu sghiavo negro sgobba) non si analizza il modo in cui masse di poveri vengono usate per abbassare le tutele e le retribuzioni nei lavori meno qualificati? Anche Karl Marx, in tempi non sospetti parlava dell'esercito di riserva: proprio quello che rappresentano i poveri sradicati dalle proprie vite, ossia un esercito pronto a subentrare in condizioni peggiori, spostando le conquiste del lavoro verso il basso.

Leggete tale estratto, preso dal giornale "Il Caffè" e altri blog:

"Anzi sono proprio gli immigrati, a dare lavoro e l'economia del nostro paese non può fare a meno di loro, né come manodopera, né come consumatori. Se nelle nostre scuole venissero a mancare i minori immigrati, ci sarebbero ben 14 posti di lavoro in meno per il personale italiano; gli appartamenti fittati agli immigrati sono circa 300, per un gettito complessivo di oltre 95.000 euro al mese che finiscono nelle tasche degli italiani"

La quintessenza di una mentalità che si vorrebbe progressista e di "sinistra" probabilmente, ma che nasconde la classica logica del profitto e dello sfruttamento.

Bisognerebbe porre rimedio a tutto ciò e non elogiarlo: bisognerebbe tutelare e dare il giusto valore al lavoro, così come alla dignità umana che permette oggi a decine di persone di vivere in affitto in monolocali minuscoli, per i buoni affari dei furbetti di turno. Se il paese, ma l'Italia in generale si sta incartando nella povertà è proprio a causa di tali visioni del mondo, che dietro ad una maschera di finta solidarietà, non nascondono altro che l'appoggio alle peggiori politiche globali di sfruttamento del mercato del lavoro, del libero mercato e un abbandono totale di una politica capace di fare davvero qualcosa per gli italiani nonché per gli stranieri che vengono a vivere, ci si augura dignitosamente, in Italia.

Cori in Tempesta


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