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Immigrati sfruttati per stadi che non si useranno

Creato il 26 marzo 2013 da Mbrignolo

Qatar-lavoratoriINCHIESTE (Milano). Ogni ora 20 nuovi operai sbarcano in Qatar per partecipare alla costruzione di un gigantesco progetto denominato ‘Qatar 2030′ di cui la Coppa del Mondo del 2022 dovrebbe essere la pietra miliare. Secondo l’Organizzazione Nazionale del Lavoro, come riporta Rue89, almeno un milione di operai, immigrati, saranno messi sotto contratto per costruire un aeroporto, le infrastrutture alberghiere e nove stadi ultramoderni che, anche se si svolgessero i Campionati Mondiali, saranno smontati alla loro conclusione per non avere cattedrali nel deserto. Nel paese dal reddito pro-capite più alto del mondo, questi immigrati vengono attirati con la promessa di un salario mensile tra i 250 e i 300 euro che la realtà dei fatti dimostrano essere non più della metà. Sono già mesi che la Confederazione Sindacale Internazionale è scesa in campo per difendere i diritti di questi lavoratori; il segretario genereale della Confederazione, l’australiana Sharren Burrow avverte “questi lavoratori non hanno una voce, non sono autorizzati ad organizzarsi, non godono di libertà in Qatar. Dobbiamo mettere pressione al governo affinchè la situazione cambi” e aggiunge “molti lavoratori moriranno durante la costruzione degli stadi, più del numero di giocatori che ne calpesteranno il prato”.

Le morti nei cantieri edilizi sono, dopo gli incidenti automobilistici, la seconda causa di infortuni gravi e morti nell’emirato ma è difficile stabilirne il numero esatto; i loro corpi sono spesso rispediti al paese d’origine in una scatola di legno o dispersi nel deserto. Sempre a Rue89, un osservatore di una ONG che ha voluto mantenere l’anonimato racconta: “Spesso gli operai si sono pesantemente indebitati nei loro paesi per arrivare in Qatar e quasi sempre si vedono i passaporti confiscati e sono costretti a firmare un nuovo contratto di lavoro in arabo che non capsicono e che abbassa il loro salario. Se decidono di fuggire, se si fanno male e non possono continuare a lavorare non hanno alcun mezzo di sussistenza. Avendo infranto il loro contratto possono addirittura finire in qualsiasi momento in galera”.

Nell’Emirato esiste un solo sindacato ma gli stranieri non possono farne parte nonostante ben il 90% delle persone che vivono in Qatar siano cittadini stranieri. E verso gli operai stranieri si arriva molto vicini alla segregazione: giorni nei quali non possono accedere ai centri commerciali, vita in campi di lavoro alla periferia delle grandi città. In un rapporto dello scorso mese di giugno, l’associazione Human Rights Watch definisce precarie le condizioni di vita dei lavoratori stranieri; lo sfruttamento nasce dal sistema della ‘kafala’. Per lavorare o trasferirsi nelle monarchie del Golfo Persico, chiunque ha bisogno di uno sponsor (‘kafil’) che garantisca di fronte alle autorità. In questo modo gli immigrati si trovano alla mercè di padroni senza scrupoli che hanno nelle mani il loro destino.


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