Magazine Politica

Immigrazione: in Italia c’è qualcuno che diffonde la paura

Creato il 26 ottobre 2010 da Lalternativa

“Gli Stati hanno il diritto di regolare i flussi migratori e di difendere le proprie frontiere, sempre assicurando il rispetto dovuto alla dignità di ciascuna persona umana”.

Appaiono alquanto contraddittorie le parole di Benedetto XVI nel suo messaggio sul tema ‘Una sola famiglia umana’. Di solito, ci si difende da qualcosa di minaccioso, di pericoloso, che può mettere a repentaglio la nostra incolumità. Ma, secondo gli ultimi episodi di cronaca, ci pare che siano gli immigrati a doversi difendere dagli aspiranti pugili romani. Ma intanto, le parole del Papa arrivano lo stesso giorno in cui la Caritas, insieme alla fondazione Migrantes, diffonde l’ultimo rapporto sull’immigrazione e spiega che: “Gli immigrati sono poco meno di cinque milioni ma il loro numero viene percepito come nettamente superiore. Contribuiscono alla produzione del Prodotto interno lordo per l’11,1%, versano alle case dello stato quasi 11 miliardi di contributi previdenziali e fiscali l’anno, incidono per circa il 10% sul totale dei lavoratori dipendenti ma sono sempre più attivi anche nel lavoro autonomo e imprenditoriale, dove riescono a creare nuove realtà aziendali anche in questa fase di crisi”.
All’inizio del 2010 l’Istat ha registrato 4 milioni e 235mila residenti stranieri, ma, secondo la stima del Dossier, includendo tutte le persone regolarmente soggiornanti seppure non ancora iscritte in anagrafe, si arriva a 4 milioni e 919mila, ovvero 1 immigrato ogni 12 residenti. L’aumento dei residenti, rilevano Caritas e Migrantes, è stato di circa 3 milioni di unità nel corso dell’ultimo decennio, durante il quale la presenza straniera è pressoché triplicata, e di quasi 1 milione nell’ultimo biennio. Intanto, però, denuncia il Rapporto, complice la fase di recessione sono cresciute anche le reazioni negative. Gli italiani sembrano lontani, nella loro percezione, da un adeguato inquadramento di questa realtà. Nella ricerca Transatlantic Trends (2009) mediamente gli intervistati hanno ritenuto che gli immigrati incidano per il 23% sulla popolazione residente (sarebbero quindi circa 15 milioni, tre volte di più rispetto alla loro effettiva consistenza) e che i clandestini siano più numerosi dei migranti regolari (mentre le stime accreditano un numero attorno al mezzo milione).
Percezioni del tutto sbagliate se si considera che, secondo un dato di Eurostat, se ci fosse ‘immigrazione zero’ l’Italia in mezzo secolo perderebbe un sesto della sua popolazione. Per questo la Caritas sottolinea che “l’agenda politica è chiamata a riflettere sugli aspetti normativi più impegnativi, come quelli riguardanti la cittadinanza e le esigenze di partecipazione di questi nuovi cittadini, in particolare se nati in Italia”.
Gli immigrati irregolari, ritengono i ricercatori, sono tendenzialmente in calo (lo scorso anno le stime ipotizzavano circa un milione) e ciò è dovuto agli effetti dell’ultima regolarizzazione (300 mila) oltre al fatto che la crisi economica ha attratto di meno gli immigrati. All’origine dell’illegalità non ci sono gli sbarchi ma l’entrata legale. Ossia arrivi per turismo, affari, visita e altri motivi che una volta scaduti diventa clandestinità.
Il rapporto ribadisce che il “rigore” contro la clandestinità “va unito al rispetto del diritto d’asilo e della protezione umanitaria, di cui continuano ad avere bisogno persone in fuga da situazioni disperate e in pericolo di vita”. Rispetto ai “flussi imponenti, e non eliminabili, anche la punta massima di sbarchi raggiunta nel 2008 (quasi 37 mila persone) è ben poca cosa. Risulterà inefficace il controllo delle coste, come anche di quelle terrestri, se non si incentiveranno i percorsi regolari dell’immigrazione”. Questo – prosegue il rapporto – “induce a pensare in maniera innovativa la flessibilità delle quote, le procedure d’incontro tra datore di lavoro e lavoratore”.
Per quanto riguarda la Puglia, va ricordato che “l’incidenza degli stranieri è relativamente bassa (84.320 residenti al dicembre del 2009) ma questa presenza esigua può essere vista come un vantaggio solo prendendo consapevolezza ed affrontando la reale situazione”. In pratica, l’incidenza della quota di stranieri in Puglia è al 2,1 per cento (a fronte del dato di popolazione residente totale pari a 4.084.035);  mentre quella media sulla popolazione residente nel resto d’Italia è del 7 per cento con livelli più alti in Lombardia, che accoglie un quinto dei residenti stranieri (928.225 pari al 23,2 per cento), in Veneto (480.616 pari all’11,3 per cento) ed in Emilia Romagna (461.321 pari al 10,9 per cento). Albania, Romania, Marocco, Cina e Polonia sono le prime 5 nazionalità presenti in Puglia nel 2009.
La Puglia, da sempre, è terra d’accoglienza. Lo dimostra anche la recente vittoria contro la presidenza del Consiglio che aveva impugnato davanti alla Corte costituzionale una legge regionale sull’immigrazione. “È stata vinta una battaglia di civiltà – ha detto il presidente della Regione, Nichi Vendola -  gli strumenti e le norme con cui in Puglia abbiamo voluto garantire diritti e condizioni di vita dignitose per i migranti, anche non regolari, sono conformi alla Costituzione”. La Consulta, infatti, ha “dichiarato inammissibili e infondate le contestazioni contenute nel ricorso” contro “la legge regionale pugliese n.32 del 4 dicembre 2009, sull’accoglienza, la convivenza civile e l’integrazione degli immigrati”.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :