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Immortals

Creato il 08 dicembre 2011 da Fant @fantasyitaliano

Il castello di carta su cui Tarsem ha costruito finora la sua carriera, fatto di pezziFilm  Immortals a volte spaiati, suggestioni visive e sonore da film d’epoca e video di Mtv, con questo Immortals viene giù e fa un bel botto, spettacolare quasi quanto le battaglie cialtrone del film stesso. Vediamo i motivi principali di questo epico tonfo.

Trama di Immortals

Il re cretese Iperione dichiara guerra agli dei dato che non hanno ascoltato la sua parola. Questo vuol dire guerra agli elleni.

Il re per vincere la guerra vuole impossessarsi di un arco leggendario, l’arco di Epiro creato dal dio della guerra Ares, che gli permetterà di liberare i titani dal monte Tartaro, dove erano stati rinchiusi dagli dei dell’Olimpo.

Zeus comanda agli dei, Ares, Poseidone, Atena, Apollo ed Eracle di non intervenire nelle guerre umane. In compenso pero’ Zeus, mica scemo, sceglie un uomo che possa guidare l’umanità contro Iperione: Teseo.

Recensione di Immortals

Certo, è tutto perfetto, iper-confezionato, non mancano i riferimenti al Satyricon di Fellini, ma l’ambientazione non è realistica nemmeno per un secondo. È come guardare un film dentro un film. Mai ho sentito empatia verso gli eroi palestrati ed uniformati. Non ci sono attori celebri, questo è vero, ma imitazioni sì. È un po’ come avviene nelle pubblicità patinate, in questo film non ci sono protagonisti, ma solo attori.

Tarsem è un regista generazionale. La pura forma del suo cinema rifiuta a priori qualsiasi elaborazione di contenuti originale. Anche quando lo fa, come in The Fall, è un mero espediente narrativo per giustificare la sua estetica e la storia non convince mai fino in fondo. Certo si può perdonare, almeno per un po’, la mancanza di una sceneggiatura ben costruita (ci fosse almeno quella), soprattutto mentre si è ammaliati dal silverscreen, ma quando si esce e si ha difficoltà a ricordare i personaggi se non per i volti famosi che li interpretano significa che c’è qualcosa che proprio non va… In un genere come quello epico, questo non può essere assolutamente perdonato. Sembra che il regista non abbia capito nulla dell’epica classica e l’abbia trattata alla stregua di qualsiasi storiella hollywodiana.

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Pose-idone, ovvero "Per quando Twilight sembra non bastare..."

In mano a questo regista, Aragorn sarebbe stato interpretato da un Brad Pit in vena di pose plastiche, mentre Frodo avrebbe fatto sfoggio di raffinate mantelline Dolce e Gabbana. Basta vedere la resa estetica di Poseidone, che mi ha tolto diversi punti di eterosessualità, agghiacciandomi per trenta secondi buoni sulla poltrona del cinema. Per fortuna che qualche decina di minuti dopo parte il culo oracolare e si viene rapiti dalla splendida costruzione della scena (potrebbe essere un quadro dal titolo: “L’eroe sanato contempla il culo della vergine”):

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3...2...1... Azione!

In sala, due anziani sono morti d’infarto per l’emozione, mentre un bambino è rimasto accecato dalle sporgenze, complici gli occhialini tridimensionali. Io mi sono salvato solo perché sono riuscito ad immaginare, compensando in tempo, la faccia da gnokko di Poseidone e quella razzo di armatura frogia. Capitolo a parte sono infatti le armature farlocche fatte con polistirolo colorato d’oro e spillatrice. Almeno al protagonista potevano dare una più modesta corazza di metallo!

Dopo Trecento e questo Immortals, c’è veramente di che preoccuparsi per il futuro delle trasposizioni di genere epico. Film come “Scontro tra Titani” rivelano una manifesta ignoranza, mentre “Immortals” è proprio l’apoteosi dell’incomprensione totale. Difetto molto più grave, dal mio punto di vista.

Venendo allo stile visivo, davvero non lo so dove i critici abbiano visto Caravaggio nelle atmosfere del film. Non sono un esperto, ma forse c’è più della metafisica alla Dechirico, mediata dal Satyricon.  I colori di Caravaggio sono ben altra cosa rispetto allo stile più simile al fumettaro Zack Snyder per quanto riguarda colori ed ombre. Se poi si vuole dire che anche Zack Snyder è Caravaggio, allora siamo apposto. Inoltre, comparando la fotografia di Trecento con quella di Immortals, si ha l’impressione che la prima sia molto più varia (toni cianotici per i momenti di raccoglimento e rossi per le scene di sangue in Trecento) e, nonostante questo, sia stata molto più originale la prima. C’è poi tutta una teoria di critici che reputa pregevole la capacità di 300 di prendere per la pancia lo spettatore. Immortals non riesce a fare nemmeno questo, riuscendo, al più, ad aggraparsi a qualche altro organo, non certo allo stomaco. Nel complesso pare una proiezione di bellissime diapositive completamente slegate dalla sceneggiatura (avvistata l’ultima volta in orbita attorno ad una luna di Giove).

Continuando nel paragone con l’illustre padre,  Snyder cerca a tutti i costi la drammaticità, l’epos del gesto che sottolinea attraverso piano sequenze al rallentatore; Tarsem mette su un baraccone con dentro coreografie spettacolari per la fisicità e per l’ultraviolenza immotivata. La rappresentazione degli Dei è poi emblematica e non può essere spiegata che con  parole quali “ridicola” e “infantile”, gli Dei, per il regista, sono gli attori hollywodiani, ( quelli uno scalino sopra Twilight), non certo Zeus, Marte o Atena; non c’è da stupirsi se (quelli antichi) poi vengono rappresentati così malamente. Gli scontri ed i movimenti oscillano dall’abusatissimo slow motiot-bullet time all’imper-cinetismo dragonballesco in salsa acrobatica. Il tutto con il massimo della piattezza d’illuminazioni (immolata all’altare del digitale e degli sfondi cartoon), pagata soprattutto dai volti dei personaggi che campeggiano su sfondali che non sembrano quasi mai realistici. Tutto molto trash, si direbbe e si dirà tra una decina di anni, quando rivedendo questo film penseremo: “Ma cos’avevano in mente i registi del 2011?


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