Anno: 2012
Durata: 103’
Genere: Commedia
Nazione: USA
Regia: Robert Pulcini / Shari Springer Barman
Imogene è il nuovo film della coppia (nella vita professionale e privata) Robert Pulcini e Shari Springer Barman. I due, provenienti dal documentario, dopo aver diretto American Splendor (presentato anche al TFF del 2003), una delle più belle commedie indipendenti americane dell’ultimo decennio, hanno poi deluso ripetutamente le aspettative con le pellicole seguenti The Nanny Diaries, The Extra Men e soprattutto Cinema Verité.
Con questa nuova commedia, i due riguadagnano un po’ di terreno. Imogene inizia nel modo più classico immaginabile. La protagonista, che da il nome al film, nello stesso giorno in cui viene mollata dal fidanzato, perde il lavoro e scopre che i suoi amici della upper class newyorchese, tanto amici poi non sono.
Dopo aver tentato il suicidio quasi per sbaglio, si ritrova ricoverata in ospedale, e forte a rischio d’internamento nel reparto psichiatrico. L’unico modo per l’immeditato rilascio è quello di tonare a vivere a casa sotto custodia della madre. Il problema è che Imogene non va molto d’accordo con sua madre e soprattutto non sopporta di ritrovarsi nel tanto disprezzato New Jersey. Con l’evolversi degli eventi però la situazione lentamente cambia…
Come si capisce da questo riassunto di trama, Imogene non esce mai dalle coordinate più classiche della commedia e quindi non guadagna troppi punti nel reparto originalità. D’altro canto ha il merito di essere una commedia divertente e garbata, sorretta da un cast in ottima forma.
Kristen Wiig, l’ultima stella femminile lanciata dal leggendario Saturday Night Live, dopo comparsate in varie commedie realizzate da Judd Apatow, con il successo critico e commerciale di Bridesmaids (da lei anche sceneggiato e prodotto) ha dimostrato di poter reggere il ruolo da protagonista. Anche in Imogene (ruolo scritta su misura per lei) convince e guadagna ancor di più il centro dell’attenzione, grazie anche al supporto di due attori di razza come Matt Dillon e Annette Bening.
Non un film memorabile, ma sicuramente piacevole e soprattutto senza quella fastidiosa aria pseudo-indie di altre commedie americane recenti.
Paolo Gilli