Magazine Passione Motori

Imparare a gestire le persone negative

Da Motovita

positivita-negativitaDopo aver descritto cos’è la paura e quali effetti provoca nei singoli individui nonché nella società umana nel suo complesso, sento l’esigenza di concludere l’argomento. Il funzionamento dualistico della nostra mente prevede che per ogni cosa ne esista una contraria. Nel caso della negatività si tratta della positività. Va accettato il fatto che la negatività, e più un generale la paura stessa, è la condizione-base della nostra mente. Gli istinti sono fondati su questo.

Il bisogno di darsi regole precise e certezze assolute (paura) conduce alla negatività. Tutto ciò che non rientra in quelle regole e in quelle certezze genera automaticamente conflitti psicologici. Fin qui non c’è niente di strano, a mio parere. Credo che tutti noi umani temiamo qualcosa. Ciò che fa realmente la differenza è il modo in cui si reagisce ai propri timori.

Reagire alle paure o rassegnarsi ad esse? Questione di scelte…

Alcuni non reagiscono affatto. Eccoli diventare vittime della negatività.
Queste persone fanno del male soprattutto a se stesse.
Altri sostituiscono una paura con una certezza illusoria, il che se vogliamo è pure peggio.
Tante persone malvagie sono del tutto convinte di agire nel bene. Esse fanno del male a se stesse e agli altri.
Abbiamo poi coloro che rifiutano sia di vivere nel terrore che nell’illusione. Queste persone potremmo definirle realiste. Non danneggiano nessuno in maniera diretta, ma tendono a diventare ciniche.
Infine ci sono quelli che decidono consapevolmente di analizzare e comprendere le proprie paure per vedere che cosa ne viene fuori. Questi ultimi affrontano il lato oscuro della mente e cercano di sfruttare l’energia delle proprie paure per costruire qualcosa di nuovo.
Attenzione, si tratta di un lavoro individuale che riguarda esclusivamente la propria persona.
Lo scopo non dovrebbe essere quello di cambiare il mondo, bensì di capire meglio la propria interiorità.

Essere positivi non significa negare l’esistenza della negatività. Quello si chiama ottimismo e potrebbe essere inquadrato come una forma di psicosi. Semplicemente si preferisce concentrarsi in maniera consapevole sugli aspetti gradevoli e costruttivi dell’esistenza piuttosto che fissarsi sulle sue miserie (la morte, le malattie, i pericoli, l’egoismo, la cattiveria, il materialismo ecc).


Gli effetti della mente negativa

Il termine negatività deriva etimologicamente dal verbo negare. Perciò la mente negativa è quella che rifiuta o nasconde qualcosa. In pratica essa cerca di cancellare dalla sua realtà tutto ciò che crea dissonanza e disturbo. I problemi vengono messi da parte, le verità scomode ignorate, i sentimenti razionalizzati, i capri espiatori divengono indispensabili per sfogare la frustrazione generata dalla continua negazione della realtà.

E così ora sappiamo che le persone negative sono in sostanza anime sofferenti. Molto probabilmente neppure ne sono coscienti, ma rimane il fatto che il loro tormento interiore viene percepito dall’esterno ed ha il potere di influenzare le menti altrui.

Da bambini siamo stati tutti quanti positivi

Sicuramente da piccoli la nostra mente era polarizzata in senso positivo. Il dualismo e la negatività sono arrivati in seguito allo sviluppo della coscienza e all’integrazione sociale (scuola). Un bambino possiede paure molto primordiali, ma non manifesta la tendenza a giudicare ciò che sfugge alla sua comprensione. Bene e male sono concetti sconosciuti nei primi anni di vita, così come giusto e sbagliato.

Poi si sperimentano le regole, ci si deve confrontare con le aspettative degli adulti e avviene un grande cambiamento psicologico: la mente costruttiva viene rapidamente sostituita dalla mente duale basata appunto su elementi contrapposti. Si comincia così a ragionare in termini di bene e male, mentre prima si seguiva semplicemente la propria indole più autentica. Questo è il momento in cui i fanciulli perdono la loro purezza di spirito e diventano a tutti gli effetti piccoli adulti.


Gli esseri umani non nascono dunque negativi, ma lo diventano crescendo. La negatività tende a prevalere nella maggior parte delle persone, naturalmente a livelli differenti. Certi passaggi sono obbligati e necessari per evolvere psicologicamente verso modelli di pensiero più consapevoli. Il problema è che alcuni, per non dire tanti, rimangono incastrati nella fase oscura per il resto della propria vita terrena.

Per tanti altri quella della negatività è una fase più o meno ciclica che può ripresentarsi senza tanti preavvisi in qualsiasi istante. Risulta essere piuttosto difficoltoso mantenersi lucidi quando si sperimenta un disagio emotivo, ma se di base possediamo una mente proiettata verso la positività riusciremo sicuramente a venirne fuori.

In questo articolo voglio soffermarmi invece su quelle persone che sembrano non avere proprio nulla di positivo, come se la loro forma mentis fosse irrimediabilmente polarizzata verso l’estremo oscuro.

Dobbiamo per forza sopportare la sofferenza altrui?

La sofferenza c’è, esiste ed è potente, ma noi possiamo decidere consapevolmente di rimanerne fuori nella maggior parte dei casi. Va compreso che è possibile aiutare una persona soltanto se quest’ultima desidera superare i propri conflitti interiori. Nel momento in cui essa soffre senza rendersene conto e riesce a trasmettere negatività al prossimo, non c’è niente che noi possiamo fare per aiutarla. Ma c’è di peggio, infatti se ci lasciamo intossicare dalla sua sofferenza/negatività rischiamo noi stessi di ammalarci.

Credo che una mente sana voglia innanzitutto stare bene. Non è circondandosi di persone che stanno peggio di noi che arriveremo ad essere felici.
“Mal comune mezzo gaudio”, recita il detto. Ma anche no, direi io.
Aspiriamo al meglio oppure al meno peggio? Molti puntano al meno peggio, mentre io ambisco al meglio per me stesso. Se gli altri agiscono da freno nei confronti della mia evoluzione psicologica e spirituale, c’è una sola cosa che io possa fare: lasciarli indietro. Lo faccio per me e non contro di loro.
Accetto la consapevolezza che tali individui si nutrono della mia energia vitale come parassiti che dissanguano lentamente un organismo vivente.

Come riconoscere una mente negativa

A volte può servire tempo sebbene nella maggioranza dei casi i vampiri energetici manifestino comportamenti stereotipati. Vediamo i principali tratti di personalità dell’individuo negativo tenendo a mente che i primi 6 sono decisamente i più importanti.

1. Il materialismo. Gli oggetti rivestono un ruolo prepotente e la paura di perderli, o di non poter più farne a meno, genera squilibri emotivi. Il materialismo si manifesta anche nelle relazioni interpersonali attraverso la possessività e la paura di restare soli. Tutto è un possesso. Se sono presenti dei figli, essi vengono trattati come proprietà private prive di libero arbitrio. Il denaro si trasforma in un metro di giudizio. Di più è meglio.

2. L’invidia. È inevitabile che la personalità negativa provi invidia nei confronti degli altri. Essendo così legata alla dimensione materiale dell’esistenza tenderà a disprezzare chi possiede oggetti costosi e in generale chi fa sfoggio delle proprie ricchezze. I vampiri più evoluti invidieranno altresì coloro i quali riescono a vivere serenamente senza dipendere in maniera eccessiva da cose e persone. Sotto sotto l’invidioso vorrebbe essere al posto di chi disprezza. A volte l’invidia prende le sembianze dell’ammirazione: ci si illude che la persona ricca e potente sia più felice.

3. Il continuo giudicare. Le opinioni e le critiche sono espresse sotto forma di giudizio negativo. C’è molta paura del prossimo, quindi chi ragiona in maniera diversa viene visto come una sorta di nemico da combattere con l’unica arma a propria disposizione: la negatività. A volte si arriva alla cattiveria vera e propria. Da notare che i giudizi vengono rivolti pure verso quelle persone/cose che non interferiscono minimamente con la vita dell’interessato. Esempio: chi disprezza o teme qualcosa per partito preso.

4. La proiezione. In psicologia il termine “proiettare” indica il riversare su un’altra persona i propri pensieri, le proprie insicurezze e le proprie idee. Immaginate per esempio una madre che sente freddo e dice al proprio figlioletto di indossare la giacca, ma il bambino non percepisce alcun disagio termico e non vorrebbe la giacca! La madre proietta sul figlio una propria insicurezza. La stessa cosa la fanno le persone negative nei confronti dei loro interlocutori. Se uno di essi ha paura di perdere il lavoro, ad esempio, è possibile che cerchi di provocare in me lo stesso timore. Se esso ha tradito o vorrebbe tradire il partner è probabile che finisca per accusare l’altra persona di essere infedele. Chiaro?

5. Il linguaggio distruttivo. Il tipo di linguaggio prediletto dal parassita energetico prevede molte negazioni ed elementi di contrasto. Per esempio potremmo sentirci dire: “odio la pioggia” laddove sarebbe possibile dire semplicemente: “preferisco il sole”. Il dualismo è ben radicato nella mente negativizzata, pertanto i concetti vengono espressi chiamando in causa il loro opposto (sole-pioggia, bello-brutto, amore-odio ecc). Le frasi iniziano abitualmente con una negazione, per esempio: “non voglio fare questo” anziché “voglio fare quell’altro”.

6. L’egocentrismo. Il vampiro energetico si sente al centro del mondo e gli altri gli servono per raggiungere determinati scopi. Non va in cerca di relazioni sane, bensì di relazioni utili. Vede soltanto il proprio punto di vista e mostra un’accentuata tendenza a negare le visioni alternative. Molte menti negativizzate sono fortemente religiose e dogmatiche.

7. La visione punitiva della vita. Vivere è un insieme di obblighi e doveri, dove il libero arbitrio è limitato alla scelta degli oggetti di cui circondarsi. Spesso il piacere è associato alla trasgressione. Il divertimento rappresenta l’opposto del dovere anziché essere inquadrato come un concetto a sé stante. Un’idea esclude automaticamente tutte le altre:
se mi piace il caldo allora detesto il freddo, l’inverno, la neve.

8. I vizi e le dipendenze. Una persona negativa non possiede necessariamente dei vizi, ma di solito sì. Fumo, alcol, scommesse, gioco d’azzardo, dipendenza psicologica da oggetti come lo smartphone e l’automobile. Troviamo frequentemente rapporti personali morbosi che si reggono in piedi grazie a mezze verità o menzogne assolute.

9. Il bicchiere mezzo vuoto. Se c’è il sole fa troppo caldo, se piove è brutto, se tira vento è sgradevole. In pratica non si è mai soddisfatti e se esistono 10 buoni motivi per fare una determinata cosa, ci si fissa sull’undicesimo che è l’unico negativo. Le scelte avvengono per esclusione anziché per inclusione. Il bicchiere è dunque perennemente mezzo vuoto e mai mezzo pieno.

10. Il continuo lamentarsi. Le persone negative sono piene di strani dolori e malattie. Trovano facilmente un buon motivo per lamentarsi di qualsiasi cosa. Se tutto va bene, si inventano un problema di cui potersi lamentare. A volte si immedesimano negli altri lamentandosi di quelli che credono essere i loro problemi: peccato che si tratti di questioni immaginarie.

11. Le continue scuse. Chi vive di negatività deve disporre costantemente di una scusa pronta per tirarsi indietro. La prima risposta è solitamente un NO motivato da ragioni piuttosto deboli o irrazionali.

12. I consigli non richiesti. Oltre ai giudizi arrivano anche le perle di saggezza, naturalmente non richieste. Immagino che sia capitato più o meno a chiunque di ricevere consigli o avvertimenti non desiderati. Vi sentite perfettamente consapevoli di ciò che state facendo, ma ecco che arriva il sapientone di turno che sente la necessità di mettervi all’erta. Naturalmente il suo pensiero a riguardo è intrinsecamente irritante e svilente.

Un metodo molto più semplice…

Esiste poi un ultimo punto che riguarda più da vicino l’osservatore. Sto parlando dell’intuizione, delle sensazioni più intime, del cosiddetto sesto senso.
Come si può riconoscere una persona negativa senza passare attraverso l’analisi ragionata dei 12 elementi sopraelencati?

rodin-il-pensatore
Ponendosi una semplice domanda in un momento specifico.
La domanda è la seguente: desidero rivedere o risentire quella persona?
Però tale interrogativo va posto a se stessi soltanto quando ci si sente bene e in pace con il mondo.
Per esempio una sera mentre stiamo guardando un bel film e proviamo una sensazione di rilassamento generale.
Desidero rivedere quella persona?
Se la risposta è no significa chiaramente che l’altro/a ci ha trasmesso negatività e che il solo pensare ad esso/a sta modificando il nostro umore.
Ecco perché bisogna stare attenti a non porsi il quesito quando già ci sentiamo indisposti emotivamente.
Se non riusciamo a darci una risposta definitiva non bisogna preoccuparsi, è del tutto umano. Tra un attimo vedremo come comportarci anche in questo caso.

Come gestire una personalità negativa senza rimetterci la salute

Se siete arrivati fin qui nella lettura dell’articolo avrete già intuito che la cosa migliore da fare quando ci si trova di fronte un individuo negativo consiste nell’evitarlo. Facile a dirsi ma non sempre a farsi.

Se la mente negativa appartiene ad una persona che non siete obbligati a frequentare, vi consiglio molto banalmente di evitarla e di mostrarvi del tutto indifferenti quando dovesse capitarvi involontariamente di incappare in essa. Si tratta di mettere in pratica il distacco emotivo. Pensiamo a noi stessi, cerchiamo di essere egoisti in maniera salutare, lasciamo indietro tutti coloro e tutto ciò che rallentano il nostro cammino emotivo e spirituale.

mobbing-sul-lavoro
La situazione si complica quando il succhia-energia è un membro della famiglia o della propria compagnia.
E i colleghi di lavoro dove li mettiamo?

L’errore più grande che possiamo fare con queste persone consiste nel metterci a discutere con esse. Mai abbassarsi al livello di questi individui, altrimenti si verrà contagiati emotivamente da loro. È esattamente ciò che essi desiderano. Cerchiamo di fare uso di un linguaggio di stampo positivo evitando per quanto possibile le negazioni e i dualismi. Le nostre repliche dovranno essere risolutive e non lasciare spazio a contestazioni. Ciò li disorienterà e non sapranno come proseguire il discorso.

Per esempio, se uno di loro dovesse iniziare ad esprimere giudizi pesanti e ingiusti su qualcuno, potremmo rispondere così: “io preferisco pensare alle qualità delle persone”.
Se la cattiveria è proiettata su di noi, allora possiamo cercare di fare da specchio alla mente negativa facendole tornare indietro tutto quanto. Per esempio replicando in questa maniera: “se per te sono una persona così brutta allora dovresti evitarmi”. Oppure: “vivi e lascia vivere!”.

Attenzione soprattutto alle domande, le quali vengono formulate volontariamente in modo capzioso per spingere l’interlocutore a fornire risposte di stampo dualistico. Esempio: “ma non ti fanno schifo quelli che… (aggiungete ciò che volete)?”. Ad un interrogativo posto in tale maniera suggerisco di non rispondere se possibile, altrimenti opterei per una risposta neutrale di stampo generico, come questa: “il mondo è bello perché è vario”. Oppure ancora: “la vita è troppo breve per sprecarla pensando a ciò che fanno gli altri”.

Il potere della mente positiva

mirror-reflections
Per ogni immagine negativa inviataci dal nostro interlocutore, elaboriamone una positiva. Se quello giudica un nostro pensiero, una persona a noi cara, una nostra passione, noi dovremmo istantaneamente immaginare un elemento positivo del nostro pensiero, della persona a noi cara o dell’attività che amiamo svolgere.
Il principio da seguire è: tu mi vomiti addosso bruttezza ed io la trasformo in bellezza!

Se ci sentiamo particolarmente brillanti e vogliamo sdrammatizzare un pochino, possiamo uscircene con espressioni come: “ti assicuro che possiedo anche parecchi pregi!”, e perché no: “grazie per avermi illuminato, dottor Freud!”. Cose di questo genere, insomma.

In poche parole si tratta di usare la negatività altrui a proprio vantaggio. Per ogni parola o azione negativa che subiamo, cerchiamo di sviluppare un pensiero positivo e di immaginarci un’azione costruttiva. Non siamo affatto tenuti a rispondere alle cattiverie delle persone, ma se decidiamo di farlo assicuriamoci che la nostra reazione sia finalizzata a scacciare la negatività messa in campo dagli altri.

Un secondo principio da tenere in considerazione si basa sul detto che recita: “non dare perle ai porci“. Quando siete in presenza di un individuo che parla a sproposito, banalizza o svaluta qualcosa che a voi sta a cuore, sarebbe meglio fare un bel respiro e concentrarsi su qualcos’altro. È preferibile cambiare argomento o tacere del tutto invece che iniziare una discussione scientifica con chi è palesemente motivato dalla propria presunzione.

Eventualmente, quando saremo soli e tranquilli, potremo anche metterci a riflettere sulle cattiverie delle persone per elaborare strategie più efficaci da utilizzare in futuro. In ogni caso il mio suggerimento è quello di evitare il più possibile gli individui che trasmettono negatività e pessimismo. Il rischio di contagio è sempre presente.

Ricapitolando, le strategie da utilizzare nei confronti delle menti negative sono due:
1) Evitamento / Indifferenza quando possibile;
2) Rispecchiamento, ossia rimandare indietro la cattiveria operando come uno specchio.

facebook
google_plus
reddit
linkedin
mail
by
feather

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog