Magazine Famiglia
Ricordo in uno di questi capitoli come lo zio Berry riconoscesse nella madre depressa una particolare cura nella vestizione del neonato e in seguito del bambino, in netto contrasto con l'evidente disordine del suo aspetto.
Ora, se non fosse che sono chiari i segnali dell'autunno imminente, penserei che in questi giorni si respiri piuttosto un certo "friccicore" primaverile. Saltellando tra un blog e l'altro mi rendo conto che diverse tra le mie blogger preferite hanno simultaneamente trattato il tema dello stile, del concetto di moda, della ricerca di un equilibrio personale nella scelta del proprio guardaroba: Paola è partita alla grande con la sua prima stylish class; Caia esordisce con il suo Fashion Friday, Lalaura risponde al desiderio di cambiamento entusiasta, Piattini inizia ad accennare a una S-fashion. Chi cambia casa, chi da' una mano di nuovi colori alle pareti, a quelle del blog e magari anche alla propria vita. Questo mi fa pensare che a forza di scrivere e di passarsi il testimone si riesca a respirare un po' di positività, quella sostenibile, fatta di alti e molti bassi o almeno ci si prova.
Penso che ci sia molto da imparare dalla gestione dell'aspetto esteriore dei nostri piccoli, dal rigore che seguiamo nel prenderci cura di loro, nel vestirli, nello scegliere il loro guardaroba, nel pianificarlo e nell'organizzarlo e per dimostrarvelo sceglierò volutamente una serie di generalizzazioni in cui sentitevi libere o meno di ritrovarvi. E provo a dare un contributo in tema di stile personale.
I bambini, di media, con una velocità decrescente, cambiano guardaroba ad ogni stagione. Per quanto alcuni capi ci abbiano fatto sciogliere il cuore, passata la taglia dobbiamo rinunciarvi e acquistare (o farci passare) la stagione successiva e questo equivale a un nuovo guardaroba. Ora io questa cosa, ve lo confesso, l'adoro. Il fatto che perché una cosa è diventata troppo piccola io sia costretta a rinunciarvi e a prenderne una nuova mi da' un certo brivido di piacere. Puro consumismo vero ma anche un cambio di pagina, un giro di boa, un andare avanti. E ho pensato spesso che questa cosa mi piacerebbe farla come adulta. In un mondo "ideale" (suvvia passatemi un pensiero su un mondo non prioritario), lo ammetto, vorrei avere il coraggio di eliminare l'80% del mio armadio e sostituirlo, almeno una volta l'anno. Cambiarlo non perché non mi entra più nulla o perché è stato attaccato dalle tarme ma semplicemente perché va rinnovato. Questo significherebbe sostituirlo con una quantità relativa di gran lunga inferiore. Della serie poche cose ma quelle giuste.Una sera ho confessato questa diavoleria alle mie amiche di sempre e una di loro mi ha detto, con estrema nonchalance, che lei lo faceva già. :-D
I bambini, almeno fino a quando noi adulti non li contaminiamo e li trasformiamo in esseri orribili, non fanno confronti tra di loro. Non perdono tempo a guardare se il jeans dell'amico calza meglio e se le gambette del compagno di giochi sono più o meno storte, cicciotte o secche; al limite noteranno la percentuale di occupazione di spazio del super eroe di turno ma l'attenzione è concentrata sul cosa fare insieme, su come divertirsi e magari sporcarsi un bel po'.
Noi adulti sarebbe bene che facessimo la stessa cosa. Dovremmo capacitarci, con una buona dose di realismo, di quello che siamo e iniziare a vivere l'estetica come un mezzo più o meno interessante per raggiungere obiettivi di gustosa socialità e di benessere con noi stessi. Tutta salute!
I bambini quando iniziano ad accorgersi che possono esprimere un parere su cosa indossare (che questo arrivi il più tardi possibile perché verrebbe voglia di sopprimerli) testano dei capricci che in confronto quelli per il passato di verdura scorrono lisci come l'olio. A casa di MC non passano. Se qualcuno si rifiuta di uscire di casa con un certo paia di scarpe o un vestito incomprensibilmente a lui/lei antipatici parte la seria minaccia di uscire scalzi o addirittura nudi. Nessuno di loro ha mai accettato di correre il rischio. Ecco quando capita quella mattina in cui batteremmo noi i piedi a terra, con lo sguardo perso davanti all'armadio, i nostri conviventi dovrebbero minacciarci di buttarci fuori di casa come Dio ci ha creati e allora sì che ci daremmo una mossa.
Curiamo i nostri bambini in modo maniacale. Dopo il cambio o il bagno non perdiamo mai un turno di incrematura. Posto che lo trovo immancabile per il piacere di coccolarli e massaggiarli, la cosa tutto sommato è comunque paradossale, perché i bambini hanno in generale una pelle giovanissima e, salvo casi specifici di problemi epidermici, non avrebbero bisogno di grandi supplementi. Se nutriti e idratati correttamente basterebbe una passata di buona crema o olio di mandorla anche solo due volte la settimana.
Per noi adulti invece, noi donne che ci troviamo ad affrontare gravidanze, allattamento ed età che avanza, è un optional. Mai che troviamo il tempo per prenderci cura di noi con lo stesso ardore. Va bè la superficie da spalmare è decisamente superiore rispetto al batuffolo di ovatta ma non riduciamoci, per favore, a diventare statue di cartapesta.
Quando usciamo per comprare quello che serve per il nostro bambino scegliamo abilmente capi ben abbinati nei colori e magari pure intercambiabili. Consci del punto uno siamo sempre più bravi a fare la lista del must-have più qualche nice-to-have per solleticare il nostro orgoglio di genitori. Non so voi, ma io vesto decisamente meglio i miei figli rispetto a me medesima e loro godono della scarpetta che va bene su più cose, del pantalone mai orfano della maglietta ideale. Sul mio fronte un disastro: intere stagioni in cui una gonna bellissima rimane sola al buio perché non ho mai acquistato il maglione o la giacca da metterci sopra o troppe scarpe che ci azzeccano con solo un vestito a turno. Il risultato è un guardaroba poco funzionale e eclettico, al limite del surreale. La frase più ricorrente: non ho più nulla da mettermi.
Sempre per la regola numero uno, i vestiti dismessi vengono conservati per il figlio due oppure passati agli amici con figli a cascata o venduti su ebay. Io dico, perché non facciamo la stessa cosa? Perché non facciamo una bella festa in cui ognuno porta le cose che non mette più e le mette a disposizione degli altri? Quello che non piace più a noi o non ci entra più o ci sta troppo largo potrebbe far impazzire la mia amica. Cose nuove, come per i bambini, che riprendono vita a casa di un altro.
Per aiutare me stessa, il doc, ma soprattutto la babysitter o le nonne, armadi e cassetti di Leo e Picca sono matematicamente divisi per generi e spesso per colori. Un vero gioco di insiemistica. Suggerisco lo stesso approccio nei nostri di armadi. Ci vorrebbe la stessa organizzazione per velocizzare il momento della scelta ogni maledetta mattina. Se poi fossimo bravi a prepararli la sera prima come magari facciamo per loro, potremmo dormire quei cinque, dico solo cinque, minuti in più.
Quando la mattina i miei bambini mi osservano mentre mi trucco (ve lo dico io mi trucco poco), maschio o femmina, vorrebbero imitarmi e, per salvarmi dall'impaccio, non sto a menarla sulla storia dei maschi e delle femmine, chi lo può fare e non lo può fare. Ci penserà il mondo e le sue convenzioni a spiegarglielo invitandoli a fare le loro scelte. Piuttosto rispondo loro con un pensiero che per ora sembra convincerli e cioè che, secondo me, i bambini sono già belli così e non hanno bisogno di trucchi. Traslerei il pensiero su noi grandi applicando la regola, tanto di moda oggi, del less is more. Anche molti di noi sarebbero molti più belli senza troppi orpelli, artifici e omologazioni.
E con questo vi saluto e me ne vado a giocare su Polyvore...
* T. Berry Brazelton
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