“Napolitano è ormai oltre la democrazia e oltre la Costituzione. Presenteremo al più presto la richiesta di impeachment per Napolitano.”
Così scriveva Grillo il 24 ottobre sul suo blog.
Ora, l’impeachment si può proporre solo per alto tradimento (nel caso per esempio Napolitano rivelasse segreti di Stato) o per attentato alla Costituzione (nel caso Napolitano entrasse in Parlamento con un lanciarazzi e facesse un colpo di Stato). Non essendo però accaduto niente del genere, chiedere l’impeachment ha poco senso. Anzi nessuno. Il Parlamento si dovrebbe riunire in seduta comune per votarlo e la Corte Costituzionale, integrata con cittadini comuni aventi determinati requisiti, dovrebbe quindi giudicare, nel merito, il Presidente della Repubblica sotto accusa. Insomma, pura utopia.
Il fatto che non venga rispettata la Costituzione è un problema che sta molto a cuore a Grillo e al Movimento 5 Stelle tanto che alcuni deputati, com’è noto, erano anche saliti sul tetto della Camera per protestare contro la riforma della Costituzione.
Tutto ciò potrebbe anche essere bello e democratico come direbbe Cuperlo: la Costituzione va difesa e protetta. Ma va anche applicata.
Articolo 67: ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.
Parole molto nobili ma che hanno anche un contenuto preciso. Prima di tutto il parlamentare non ha vincolo di mandato nei confronti del partito. È quindi libero di votare e esprimere opinioni senza dover renderne conto al partito. La sua responsabilità politica potrà quindi essere fatta valere esclusivamente nel momento in cui il parlamentare vorrà ricandidarsi con quel partito. Se non ha seguito le sue indicazioni, il partito non lo ricandiderà.
Se quindi una parlamentare grillina decide di votare la fiducia al governo, minacciarla non è solamente volgare ma è incostituzionale.
Esercitare la professione senza vincolo di mandato vuole dire anche divieto di mandato imperativo. Il parlamentare non è tenuto a fare quello che ha promesso in campagna elettorale. Certo, se non lo fa è molto probabile che non verrà più eletto ma, nel mentre, non può essere licenziato.
Affermare quindi che i parlamentari grillini non possono portare avanti la campagna contro il reato di clandestinità perché non previsto nel programma elettorale non è solamente disarmante ma è incostituzionale.
Ergo, o Grillo impara ad applicare la costituzione o chieda l’impeachment per se stesso, se mai si potesse.
Vorrei concludere con una frase scritta da Grillo il 5 marzo 2011: La Costituzionenon è il Vangelo, il Corano o il Talmud. Per qualcuno però lo è, rappresenta le tavole della Legge di Mosè e ne fa un uso religioso, fideistico. La agita in manifestazione come il libretto rosso di Mao. La Costituzione è un testo scritto da uomini in carne ed ossa, non da semidei, nel secondo dopoguerra.
Queste critica era rivolta al fatto che la Costituzione non prevede meccanismi efficaci di partecipazione diretta dei cittadini nel proporre le leggi.
Siamo ben consapevoli del fatto che Grillo oggi non contesti il cambiamento della Carta ma il modo in cui si sta cercando di cambiare la stessa. Parlare di dietrofront come molti giornali hanno fatto è quindi pura demagogia. L’immagine trasmessa è però quella di una Costituzione che a targhe alterne e in base a quale scelta porti più voti si può cambiare o si deve difendere, comunque mai applicare.
Profilo di Ivan Lagrosa
Nato nel 1994, studente di Economia e commercio, da sempre appassionato di giornalismo. Mi interesso principalmente di economia e di politica nazionale. Le mie passioni sono la musica, la scrittura e il nuoto.
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