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Impossibile? no. intervista a emanuele alfieri

Creato il 29 aprile 2011 da Nuamood

Emanuele Alfieri alias “Impossibile” è un’artista e scenografo milanese classe ’80, che ha dedicato gran parte della sua vita a studiare l’arte e molte delle sue applicazioni.

Fin dai primi anni novanta (inizia già a 15 anni come Impo dipingendo Puppets sui muri) dipinge con lo spray accostandosi all’aerosol writing e al mondo dei graffiti. Ha collaborato strettamente con il gruppo BN per promuovere e sviluppare l'arte urbana e con il gruppo Mpm per l’approfindimento e la deformazione dello stile figurativo.

Sperimentazione è la parola chiave e realizzare l’impossibile il suo obiettivo, per questo ha appreso diverse tecniche per creare nuovi linguaggi espressivi: graffiti, pittura figurativa, scultura, video motion 3D, light design ed elementi luminosi, utilizzando il cocktail di questi elementi per costruire ambienti scenografici.

Dal 1997 sperimenta con performance e moke-up scenografici esibendosi ed eseguendo soggetti per: IBM, Adidas, Citroen, Renault, Canon, Lexmark, Rinascente, Nestlè, Guru, Audi, Fiera Milano, Asics, Ceres per citarne alcuni.

Oggi dopo vari interventi culturali all’attivo; mostre collettive tra cui le numerose esperienze con TheBagArtfactory e diverse personali, non smette di ricercare nuovi linguaggi pittorici digitali, sperimentare nuovi supporti e addentrarsi in affascinanti ambiti come quello del design.

Emanuele definisce la propria ricerca artistica come “frattalico-modulare”: tante piccole parti, simili, mai uguali, si uniscono e danno vita a una figura unica che confonde i sensi e coinvolge nella fruizione (concetto ispirato dai pixel delle immagini, i vecchi ioduri d’argento, i puntini colorati emessi dallo spray, elementi che compongono il soggetto come atomi e particelle infinitesimali costituiscono la natura).  Nella pittura il messaggio è trasmesso dalla dicotomia fra l’immagine complessiva e i dettagli che la compongono, nell’evoluzione digitale forme e oggetti imperfetti, estrapolati dal loro contesto, creano composizioni che ricordano un dripping dalla generazione frattalica. Nel design, interviene l’elemento luce che dà nuova forma alla pittura rendendola un vero e proprio oggetto di arredamento, il light-box, fonte d’illuminazione e di immagine per lo spazio.

Da dove prendi spunto solitamente per i tuoi lavori?

L’immaginario che utilizzo nel prendere ispirazione scaturisce dalla mia elaborazione della realtà percepita, dal reale e virtuale che circonda l’uomo occidentale oggi, dai pensieri collettivi e il mondo fantasioso prodotti dalla coscienza cosmopolita globalizzata all’inizio dell’era post-industriale. Uso una spiccata fantasia visionaria ed immaginativa nel proiettare idee su ciò che osservo, rimanipolando i soggetti, così evocando nuovi universi mentali; l’utopia è cercare di migliorare la realtà con l’Arte, attraverso “l’illuminazione” dell’ Idea, la diffusione mediatica della realizzazione e l’emozione percepita.

 

Spesso nelle tue opere si coglie un punto vista visionario, pensi ai tuoi graffiti come visioni onirico-fantascientifiche oppure come ad una realtà prossima futura?

I graffiti sono spesso lo specchio, l’istintiva percezione della vita e dei pensieri inconsci, oltre ad essere frutto del puro divertimento creativo: l’immediatezza della realizzazione e la specificità della superficie spesso di pubblica visione sono elementi che condizionano i soggetti o meglio ne determinano la comunicabilità.

Il fascino del futuro ha su di me un grande influsso e tendo a rappresentare ciò che vorrei vedere e vivere; “le visioni” tradotte in rappresentazione vengono trasmesse dalla materia e sono delle vere e proprie evocazioni (oniriche).

La mia produzione diviene critica e allo stesso tempo elogio del mondo contemporaneo: la realtà è scomposta e ricostruita giocando in contraddizione con le leggi della fisica conosciuta, immaginando scenari, ipotizzando altre dimensioni fisiche e cercando di mostrare una finestra sull’immaterialità delle idee, creando così l’impossibile.

Qual è la forza motrice della tua produzione artistica?

Sono da sempre stato ammaliato dalla creazione: la realizzazione come artista la trovo nell’emozionante e faticoso processo alchemico di raffinazione della materia, dal grezzo al definitivo, effettuato con intelligenza artigiana ed estremo pragmatismo.

Credo che la forza motrice della mia produzione artistica sia la voglia di stupire, di “svegliare”: il mio lavoro deve interrompere la noiosa routine quotidiana e rimanere indelebilmente impresso nella mente di chi osserva; se non il diretto ricordo dell’immagine o del soggetto, almeno l’impatto dell’idea realizzata.

Parlaci dei progetti che ti sono particolarmente piaciuti e di uno o più proposte che ti piacerebbe realizzare.

Il progetto più particolare che ho avuto il piacere di organizzare ed eseguire si è concretizzato in una performance dal nome Afistfullconcrete, in cui lo show live di pittura compenetrava con l’esecuzione elettronica di un brano creato ad hoc dall’amico e collaboratore musicista Rocco Siliotto – RSX, a sua volta interlacciato con la proiezione di un video motion3d di mia produzione, con lo scopo di protendersi verso l’opera totale realizzata in performance dal vivo, composta quindi da più media e da multi-coscienze artistiche.

In questo link il live al Politecnico di Milano durante il festival dell’Arte Generativa:

Il progetto più invitante è stato Sold Out 2008, il riciclo ambientale di un edificio commerciale ormai in disuso. Un ipermercato rigenerato da un progetto artistico scaturito da una collaborazione tra il collettivo artistico di TheBagArtfactory, a cui partecipo dal 2005, e Thomas Berra, giovane artista lombardo molto aperto all’interazione e contaminazione delle idee. L’operazione artistica si è concretizzata nella realizzazione di un grandioso spazio espositivo (3000mq)  riutilizzato dall’arte, modificato per una nuova funzione prima dell’abbattimento, trasformato in un museo estemporaneo ospitante 36 autori espositori. La mia partecipazione generò il logo, il concept dell’evento, il percorso interno dei fruitori, il riuso degli elementi espositivi e d’arredo già esistenti in una nuova chiave estetico-funzionale, il riciclo post-industriale.

Vorrei realizzare un grandioso progetto artistico di ampio impatto pittorico, customizzare un’intera piazza, intere facciate di palazzi o un intero quartiere urbano, irrompendo con il colore e modificando la tridimensionale realtà con la bidimensionale evocazione decorativa.

Inoltre sto studiando molto per produrre nuovi progetti di arredo urbano massivo, nuove soluzioni per la sperimentazione tecnologica nelle metropoli, vorrei sviluppare tantissime idee e cerco di implementare le mie conoscenze e ricerche verso la realizzazione esponenziale dei miei sogni.

 

IMPOSSIBILE? NO. INTERVISTA A EMANUELE ALFIERI

 

 

 

IMPOSSIBILE? NO. INTERVISTA A EMANUELE ALFIERI

 

IMPOSSIBILE? NO. INTERVISTA A EMANUELE ALFIERI

 

 

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