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Impressioni di settembre

Da Sogniebisogni

Akira Kurosawa

Il fatidico settembre è cominciato fra una pioggerella e una pernacchia di Bossi, tutti piccoli mali di stagione. Il traffico di Roma è tornato al suo posto e non si muove per dodici ore al giorno. I nuovi studenti cercano di pronunciare “A come Ancona”, ma probabilmente non sono del tutto convinti del significato di Ancona (non starò certo a spiegarglielo). Io sono sempre qui che combatto con connessioni internet volanti, assenza di frigoriferi, stratificazioni di polvere e scaffali pericolanti. Rimettendo a posto i libri ho riscoperto volumi che non ricordavo più di avere. Di solito ne metto a posto due e mi fermo a leggere il terzo, lì in piedi davanti agli scaffali semivuoti, finché non mi accorgo che è passata mezz’ora e devo sbrigarmi perché ci sono altre dieci casse da svuotare. La mia vita tende a passare un po’ troppo fra le pagine della mia biblioteca e troppo poco là fuori, dove una folla sconfinata si agita in tutte le direzioni lungo la via Tiburtina. Lo snodo di tutto il traffico del quartiere sembra l’enorme cantiere della nuova Stazione che cresce torreggiando sulla piastra ponte. Noi ci aggiriamo là attorno fra un autobus e un kebabbaro. I pannelli che mostrano la forma definitiva dell’edificio sono coperti di graffiti e falli. Nessuno sembra credere che verrà veramente completato, lo stato di caos permanente sembra attagliarsi così bene alla città che nessuno accetta l’idea di un parto strutturale. Noi italiani si finisce sempre per essere sorpresi dal futuro che prima o poi arriva. Come l’amore dicono. O come il tramonto del sole.


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