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In 8 mila per la dott.ssa michela de petris dopo il servizio sulle “iene”

Da Nicla

“VOGLIO DARE UNA RISPOSTA AD OGNUNO DI VOI”

intervista alla dott.ssa Michela De Petris, dietologa esperta nella terapia nutrizionale del paziente oncologico

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Di certo, dice, “non tornerei più indietro”. E a conti fatti, “sono orgogliosa di avere avuto la possibilità di riportare ad un pubblico così vasto la verità sull’alimentazione e il ruolo che questa gioca nella ricerca della salute”.
Di cose da dire ne avrebbe molte la dott. Michela De Petris. Ma ha preferito il silenzio. Quello stampa, almeno, sulla sua persona. Ma di certo non quello sulla sua professione, che oggi rappresenta una speciale zona rossa per molti italiani: quasi 8 mila, infatti, le chiamate e le richieste via mail e via cellulare pervenute da tutta Italia da parte di pazienti e famigliari che richiedono la possibilità di una prima visita con lei.

Che il merito di tutto questo vada all’intervista realizzata per il programma televisivo “Le iene”, andato in onda lo scorso 5 marzo, non c’è dubbio. Ma che di fatto la giovane dottoressa, dietologa ed esperta nella terapia nutrizionale del paziente oncologico, sia stata la prima ad aver sostenuto a telecamere accese posizioni chiare e giustificate a commento della centralità della scelta alimentare nella terapia oncologica la dice lunga sul perché di tanto baccano mediatico.
“Mangiare bene non è un diritto- afferma- E’ un dovere. Sono i pazienti oggi che vogliono sapere e capire. E i medici hanno il dovere di dare una risposta concreta”.

E’ la formazione infatti quella che oggi manca prima di tutto, sostiene la De Petris. Formazione alle persone, ovviamente. Ma anche formazione ai medici, e a tutti coloro che sono deputati a rispondere alle tante domande che sempre più insistenti arrivano dai pazienti e dai loro famigliari.
“Non è accettabile – ribadisce il medico- che ci si senta in diritto di affermare qualcosa di costruttivo sul ruolo svolto dall’alimentazione nella salute avendone seguito solo qualche ora di insegnamento nel corso di laurea in medicina. Nè è accettabile sostenere posizioni  positive o contrarie ai tanti meccanismi che sottendono l’efficacia di una dieta a base vegetale studiandola solo un ora su quattro anni di specializzazione in scienza dell’alimentazione”.

Un buon silenzio, dunque, è meglio di una frase di troppo?
“Bisogna soppesare molto bene ciò che si dice, in pubblico come in ambulatorio. Sostenere infatti che l’alimentazione possa sostituire, nella cura delle patologie tumorali e in genere delle malattie cronico-degenerative, le terapie convenzionali è fuorviante e non adeguatamente provato. Affermare invece che una dieta a base di alimenti vegetali di fatto è in grado di supportare al meglio queste terapie, amplificandone l’efficacia, riducendone gli effetti collaterali, migliorando la prognosi della malattia e riducendone le recidive e i diversi secondarismi non solo è giusto, è doveroso. Esistono studi significatici che indirizzano in questo senso e la pratica di ogni giorno lo dimostra. L’alimentazione può essere una scelta centrale non solo nella prevenzione, ormai indiscutibilmente dimostrato, ma anche nella fase di terapia”.

Studi schiaccianti su quest’ultimo punto, tuttavia, non esistono…
“Ancora no. Il The China Study e altre ricerche eseguite gettano le basi di una strada ancora tutta da scoprire, sia in possibilità che in concretezza. Ma è solo questione di tempo. Ciò che ad oggi esiste sono studi che indicano l’efficacia di una direzione da intraprendere, direzione che nella pratica sta già dando i suoi risultati. Perché il tutto rientri nel paradigma scientifico e quindi sia applicabile a priori, richiede tuttavia ulteriore studio e rigore. Ma il cammino è già avviato”.

Ai malati di oggi però che si dice?
“Quando una patologia come quella tumorale dimostra, come già evidenziato, una

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riduzione nel rischio di recidive, è già supportata la valenza terapeutica della cura intrapresa. Non incorrere nuovamente nel tumore è per un paziente oncologico l’equivalente di una guarigione. Quindi non vedo i presupposti per non incoraggiare un paziente oncologico ad un cambio alimentare, soprattutto a fronte della tranquillità di questa scelta che non solo non contrasta le cure in essere bensì le sostiene e ne amplifica gli effetti”.

Se è così semplice, perché allora non lo consigliano tutti?
“Per lo più manca la formazione. L’ho detto prima: non si può parlare di ciò che non si conosce. Figurarsi consigliare! Ma è anche vero che il numero di specialisti che in Italia si sta muovendo in questo senso è in forte crescita, proprio perché la richiesta delle persone è in crescita. Da qui, a mio avviso, la necessità di unirsi e creare una rete di professionisti qualificati in grado di fare informazione, dare formazione e creare ricerca. I tempi oggi sono maturi”.

8 mila persone tuttavia, sono tantissime. Come intende rispondere a tutti?
“Oggi la priorità massima è proprio questa, dare una risposta qualificata e concreta a tutti queste persone che mi hanno contattata. Tra loro ci sono molti malati oncologici, è vero, ma anche tante persone che cercano linee guida pratiche e mirate per affrontare un personale percorso di prevenzione o di sostegno a malattie cronico-degenerative come diabete, cardiopatie, Alzheimer, psoriasi eccetera. Ciò che chiedono non è la sospensione della terapia in corso, bensì la conoscenza di un possibile percorso alimentare a loro consono da integrare alla pratica curativa già in corso. A questo mi sono impegnata di rispondere e a questo prendo impegno personale di rispondere: è indispensabile in questo momento non regalare a nessuno false speranze. Bisogna invece mettere in piedi una rete di professionalità e collaborazioni tra i diversi specialisti che in Italia sposano questo pensiero in modo da dare una riposta concreta e personalizzata ad ognuno. Nel far questo ho trovato un valido appoggio in Be4eat, l’associazione che in Italia è la portavoce ufficiale degli studi e del pensiero di T. Colin Campbell, che mi sta supportando nell’organizzazione di un ciclo di incontri formativi collettivi su più date in tutta Italia e nella creazione di una rete di medici e specialisti formati e competenti che possano dare una risposta individuale a chi ne sentisse, successivamente, l’esigenza. La prima data è il 12 aprile a Milano, ma ci si sposterà in tutta la Penisola, da Bologna a Catania. In questi incontri fornirò tutte le linea guide e le indicazioni pratiche per iniziare fin da subito un percorso personale di alimentazione. Il mio augurio più sincero è che sempre più persone abbiano la possibilità di sapere: l’informazione è l’arma più potente che abbiamo per salvaguardare la nostra salute”.


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