Arrivò il dottore. Un dottore, nient'altro che due occhi che la scrutavano, le sembrava, da lassù in cima, dall'apertura del pozzo, e che poi divennero volto, corpo e suono di parole vago e poi, infine, dottore, Perché è qua, dottore?che ci faccio sul fondo di un pozzo?da dove son caduta? Riuscì a chiedere lei, sforzandosi di allungare le braccia, di ergere il proprio corpo verso l'uscita di quel cunicolo verticale di cui si credeva sfortunatamente prigioniera, ed allora, il dottore:Dei vicini l'hanno trovata stesa sull'ingresso di casa, così mi hanno chiamato perché, sa, abito giusto due piani sopra di lei, si ricorderà, ci siamo incrociati qualche volta, anche alle riunioni...Anche alle riunioni, anche lei ha colpa.Di cosa?Di tutta la pelle in giro. Non sta in cima ad un pozzo?No... no... no, signora, solo due piani, non è in un pozzo, lei, sa?No, certo, ha ragione, io sono il pozzo e al limite nel pozzo ci sta lei.No, signora, mi senta... nessun pozzo, qui. Mi ascolti bene. Le ho preso i parametri. Niente che sia davvero allarmante, credo lei sia vittima di una piccola intossicazione alimentare, anche da alcuni segni, vedo... i vicini hanno già chiamato suo marito, sarà subito qui, ma forse è il caso che si faccia trasportare al pronto soccorso, per un controllo più attento...Non sono un pozzo? Sono un vaso.Cosa, scusi?No, niente ospedale, sto bene, sto bene, adesso... Poi, no, le assicuro, non si tratta affatto di intossicazione, non ho mangiato nulla di strano, nulla che non mangi sempre...Sa, alle volte non vuol dire: una partita avariata, il nostro corpo che un bel giorno si risveglia strano e per qualche sconosciuto motivo reagisce in modo imprevedibile a qualcosa che fino al giorno prima...No, no, non è un'intossicazione. Il motivo di tutto è che mi è morto il gatto.Scusi?Niente. Scusi lei. E i bambini, che lei sappia?Non ne sono sicuro, suppongo ci pensi suo marito, non si preoccupi, deve solo stare tranquilla e riposare.Suppone. E poi passerà?E poi passerà. Posso vedere la sua lingua, signora?La mia lingua.Già.Guarda in fondo a questo buco.Signora... sì... mi sembra tutto bene, richiuda pure, se vuole.Chi ci hai visto, laggiù? Adesso, vedi, è chiuso, non si riaprirà mai più per nessuno. Se non passasse?Come, scusi?Lei non afferra sempre subito tutto al volo mi pare. Deve essere più svelto. Una cosa un attimo c'è, un attimo dopo... in fondo alla mia bocca. Comunque, diceva: poi passerà.Se non passasse... io le consigliereiSì, devo pulire il bagno, grazie di tutto, c'è morto il gatto.Ma com'è morto? Non è che avesse qualche malattia strana, che lei sappia?No... no! Stava benissimo. Era solo vecchio, evidentemente troppo, ed i bambini non devono sapere, non voglio che sappiano che certe cose possono accadere o penseranno che possa succedere lo stesso anche a me, e al padre, a loro... e vivranno male per questo, avranno paura, finché una cosa la leggi sui libri è solo un romanzo, non devono sapere.Eppure, guardi, io ritengo...Lei fa bene a ritenere, anzi, la ringrazio anche per questo e non la trattengo, vorrei restare sola, di modo che mi possa davvero riposare un poco ancora.Sì, certo, come vuole, ma non sarebbe meglio che rimanessi qui ad attendere con lei suo marito?No, non è il caso, arriverà subito, è sempre molto solerte, non si preoccupi.Va bene, signora, allora io vado, però è chiaro che rimango sempre a disposizione, abito qui sopra, capito? Qualsiasi cosa debba succedere, non esiti.No, non esiterò... non capiterà nulla... nulla per cui lei possa esserci utile... vada pure, arrivederci.Arrivederci,esclamò il dottore, alzandosi per uscire.Ritengono, suppongono. Ecco cosa fanno i dottori, pensò, rimasta sola.
La lingua. Nel vaso. Laggiù, nella bocca, aperta, qualcosa. Si poteva vedere. Giù. Dal varco. Un momento fa c'era ed ora non c'è più. Non c'è più neppure il varco.
Si alzò barcollando, nauseata. Sorpresa dall'insorgere brutale di questo malessere così improvviso e fastidioso. Era troppo, non se ne capacitava. Valutò la possibilità che si trattasse davvero d'un'intossicazione, ma continuava ad essere certa di non aver ingerito alcunché d'insolito. Non riusciva davvero a spiegarselo. Rimase a prendere fiato appoggiata allo stipite della porta del bagno, osservò il tappetino, qualche pelo in giro, pensò addirittura: forse non tutto è perduto, con tutto quel pelo il gatto lo potremo far clonare, l'ho sentito in tv, ce l'avremo nuovonuovo, potremo ridar vita alla dinastia, a meno che non si cloni già castrato, no, certo che no, poi comunque ritornerebbe il solito problema, sarebbe necessario trasferirsi in campagna, ma come si fa, con il lavoro di mio marito, la scuola, i bambini... finiremmo per doverlo far castrare ancora... che alternativa avremmo? E poi... si può clonare un gatto? Ma certo, clonano le pecore. I dinosauri. E' che costerà troppo. Raccolse il tappetino, non la sfiorò neppure l'idea di lavarlo, lo raccolse e lo gettò, poi spazzò via i peli del gatto, li stava per gettare nel water quando si fermò, ne prese una dozzina e se li intascò. Proprio quel gesto le ricordò che il sacco della spazzatura era tuttora in cucina, il gatto morto ancora in casa, altro che due peli, si doveva assolutamente gettarlo, le cose non avrebbero ricominciato a girare bene finché Mukil, morto, fosse rimasto in quel sacco.