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In arrivo Allegiant, l’ultimo capitolo della trilogia di Veronica Roth

Creato il 12 marzo 2014 da Alessandraz @RedazioneDiario
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«Ma ora che so quanto grande è il mondo… Credo che, per conseguenza, sia diventato troppo stretto per la mia fazione.»
Allegiant

Manca davvero poco. Stiamo contando i giorni che ci separano dall’uscita italiana di Allegiant, terzo capitolo della serie, pubblicato il 22 ottobre scorso negli Stati Uniti e previsto in Italia il prossimo 21 marzo. Nel frattempo, siamo ancora più trepidanti per l’attesa del film Divergent (prevista in Italia il prossimo 3 aprile), la versione cinematografica del libro, dove finalmente potremo dare una forma e un volto ai personaggi del fantastico mondo creato da Veronica Roth. Vi proponiamo la recensione dei primi due capitoli della trilogia, per fare il punto della situazione e riprendere la lettura da dove l’avevamo interrotta.

DIVERGENT

Inutile dire che i fantasy, in particolare i distopici, hanno sempre il loro fascino. Ognuno, nella sua specifica ambientazione, contiene una visione della realtà che a volte sfiora il surrealismo artistico con tutte le sue implicazioni di sentimenti e coinvolgimenti, sia positivi ma ancor più spesso negativi e drammatici.

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La realtà creata e il mondo dove i personaggi si muovono sono sempre proposti nelle loro sfaccettature cupe, post-apocalittiche e spesso tecnologicamente avanzate a livelli quasi fantascientifici. Pur discendendo dal genere fantasy che si avvale di elementi soprannaturali, magici e intrinsecamente legati al mondo della natura, la realtà distopica è quasi sempre, all’opposto, il punto di arrivo dell’espansione e della conquista, come fosse la rappresentazione della fine e dell’eccesso dell’animo umano. Esiste una sorta di elemento negativo aleggiante che rimanda a società in cui tutto è perfettamente organizzato, tutto stabilito in modo tale che le persone sono costrette a ubbidire e sottostare a leggi inviolabili, tanto da ricordare (senza scendere in dettagli e/o considerazioni personali) i nostri più tristi, e storicamente conosciuti, regimi totalitari. Organizzazioni societarie o dittature che non lasciano margine di errore (e neanche margine di scelta), che non vogliono difetti (e neanche accettazione della diversità), che non transigono su chi dovesse ribellarsi (e neanche valutarne le motivazioni).

Anche in Divergent, che apre la serie in una post-apocalittica Chicago, esistono e cercano di convivere 5 diverse fazioni: i Candidi, sinceri, dicono sempre la verità e si occupano della legislazione; i Pacifici, gentili, rigettano l’aggressività e sono assistenti sociali e consulenti; gli Eruditi, seguono la via della conoscenza dedicando la vita alla cultura e lavorano come insegnanti o ricercatori; gli Abneganti, altruisti e caritatevoli, per questo ricoprono posizioni di potere governativo; gli Intrepidi, coraggiosi e forti e proteggono la popolazione. Esiste, però, anche una sesta categoria di persone che non appartiene a nessuna delle altre: gli Esclusi. Essi sono coloro che vivono al di fuori della società, mendicando, perché non sono riusciti a superare l’iniziazione ad una fazione. Già questo ci indica come possa essere spietata la logica che regge tutta la comunità: chi per un motivo o per un altro non riesce ad inserirsi in una delle fazioni principali viene escluso, poiché non risulta degno di essere parte della popolazione civile e viene confinato ai bordi della città come emarginato. In questo possiamo subito vedere il lato oscuro del test attitudinale che i ragazzi devono fare, arrivati ai loro 16 anni: il test dirà loro quale fazione è più adatta ai loro requisiti caratteriali, cosicché il giorno della cerimonia della scelta dovranno comunicare se restare nella fazione di appartenenza (e quindi della famiglia) oppure andarsene per assecondare le proprie inclinazioni.

«Volevo essere come gli Intrepidi che vedevo a scuola. Volevo essere scatenata, spericolata, libera come loro. Ma loro non erano ancora membri, stavano solo giocando a fare gli Intrepidi. E così era per me, quando sono saltata giù da quel tetto. Non sapevo che cosa fosse la paura.»

Anche questa fase diventa importante, basilare, e suscettibile di essere traslata nella fase comportamentale degli adolescenti: infatti, in questa azione, possiamo vedere il desiderio di seguire la propria strada, anche se ignota e pericolosa, oppure restare nell’ambiente più sicuro e conosciuto del nido materno. Ovvio che anche questo possa essere un fattore di appeal per i ragazzi e che possa aver condizionato la passione dei lettori per la scelta e la successiva iniziazione della protagonista Tris: l’empatia viene creata istantaneamente. Nel caso di Tris, però, la situazione è anche peggio e ancor più coinvolgente, proprio perché lei non è soltanto decisa a entrare nella fazione degli Intrepidi, ma dal suo test attitudinale risulta che è una Divergente: sono ben tre le caratteristiche che fanno di lei una persona non ammessa dal sistema, troppo pericolosa, perché non controllabile. Infatti Tris riesce, grazie a questa sua prerogativa, anche a stravolgere e superare le “simulazioni” a cui sarà sottoposta. In questo primo capitolo della saga, infatti, ciò che colpisce è proprio il fatto che tutti i ragazzi debbano essere sottoposti a una scelta e superare una fase di iniziazione durissima, in cui violenza, scorrettezza e ambizione rischiano di essere i valori dominanti.

«Non sono un’Abnegante. Non sono un’Intrepida. Sono una Divergente. E nessuno può controllarmi.»

La Roth ne fa un grandissimo spunto di riflessione per far comprendere quanto l’appartenenza alle varie fazioni possa diventare la legge e il modus operandi dei vari adepti: il seguire solo la logica della fazione non lascia vedere a volte il vero senso e l’importanza della vita, l’uomo viene reso cieco dalle leggi e dal sistema anche a costo della vita stessa. Inoltre, è veramente possibile ingabbiare la natura umana in una categoria? Poter dire con certezza assoluta che non vi siano slanci di altre pulsioni in ogni persona? Smontare pezzo per pezzo la complessità dell’uomo e ridurre ogni essere a un automa incapace di reagire e di rifiutare regole assurde? Gli interrogativi sono di ampio respiro e la Roth, attraverso le avventure di Tris e Quattro, riesce perfettamente a inculcare tutti questi dubbi nella nostra mente. Perché in fondo ognuno ha i propri segreti e le proprie inclinazioni, le proprie paure e le proprie risorse, che fanno dell’animo umano un meraviglioso mistero non catalogabile proprio per la sua unicità. Inoltre, è effettivamente vero che, in un sistema in cui tutto è perfettamente stabilito e il margine di errore tendente allo zero, non vi sia invece qualcuno che voglia proprio annullare questa possibilità di errore per non avere problemi? Che dietro questa apparente armonia non vi sia qualcuno che diriga tutta l’orchestra e che faccia suonare soltanto la propria musica? Qualcuno che possa accedere alla stanza dei bottoni e giovare di questo sistema così pianificato? Questo lo sapremo solo alla fine, quando uno scontro, tanto crudele quanto necessario, ci darà la corretta prospettiva da cui poter valutare anche tutto il passato.

Personaggi molto ben caratterizzati, nonostante la giovane età, ambientazioni strutturate, azioni e intrecci ben definiti, passaggi emotivi che arrivano al lettore nonostante lo stile fluido e semplice, specifico dei romanzi YA, che capitolo dopo capitolo coinvolgono in un crescendo di azioni, ma anche di rivelazioni e scoperte.

Autore: Veronica Roth
Titolo: Divergent
Traduzione di Roberta Verde
Casa editrice: De Agostini
Pagine: 480
Prezzo: € 14,90
Data pubblicazione: 22 marzo 2012

INSURGENT

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Iniziare il secondo capitolo della serie non è stato facile perché, ovviamente, visto il parere positivissimo del primo libro, avevo enormi aspettative. Possiamo dire che l’inizio è stato piuttosto lento, complesso, dove i protagonisti si ritrovano dopo che la fazione degli Intrepidi è stata decimata a dover scappare dalle altre fazioni o al contrario trovare rifugio all’interno dei loro quartier generali. C’è un susseguirsi di fughe e inseguimenti e a volte non appare ben chiaro “chi insegue chi”, tanto che ad un certo punto sembrano essersi perduti i connotati principali dei protagonisti, in modo tale da far dubitare sulla loro appartenenza alla categorie dei “buoni” o dei “cattivi”, infatti anche la stessa Tris ad un certo punto diverrà un’Insorta (da qui il titolo del libro).

«Mi sono resa conto che le persone sono costituite da diversi strati di segreti. Credi di conoscerle, di capirle, ma le loro motivazioni ti sono sempre nascoste, seppellite nei loro cuori. E tu non le conoscerai mai, anche se a volte decidi semplicemente di fidarti.»

Anche le implicazioni sentimentali si perdono un po’ di vista, e gli stessi personaggi di Tris e Quattro rimangono un po’ distaccati dall’impatto emotivo che il lettore vorrebbe avere, in dopo la chiusura e le vicende del primo libro. Questo, però, è soltanto un escamotage creato dalla Roth per darci un’ambientazione più completa e costruita di tutta la realtà intessuta dalla serie, anche se non manca qualche piccola incoerenza. Tutti i protagonisti passano negli ambienti delle varie fazioni dove possiamo conoscere anche altri personaggi, nonché i Capi, che risultano comunque ambigui nei comportamenti e nelle intenzioni proprio per rendere le vicende ancora più interessanti. Soltanto proseguendo con la narrazione ritornano i personaggi che tanto hanno lottato in Divergent e tutte le loro azioni troveranno un compimento e una giustificazione verso la fine del secondo libro svelando gran parte dei misteri. Infatti, anche in Insurgent troviamo le “simulazioni” tante care alla Roth e che sono proprio il tratto distintivo della serie: in effetti, la stessa Tris (ma in Divergent anche Tobias) sarà sempre sottoposta a delle simulazioni in cui dovrà affrontare e superare se stessa, e molto più spesso sopravvivere, in questo caso, anche in una lotta contro un’altra Tris. C’è anche una costante che si ripete in entrambi i libri: la famiglia. Spesso ritornano i rapporti (positivi o negativi) tra Quattro e i suoi genitori, tra Tris e la mamma (di nuovo protagonista eccezionale in un modo che non rivelerò) e questa volta anche il fratello Caleb. Tutti con il loro passato, le loro inclinazioni, ancor più con i loro desideri. Ritroviamo personaggi che avevamo lasciato nel primo volume (come Tori, Peter, Christina, Uriah) e a volte siamo costretti a chiederci proprio da che parte stiano nonostante la caratterizzazione precisa dei soggetti.

«Io penso che piangiamo per liberare la nostra parte animale senza perdere la nostra umanità. Perché dentro di me c’è una bestia che ringhia e agogna la libertà, Tobias e soprattutto la vita. E per quanto ci provi, non riesco a ucciderla.»

Infine, ultimo cenno proprio alla parte finale dove si susseguono colpi di scena e azioni adrenaliniche che approdano alla rivelazione che tutti aspettano con trepidazione ma che, ancora una volta (e abilmente), rimanda al terzo volume dove verrà –speriamo!- chiarito tutto il meccanismo della società creato dalla Roth. Un buon libro che, con uno stile fluido ed essenziale, ci accompagna in una narrazione veloce e ritmata, con qualche digressione più emozionale senza mai (s)cadere nel romanticismo.

Autore: Veronica Roth
Titolo: Insurgent
Traduzione di Roberta Verde
Casa editrice: De Agostini
Pagine: 512
Prezzo: € 14,90
Data pubblicazione: 30 maggio 2013

ALLEGIANT

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Si parla già di un finale mozzafiato e quanto mai inaspettato: una scoperta clamorosa che rimette in discussione tutto il percorso fatto dai protagonisti e anche la realtà stessa. I tradimenti e i giochi di potere hanno distrutto la società delle fazioni e Tris ha la possibilità di esplorare il mondo oltre i confini a lei noti. Forse al di là del confine, lei e Tobias troveranno una semplice vita insieme, liberi da bugie complicate, lealtà ingarbugliate, e ricordi dolorosi. Ma la nuova realtà di Tris è ancor più allarmante di quella che si è lasciata alle spalle. Vecchie scoperte saranno presto rese insignificanti. Nuove verità cambieranno i cuori delle persone che ama. Ancora una volta Tris deve combattere per capire le complessità della natura umana – o di se stessa – e nel frattempo affrontare scelte impossibili sul coraggio, devozione, sacrificio e amore.

Ma non voglio rivelare di più prima dell’arrivo della versione italiana, e anzi vi invito (per chi ancora non l’avesse fatto) a leggere i primi due volumi della serie per scoprire qual è il segreto del successo delle avventure di Tris e Quattro.

 

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