Guidati dalla schiettezza di Lucio e dalla simpatia di Marina abbiamo solcato le acque che circondano l’Isola d’Elba, una breve gita da Porto Azzurro intorno a Capoliveri, passando davanti alle vecchie miniere di ferro per arrivare in vista alle isole di Pianosa e Montecristo. Basta solo il rumore delle onde che si sostituisce a quello delle macchine mentre prendiamo il largo, per capire perché Lucio – fosse per lui – dalla barca non scenderebbe quasi più, e che sulla terraferma si scannino pure tra di loro.
Questa presentazione richiede JavaScript.
Abbiamo poco tempo, ci avvertono, non vedremo molto. Ma a noi, avvelenati dalla città, dall’ufficio e da mille altre miserie quotidiane, ci basta vedere l’azzurro del cielo e il blu del mare per annuire soddisfatti l’un l’altro, perché “sì, la barca è stata proprio la scelta giusta”. Lucio e Marina ci lasciano giocare tra la prua e il timone, osservano pazienti le nostre movenze aggraziate come il passo di un ippopotamo zoppo. Quando abbiamo girato intorno alla nave per una dozzina di volte a testa e abbiamo scattato almeno quattrocento fotografie all’albero, alle vele e alle onde, finalmente ci sediamo un po’ per chiacchierare.
I nostri due capitani non si limitano a scorrazzare turisti annoiati per le acque del Tirreno, o a compiere mirabolanti traversate fino in Corsica. Per loro il mare è più che una strada da percorrere, è un genitore, un amico, una creatura da amare e proteggere. Per questo ogni volta che hanno mezz’ora di tempo si precipitano a farsi venire il mal di testa in uffici comunali, scuole e amministrazioni locali per promuovere le loro iniziative. Lo scopo è di portare gli elbani, soprattutto i bambini, a stretto contatto con il mare, affinché imparino quanto sia importante e come fare per conservarlo in salute. In barca i piccoli studenti si aiutano l’un l’altro, imparano a lavare i piatti per la prima volta e ad agire come una squadra. Intanto il mare regala loro l’emozione di un incontro inaspettato con un delfino o una tartaruga – gli avvistamenti di Lucio e Marina sono corteggiati da fior di istituti di ricerca – e la sensazione di pace e serenità che si cela solo tra le onde.
Proprio mentre le acque cominciavano a irretirsi leggermente, Lucio gira la barca e ci riporta indietro. Avevano ragione, il tempo era davvero poco. Forse la prossima volta resteremo in mare più a lungo. Un’intera giornata. O magari una settimana.
Flavio Alagia
Dopo una laurea in giornalismo a Verona, mi sono messo lo zaino sulle spalle e non mi sono più fermato. Sei mesi a Londra, un anno in India, e poi il Brasile, il Sudafrica… non c’è un posto al mondo dove non andrei, e non credo sia poco dal momento che odio volare. L’aereo? Fatemi portare un paracadute e poi ne riparliamo.