Interviste libro - culinarie di Federica Gnomo
Oggi salutiamo e ringraziamo Fausta Genziana Le Piane, autrice de “La meraviglia è nemica della prudenza”, Invito alla lettura de “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza, Edizioni Eventualmente, 2012, che presto uscirà come e-book per la “Dante Alighieri” (Prefazione di Paolo Ruffilli e postazione di Plinio Perilli), per averci aperto la porta della sua cucina.
LA METAMORFOSI DELLA MATERIA
Da molto tempo cercavo un incontro. Con una donna di cui scrivere, intelligente, forte, anticonformista, dalle parole limpide e potenti: ho trovato Goliarda Sapienza, del Sud come me. È stato un colpo di fulmine e una vera rivelazione leggere “L’arte della gioia” di cui un mio amico scrittore catanese, Tommaso Maria Patti, ha voluto farmi dono. Abituata a studiare poeti e scrittori morti da tempo e le cui attestazioni sono riportate da testimoni a loro volta scomparsi, è stata un’intensa emozione per me parlare con persone che direttamente hanno conosciuto questa insolita scrittrice. Non è mio intento scrivere un saggio su “L’arte della gioia”, ma solo evidenziare alcune piste di lettura che compaiono ad ogni tappa della maturazione di Modesta, protagonista del libro. Infatti, ad ogni momento della sua crescita, corrisponde una strategia da lei messa a punto, una tecnica affinata, “un sistema escogitato”, “una disciplina” (che bella parola!) come lei stessa dice, che le consente di affrontare l’abisso della realtà senza soccombere: “l’arte della bugia”, che nella malattia, tra finzione e realtà, le permette di guadagnare tempo nelle situazioni difficili; “l’arte dello studio delle parole” per dominare la vita; “l’arte di viaggiare” per aprire la mente e “l’arte di cambiare” per essere totalmente maturi e consapevoli. Tutto ciò legato dall’uso della “metafora dei capelli”. Una bella scoperta!
La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare? Mi piace mangiar bene e anche cucinare. Lo fa per dovere o per piacere? Quando si ha famiglia e si devono preparare tre pasti tutti i giorni, non si cucina proprio per piacere, però…neanche per dovere! Invita amici o è più spesso invitato? Entrambi. Ha mai conquistato amici o una donna o un uomo cucinando? E come no! Ho conquistato mio marito con la zuppa inglese: sua Madre mi ha dato la ricetta e mi ha insegnato a prepararla per il suo compleanno. Il massimo! Vivrebbe con un compagno che non sa mettere mani ai fornelli? Assolutamente no, vorrebbe dire che non ama il sesso e neppure la vita! Quando ha scoperto questa sua passione? Da quando sono sposata. Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo? La prima merenda da bambina: pane bagnato con lo zucchero. Ha un piatto che ama e uno che detesta? Adoro la pizza (so prepararla in casa molto bene) e detesto ahimè - anche se so che è salutare - il pesce! Mi piace anche assaggiare piatti nuovi in paesi nuovi sempre accompagnati da un buon bicchiere di vino.. Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano? L’arancione. Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere? Litri di caffè. E’ una specie di droga. Scrive mai in cucina? No, perché non è comodo. Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale? Scrivo nel mio studio organizzato e strutturato per la lettura e la scrittura. L’orario è imprevedibile: mi succede anche di notte di svegliarmi e alzarmi perché ho un verso da scrivere. Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura? Generalmente cucino sempre qualche piatto. Soprattutto verdure. Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce? Purtroppo non c’è differenza: entrambi! Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta? Tempo fa, mi recai a Metz, in Francia, in occasione di uno scambio culturale scolastico, ospite di un mio collega francese. Etienne, venendomi a prendere alla stazione, mi disse con entusiasmo che mi aveva preparato una sorpresa per cena: gli brillavano gli occhi nel dirlo. Purtroppo sedutami a tavola, scoprii che la sorpresa era rappresentata da un piatto abbondante di ostriche - ben presentate nelle conchiglie di Saint-Jacques: non mi rimase altro che mangiarle. Non potevo essere così scortese dal rifiutare dicendo che non amo questo genere di cibo! Lei è uno scrittore di poesia quando esce a cena con i suoi figli, o amici che tipo di locale preferisce? E quando esce con suo marito? Oppure per festeggiare una pubblicazione? Cosa tende a ordinare in un locale? Generalmente le pizzerie o i ristoranti cinesi. Prosecco e aperitivi o stuzzichini vari sono i miei preferiti seguiti da pizza oppure ravioli al vapore e manzo alla piastra con funghi cinesi. Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti? Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo? Senz’altro offro un piccolo buffet. Fermarsi dopo la presentazione a stuzzicare qualche cosa aiuta la conversazione. Se ho tempo, preparo quasi sempre una “quiche lorraine” e mia sorella mi aiuta con i dolci. Credo che proporre piatti preparati personalmente faciliti la convivialità e contribuisca a far sentire gli ospiti a casa propria, oggetto di attenzione. Ha mai usato il cibo in qualche storia? Sì, in un racconto inserito nella raccolta “Duo per tre” (Edizioni Associate, Roma, 2005) dal titolo: “Tina per sette”, viaggio di una banconota attraverso i sette vizi capitali. E naturalmente c’è il vizio della gola. Il cibo è mai protagonista? Ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo? Sì: “Entrò nella pasticceria e la ragazza grassottella del bancone le indicò i vari dolci esposti sui ripiani. Cominciò a chiedere un cornetto ripieno di Nutella. La cioccolata aveva su di lei un potere al quale era inutile resistere. Dopo, fu la volta dei taralli al vino, delle ciambelline al latte, di quelle al cocco, delle sfoglie a forma di cuore, del mezzo chilo di pasticcini da tè (…)”. Il Profumo Patrick Süskind del 1985a che ricetta lo legherebbe, e perché? Alla Sacher per contrasto tra i profumi forti del libro e l’aroma delicato della marmellata di albicocca o di ciliegia della torta. Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio? QUICHE LORRAINE (ricetta francese) Prendete 150 gr. di farina, fate un buco al centro e aggiungete 125 gr. di burro sbriciolato e un pizzico di sale. Impastate tutto e versate sopra un dl di acqua fredda; lavorare ancora la pasta ma non troppo, lasciarla riposare per due ore (potete usare una pasta sfoglia già pronta). Tagliare a dadini 100 gr. di lardo magro o prosciutto crudo, gettateli nell’acqua bollente e fateli cuocere per dieci minuti, sgocciolateli. – Sbattete tre uova fresche – aggiungete 5 gr. di sale e 3 dl di panna. Pepate. – Stendete la pasta dello spessore di 4 mm circa e mettetela in una tortiera dai bordi alti. – Aggiungete alla pasta le uova sbattute, la panna, il lardo o il prosciutto – mettere nel forno caldo e fate cuocere per 40 minuti. Servite la quiche calda subito dopo averla sfornata. Quale complimento le piace di più come cuoco? Che il piatto che ho cucinato è stato divorato con gusto. E come scrittore? Che il libro è stato letto tutto d’un fiato. Che frase tratta dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina? Lo psicologo Willy Pasini nel libro intitolato “Il cibo e l’amore” ricorda che tutti i grandi amanti sono anche dei grandi ghiottoni (…) e che ogni personaggio storico aveva le sue abitudini. E se la zuppa di re Alfonso XII aiutava il monarca a rimettersi dagli strapazzi amorosi, le sue omelette ai fiori d’oro mandavano in trance le ragazze. Insomma, da un appetito all’altro! Forse, quella donna (quella del mio racconto) farebbe bene a fare un po’ di più l’amore. Non bisogna credere alle compensazioni: come arrivano se ne vanno. Grazie per la sua disponibilità