IN CUCINA CON LO SCRITTORE: Giusi Dottini, Ebbrezza al cioccolato, Gremese Editore 2013

Da Gnoma


Oggi salutiamo e ringraziamo Giusi Dottini, in collaborazione con Alessandra Giusti,  autrice di Ebbrezza al cioccolato, Editore Gremese - L’Airone, 2013;    “Ebbrezza al cioccolato” è l’allegoria con la quale è descritto un particolare stato d’estasi ed esaltazione amorosa, e anche il nome di un dolcetto. Il romanzo è suddiviso in due parti che coincidono con le diverse fasi della vita della protagonista, Filomena Scognamiglio, una pasticcera romana, che vive in bilico tra i guai in amore che si scontrano e si fondono alla sua carriera di pasticcera. Il connubio amore e cioccolato è sempre presente e si concretizza nella creazione di un dolcetto: Ebbrezza al cioccolato, un tortino dall’aspetto delizioso.
La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare? Un tempo mi piaceva molto di più sia mangiare bene sia cucinare. Mangiare bene mi piace ancora, soprattutto amo sperimentare cose nuove, magari dall’aspetto invitante o anche strano, tipo che non si capisce cosa sia e mi dico: “Ma vai Giusi, provalo!”. Mentre per quanto concerne me ai fornelli, sto tornando alla verve di un tempo da quando ho cambiato casa e pure cucina, ovviamente! Sopratutto mi piace fare dolci. Lo fa per dovere o per piacere? Un po’ e un po’, si può dire? No, un piacere non direi, ma se devo fare una cena per amici, allora sì, mi mette l’allegria. È la monotonia che mi disturba.
Invita amici o è più spesso invitata? Mi invitano più le nonne (dei miei figli)! Perché pensano che sono pigra e che propini sempre le solite cose. Non è vero!
Ha mai conquistato amici o una uomo cucinando? No, per fortuna posso contare su altre qualità, tipo la dialettica, se non sono troppo presa però, sennò le mie doti da seduttrice vanno a farsi friggere, per essere in tema. E lo sguardo (dicono...)
Vivrebbe con  un compagno che non sa mettere mani ai fornelli? Non sarebbe una tragedia, ma preferisco le persone autonome, che non ricorrono insomma al cinese/kebabbaro tutti i giorni o alle mamme - sorelle - amiche per avere un piatto cucinato.
Quando ha scoperto questa sua passione di scrivere? Penso da subito, da quando ho imparato a scrivere, dunque a sei anni. Mi hanno detto di essere stata la prima della mia classe a mettere insieme le lettere e farle diventare una parola. Poi non mi sono più fermata e basta... però scrivere è anche altro, non solo raccontare una storia, è un vero processo di purificazione, di liberazione, forse... chissà! Hai detto bene: è una passione, non si può farlo così per lavoro ed è triste che molti lo facciano appunto per lavoro anche se sprovvisti di talento e di passione, mentre alcuni che il talento lo hanno, restino nell’ombra tutta la vita, perché meno fortunati penso, non so.
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo? Le olive al mercato, me le comprava mia madre. Erano verdi, si vedevano al peso ma non nelle bustine di plastica come si usa ora, nella carta. E io seduta nel mio passeggino o mano nella mano a mia madre, spiluccavo.
Ha un piatto che ama e uno che detesta? Ovviamente il cioccolato! Non troppo, a piccole dosi ma si sa, se c’è il cioccolato si parte già bene! Poi anche ogni genere di pasta, un po’ meno i secondi. Il pesce no che mi fa male, prima mi piaceva tanto, peccato! Io amo qualsiasi cosa sia commestibile, non detesto niente. Certo, tra un piatto di gnocchi ai quattro formaggi e una fettina di vitello scondita...
Un colore dominante proprio di cibi che le piacciono? Il verde perché amo le verdure ma anche l’avocado, e la pasta al pesto!
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere? No, il contrario, siccome sto troppo ferma a scrivere mi è capitato di scuocere la pasta o di bruciare dell’aglio che frigge. Cose che capitano quando sei scrittrice e casalinga...
Scrive mai in cucina? No ma il mio cubicolo si trova accanto alla cucina...
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale? Ho una stanzetta relax con dei bei finestroni che è molto ispirante, ma potrei scrivere ovunque e infatti ho scritto ovunque. Io scrivo sempre di mattina, sempre e tassativamente prima delle cinque del pomeriggio. Dopo mi arriva la fase down, nel senso che l’ispirazione crolla e se sto al computer è solo per vedere dei video, cazzeggiare...
 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura? Sono sempre presa dalla scrittura e sì, consumo molti snack, soprattutto cose fast, tipo panino o piadina. Ma ogni tanto cucino anche per me sola, sempre cose rapide però! Come gnocchetti che fanno presto!
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce? Credo dolce, perché magari entrando in empatia con le pene d’amore dei miei personaggi (le pene d’amore non mancano mai!) ho cali di affetto.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta? Giusto da pochi giorni mio figlio Filippo che ha dodici anni ha iniziato a fare la pizza con me e ora la fa da solo. Io però devo comunque supervisionare, tra il forno e stenderla, do una mano.
Lei è uno scrittore di  narrativa, romanzi, quando esce a cena con i suoi figli, o amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con suo marito? Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale? Quando devo festeggiare una pubblicazione, di solito vado fuori con le amiche. Cosa ordiniamo? Pizza e fritti, soprattutto. Oppure qualcosa di esotico, come detto prima mi piace sperimentare. Non amo i ristoranti troppo ricercati e detesto quelli in cui ti portano il menù e poi spariscono per delle ore.
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti? Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo? Non solo, penso di essermi addirittura inventata l’aperilibro, dico penso perché non l’ho deposita e dunque non so se qualcuno mi ha preceduto. L’aperilibro è per l’appunto una presentazione in un locale-bar-ristorante, dove si offre un aperitivo bello ricco, tipo apericena, e nel costo (per due, ma tipo a Milano da Callegaro la scorsa domenica ho fatto a persona) per ammortizzare il costo del romanzo. Di solito intorno alle dieci euro ad aperitivo, una copia in omaggio ogni due persone. Non serve dire che così si evita l’imbarazzo di dover “vendere” il libro e anche l’imbarazzo di doversi giustificare con il proprietario se poi nessuno consuma!
Ha mai usato il cibo in qualche storia? Ad esempio in  “Ebbrezza al cioccolato” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo? Assolutamente sì, come ci suggerisce il titolo. Ebbrezza l’ho scritto in collaborazione con Alessandra Giusti, ed è tutto incentrato nel laboratorio della protagonista, tra colori e sapori legati al cibo. Il cioccolato è il protagonista sottotraccia ma onnipresente in tutta la storia. “Ebbrezza al cioccolato” a che ricetta lo legherebbe, e perché? Non una ricetta ma una semplicissima cioccolata, magari di quelle dense e quasi bollenti. Perché è come quando ti travolge l’amore: ti scotta, ti passa dentro e ti scalda. Poi ti resta il retrogusto amaro. Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio? TORTA AL CIOCCOLATO E RICOTTA: 200 grammi di farina 220 grammi di zucchero 3 uova 100 grammi di ricotta Una bustina di lievito vanigliato Un pizzico di sale Una tavoletta di cioccolato al latte o fondente a seconda dei gusti, sciolto 2 cucchiaini di cacao Burro per imburrare la teglia. Una volta miscelati tutti gli ingredienti, infornare per 30 nel forno pre-riscaldato a 180.
Quale complimento le piace di più come cuoco? Che sono stata originale E come scrittore? Lo stesso, che non scrivo banalità, frasi retoriche sopratutto.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina? Luca di Ebbrezza al cioccolato: “Cioccolato e dolore è una buona combinazione, provala. Avrà un sapore più profondo, più intenso. Tutto avrà quel sapore per un po’. Dopo ti sentirai più viva, dovresti tenere stretta quella sensazione il più a lungo possibile, è un dono”.
Grazie per la sua disponibilità   Grazie a voi!  


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