Interviste culinarie di Federica Gnomo
Oggi salutiamo e ringraziamo per averci aperto la porta della sua cucina l‘autrice Lucilla Leone, una giovane mamma scrittrice, attenta a far mangiare bene la sua famiglia. Indio, che è un po’ il suo terzo figlio, è in uscita in questi giorni per Edizioni R.E.I ed è il suo romanzo d’esordio.
Prima di cominciare a parlare di cibo e ricette, vuole parlarci un po’ di come è nato Indio? Indio è nato in un particolare momento della mia vita. Ero in pausa dal lavoro per la mia seconda maternità, e avevo un po’ di tempo a disposizione per pensare, il che per me non è cosa positiva al 100%. Quando penso sono catastrofica. Infatti ho iniziato a maturare dentro di me un forte senso di rivalsa, per ciò che avevo sempre sognato e non ero ancora riuscita a fare, che unito alla rabbia per la perdita del mio lavoro ma anche a tanta tanta necessità di sentirmi appagata professionalmente, mi ha fatto ‘partorire’ per la terza volta: e così è nato INDIO. Una storia che amalgama amore, suspence, pregiudizio razziale, magia nera, avventura e tanto altro ancora. Un romanzo che spero appassionerà i lettori, lasciando qualcosa dentro ognuno di loro. Per ora ne sono più che soddisfatta, ricevo molti complimenti e splendide recensioni, e per uno scrittore non c’è soddisfazione più grande!
La prima domanda di rito in questa bella cucina è: le piace mangiare bene? E cucinare? Mi piace moltissimo mangiare bene, e sono brava a cucinare. Non amo stare ore davanti ai fornelli, se potessi avere dei cuochi ne farei magari anche a meno, spesso e volentieri. Ma questo forse perché in generale sono piuttosto stanca per i vari impegni giornalieri, e quindi cucinare può diventare a volte pesante, soprattutto la sera. Però ho questo pregio, pur non applicandomi particolarmente all’arte culinaria, riesco comunque a cucinare molto bene.
Lo fa per dovere o per piacere? Lo faccio sicuramente in gran parte per dovere, ho una famiglia, e si sa che la mamma cucina, a meno che non ci sia un collaboratore domestico. Ma non posso negare una buona parte di piacere quando sedendomi a tavola, poi vedo tutti mangiare gustosamente, mio marito di buona forchetta e i miei due figli.
Invita amici o è più spesso invitata? Né l’uno e né l’altro in effetti. Gli impegni non me lo permettono, però tra le due cose forse accade più spesso che sia io a essere invitata.
Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando? Mio marito, continuamente… Se devo addolcirlo o se voglio che sia creta nelle mie mani, allora cucino quello che preferisce, dalla parmigiana agli spaghetti alle vongole… Ci vuole anche un po’ di furbizia nel matrimonio, no? Sinceramente concordo!
Vivrebbe con un compagno che non sa mettere mani ai fornelli? Mio marito si sa cimentare quando vuole, e questo torna davvero utile quando a volte sono costretta a dividere i vari compiti in casa. Più di una volta si è proposto di aiutarmi cucinando, e con buoni risultati. Ma credo che anche se non fosse capace, non sarebbe un problema.
Quando ha scoperto questa sua passione? Nel mio caso non è proprio una passione, ma un piacere da riscoprire molte volte. Comunque credo di averlo scoperto quando io e mio marito, da fidanzati, girammo l’Italia e assaggiammo le varie cucine. Allora capii davvero quanto sia meravigliosa e variegata la cucina italiana!
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo? Quando feci il mio primo tiramisù, avevo circa diciotto anni e mio fratello, che ha qualche anno più di me, ne mangiò una teglia per 6 persone in un pomeriggio… Poi da quel giorno non faceva che chiedermi tiramisù a go-go, e per lui è rimasta la cosa migliore che io sappia preparare, insomma un ‘dolce leggendario’. In effetti è uno dei dolci italiani più conosciuti e apprezzati al mondo.
Ha un piatto che ama e uno che detesta? Io sono un po’ come il gatto Garfield: lasagna tutta la vita! E pollice in giù per pasta e fagioli!
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano? Credo che se vedessi molto grigio in un piatto mi sentirei male…
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere? Sì, a meno che non sia sera, bevo assolutamente un buon caffè! Niente di meglio per me!
Scrive mai in cucina? Sì spesso, al tavolo della sala da pranzo, e la sera a volte è piacevole quando sono rimasti nell’ambiente i profumi della cena da poco consumata.
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale? Forse preferisco la sera, perché è l’ora in cui scrivo la maggior parte delle volte, quando sono libera, è tutto fatto e i miei bimbi dormono. Amo scrivere nella cameretta di mio figlio, al suo tavolo, quando lui è ancora nel lettone di mamma e papà, oppure in sala da pranzo, non avendo uno studio dove farlo.
Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura? Non compro mai questi snack, non è una mia abitudine. Magari rimando il momento del cibo finché la vena creativa del momento non si esaurisce.
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce? Di solito preferisco il cibo salato, mi piace molto poco il dolce.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta? Sì, la prima volta che portai mio marito al ristorante cinese, molti anni fa. Lui venne soltanto per amor mio, ma era molto contrariato. Appena gli servirono spaghetti fritti, fu talmente inorridito che rovesciò il piatto sul tavolo, si alzò di scatto e mi disse arrabbiatissimo “Ma tu mangi questa roba? Io me ne vado!”. Andammo via subito, tra gli sguardi di tutti. Naturalmente non ce lo portai più, poi persi l’abitudine di andarci anche io.
Lei è una scrittrice di romanzi, quando esce a cena con i suoi figli o amici che tipo di locale preferisce? E quando esce con suo marito? Se ci sono i miei figli è preferibile un luogo su misura anche per loro, che magari abbia un parco con dei giochi, o una sala ricreativa. Deve comunque essere un buon ristorante. Con mio marito, l’importante è che si mangi bene, non che sia particolarmente elegante, ma che sia pulito e il cibo ottimo. A volte si trovano anche dei piccoli ristorantini di paese che sono fantastici!
Cosa tende a ordinare in un locale per festeggiare una pubblicazione? Il finger-food mi sembra indicato, e se ben fatto, è davvero ottimo e ricercato!
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti? Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo No, preferisco un aperitivo. Deve essere un discreto accompagnamento per l’evento, e non diventare l’evento stesso! Un momento piacevole dove assaporare, degustare e chiacchierare un po’.
Ha mai usato il cibo in qualche storia? Ad esempio in “INDIO” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo? Il cibo è mai protagonista? In Indio si parla più di una volta del cibo, in un passo viene addirittura sottolineato quanto la protagonista amasse mangiare bene e quanto questa sua affinità con il cibo piaccia in modo particolare al protagonista maschile, innamorato di lei.
“INDIO” a che ricetta lo legherebbe, e perché? Un piatto nordico, qualcosa che scaldi molto dal grande freddo. In un capitolo viene citato ‘lo stufato di manzo’ che ho mangiato una volta sola in un ristorante americano di Roma. Nel libro viene preparato dalla nonna di Allyson, la protagonista, e per me sta a simboleggiare una certa tradizione e un calore particolare che solo il focolare domestico può dare. Questo è un piatto che secondo me rappresenta il mio libro, sicuramente.
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
LASAGNA CLASSICA Per 6 persone: Preparare il sugo di ragù di vitella con due bottiglie di passata e insaporito con odori (soffritto di cipolla sedano carota e macinato vitella, che va aggiunto l’ultimo minuto, con due dita di vino bianco), sale e qualche foglia di basilico dieci minuti prima di spegnere il fuoco. Il sugo deve cuocere un’ora, non deve essere crudo (magari in cottura aggiungere 2 bicchieri d’acqua). Preparare la besciamella con 300 g di burro da sciogliere in un pentolino, poi a freddo, versare sopra circa tre cucchiai di farina e mescolare fino ad ottenere una crema omogenea. Rimettendo il pentolino sul fuoco versare lentamente un litro di latte parz. scremato. Mescolare senza sosta fino alla consistenza di una crema e due minuti prima di spegnere, grattugiare abbondante noce moscata. Preparare quattro bocconcini( fiordilatte) in una terrina tagliati a dadini piccoli (dopo averli fatti scolare). Accendere il forno e preriscaldarlo. Prendere una teglia per 6 persone, versare uno strato di sugo e poca besciamella, sistemare con cura le lasagne secche (ne servono circa 250g per 6 p.), versarci sopra il sugo, senza eccedere, ma curando di coprire gli angoli delle lasagne, poi la besciamella, i dadini di mozzarella e infine il parmigiano reggiano. Ripetere per altri tre strati, cercando di abbondare leggermente di tutti gli ingredienti sullo strato superiore. Infornare a 180° per 40-45 minuti. Et voilà! Buon appetito.
Quale complimento le piace di più come cuoco? Anche se non viene espresso il gradimento con le parole, mi basta vedere che si svuotino i piatti! E come scrittore? Quando mi dicono ‘Il tuo libro mi ha emozionato!’
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina? Una frase del grandissimo D’Annunzio, a me particolarmente caro per le mie origini pescaresi: “Scrivere è per me il bisogno di rivelarmi, il bisogno di risonare, non dissimile dal bisogno di respirare, di palpitare, di camminare incontro all’ignoto nelle vie della terra”.
Grazie per la sua disponibilità