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In giro per il molise con flaviano testa: gambatesa

Creato il 03 maggio 2015 da Signoradeifiltriblog @signoradeifiltr

IN GIRO PER IL MOLISE CON FLAVIANO TESTA: GAMBATESA

Flaviano Testa, con le sue fotografie a volte surreali, a volte introspettive, a volte oserei dire "inquiete", nel senso che guardandole attentamente ricevi uno scossone, forte o leggero ma che ti costringe a riflettere, a pensare, a trarre conclusioni, a reagire e questo è sempre un bene.

Nel suo giro per il Molise oggi ci porta a conoscere Gambatesa, un paese in provincia di Campobasso che conta poco più di 1500 abitanti. Il suo territorio, situato sulla collina che volge al versante adriatico, segna il confine tra Molise e Puglia e offre un'ampia vista sul lago di Occhito, un invaso artificiale ottenuto sbarrando il fiume Fortore. La più notevole testimonianza artistica del paese è il castello, (costruzione medievale poi radicalmente trasformata in palazzo feudale nel XVI secolo) importante per gli affreschi che decorano diversi ambienti dell'edificio, testimonianza pittorica di Donato da Copertino. Gambatesa non si discosta molto dagli altri paesini molisani che abbiamo avuto modo di visitare con Flaviano, una ricca vegetazione, bellissimi paesaggi, una involuzione demografica dovuta alla forte emigrazione dei suoi abitanti e al mancato sviluppo di attività artigianali o industriali, ottimi piatti della più tipica tradizione come baccalà con la mollica: piatto della vigilia di Natale, costituito appunto da baccalà condito con olio, aglio tritato, sale, prezzemolo, uva passa, noci, cosparso di mollica di pane e cotto in forno. I "ciufell" (dalla parola ciufolo, fischietto), pasta fatta in casa più conosciuta col nome di cavatelli. Le mandorle atterrate: mandorle scoppiettate nello zucchero caramellato.

Il paese conserva ancora riti e tradizioni popolari a cui gli abitanti sono legati: in agosto si organizza il festival della canzone dialettale e la prima domenica di ottobre la festa della vendemmia, ma la tradizione per eccellenza, quella di cui tutti i gambatesani vanno fieri, si tiene il 31 dicembre. Si tratta delle " maitunate " che sono canti augurali per il nuovo anno. Il palcoscenico, non importa se spesso innevato, sono le strade e le piazze del paese, gli stretti vicoli in cui gli strumenti, le voci delle comitive che escono cantando, rimbombano avvertendo del loro passaggio, le soglie delle abitazioni di concittadini presi di mira per qualche avvenimento accaduto durante l'anno e che meritano una canzoncina improvvisata. Sono diverse "squadre" quelle che escono per il pese con in testa il "cantore" e danno sfoggio di estro poetico e musicale. Alcuni testi sono documentati in pubblicazioni, altri sono tramandati nella tradizione popolare. Una componente fondamentale che determina la bravura del cantore è data dalla capacità di improvvisazione per far fronte, a volte, a vere e proprie dispute che si creano durante la "maitunata", adattando nuove rime condite con bonaria ironia, dato che spesso riguardano vizi e virtù delle signore e signorine del luogo, dei personaggi politici, degli amministratori e, perché no, del parroco. Le porte vengono aperte e viene offerto a tutta la squadra qualsiasi cosa desiderino da mangiare e da bere. La squadre sono dotate di strumenti tipici come l'organetto abruzzese, le sonagliere, anche dei semplici coperchi da cucina che vengono usati come piatti ma quello che non manca mai è il "bufù", cioè un tamburo a frizione. È costituito da un contenitore col fondo chiuso, il lato superiore aperto e intorno al quale è tesa una membrana di pelle d'agnello con un foro al centro dove viene inserita una canna. Lo strumento produce suono quando il bastone viene "frizionato" dal suonatore e produce un rumore cupo così caratteristico che lo strumento ha avuto questo nome "bufù" per onomatopea. E se provate a pronunciarlo con ritmo cadenzato avrete l'impressione di sentirlo suonare.


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