Per la nostra generazione abituata a guardare il mondo attraverso l’obbiettivo di una macchina fotografica (al giorno d’oggi soprattutto quella dello smartphone…), è difficile immaginare un mondo senza fotografia. Fotografiamo luoghi, persone, paesaggi, persino il cibo che mangiamo, catturando momenti che oggi sembrano acquistare significato solo se opportunamente immortalati e condivisi sui vari social network. Fotografo ergo sum per dirla come Cartesio. Mai affermazione sembra più appropriata che nel nostro XXI secolo.
Inventata da Henri Fox Talbolt nel 1835, nello stesso periodo in cui Louis Daugerre inventa i dagherrotipi, la fotografia su carta salata (e tutti gli sviluppi successivi) ha cambiato il corso della storia. Che la fotografia è l’arte visiva che più di tutte rappresenta gli avanzamenti scientifici dell’epoca vittoriana. Per la prima volta nature morte, persone, paesaggi e scene di vita modera potevano essere immortalati esattemente com’erano nella realtà. Senza entrare troppo nei dettagli tecnici (che Wikipedia è li per quello…), la fotografia su carta salata ci regala quel soffice chiaroscuro che al giorno d’oggi cerchiamo invano di riprodurre con i filtri di Instagram.
Eugene Piot, The Parthenon from the Acropolis, Athens c1848La possibilità di fissare su carta il mondo circostante così com’era dovette sembrare incredibile a primi fotografi e aggirandosi per questa mostra uno può davvero percepire l’eccitazione e l’entusiasmo dei primi fotografi che, trent’anni prima degli impressionisti, si gettano alla scoperta della realtà con tutto l’entusiasmo e l’energia dei novizi. Per questo Salt and Silver: Early Photography 1840 – 1860 la mostra della Tate è davvero incredibile: 90 opere di dei più famosi e celebrati fotografi dell’epoca da Roger Fenton a Nadar a Eduard Baldus che con le loro immagini ci accompagnano in questo incredibile viaggio agli albori della fotografia.
fino al 7 Giugno
Tate Britain
Millbank, London SW1P 4RG
tate.org.uk