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In Order of Disappearance, la recensione: Gelido Molands

Creato il 19 febbraio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

19 febbraio 2014 • Festival di Berlino 2014, Speciale Berlinale, Speciale Festival OAC, Vetrina Cinema

Esuberante, sfacciato e dannatamente dark. La sorpresa di questa Berlinale appena conclusa si chiama “In order of Disappearance” e arriva dalla glaciale Norvegia; il regista Hans Petter Molands non è nuovo al festival teutonico, Berlino lo ha già accolto nel 2004 con “The Beautiful Country” e poi quattro anni più tardi con “A Somewhat Gentle Man”. Eclettico e unico nel suo stile, personalissimo e coraggioso, Molands dimostra per l’ennesima volta di sapersi reinventare senza separarsi mai dall’amico – e suo volto feticcio – Stellan Skarsgård, re indiscusso della scena in un film che dichiara le sue intenzioni sin dal titolo originale (“Kraftidioten”, in italiano “Forza idioti”), rivendicando senza paure eredità importanti: dal migliore Tarantino, al gangster movie hongkonghese targato Johnnie To.

Un revenge movie annidato da anni nella testa di Molands, che si fa strada tra uccisioni cruente, fiotti di sangue che rievocano senza imbarazzo un certo cinema splatter, dialoghi surreali e personaggi (gli idioti del titolo) altrettanto bizzarri nella loro inarrestabile sete di vendetta. La stessa a cui si appellerà il protagonista del film, Nils, a bordo del suo gigantesco spazzaneve. Nils è un uomo comune, è stato appena nominato ‘cittadino dell’anno’, vive in un piccolo villaggio tra le montagne scandinave, ha un temperamento mite e l’incedere da montanaro solitario, le giornate scandite dal suo lavoro per la comunità ovvero ripulire le strada dalla neve.

In Order Of Disappearance

In Order Of Disappearance

La morte improvvisa del figlio – ucciso per qualcosa di cui non era responsabile – lo porterà a cercare la verità e insieme la vendetta, scatenando una faida tra la banda di un improbabile gangster vegano, ‘Il conte’, e quella guidata da un anziano boss della mafia serba, soprannominato ‘Papa’ (Bruno Ganz). Nils li farà fuori uno ad uno, con precisione glaciale, braccandoli in sella al suo fidato spazzaneve e gettandone i cadaveri nelle acque del fiume vicino. Non è un azzardo definire “In order of Disappearance” un western: sostituite a ciancicanti e sprovveduti pistoleri del West una carrellata di tipi umani, che si fronteggiano nella nordica società civile tra lande innevate, traffici di droga e sicari impazziti e il gioco è fatto. Il risultato è una dark comedy, il ritratto grottesco di un uomo comune che sfodera all’improvviso insospettabili doti da vendicatore senza scrupoli, guidato da un sentimento primitivo, ancestrale eppure squisitamente umano.

Si ride di gusto in un film che si rivela un piccolo gioiello di siparietti comici, humour nero e perfette geometrie nel gioco di chi vendica cosa, in un tempo cadenzato dalle dissolvenze in nero sui nomi di ogni deceduto in ordine di sparizione. Il tutto in un processo demolitore dell’immagine da ‘paese civile’ comunemente legata alle società del Nord Europa: Molands ne scopre ipocrisie, incongruenze e debolezze affidandone il compito alle isterie narcisistiche del Conte o allo scambio di battute tra i criminali della scalmanata combriccola serba. Una parvenza di vivere civile destinata ad annegare sotto la coltre innevata di quei paesaggi, un mastodontico spazzaneve seminatore di morte e su tutto due parole: “Sunshine or Welfare”.

di Elisabetta Bartucca per Oggialcinema.net

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