In pasto al CoccoGrillo

Creato il 12 giugno 2013 da Www.marsala.it @@il_volatore

Se mai qualcuno avesse ancora nutrito dei dubbi al riguardo, il signor G. ha provveduto a fugarli: nel suo “Movimento”, a onor del vero piuttosto statico per quel che concerne il dibattito interno, il dissenso è bandito, anche quando venga espresso con i toni pacati e le ragionevoli argomentazioni (naturalmente opinabili ma quantomeno plausibili) della senatrice Adele Gambaro. Il pontifex maximus effettua i suoi pronunciamenti ex cathedra e lancia il suo ennesimo anathema sit senza possibilità di contraddittorio, da insindacabile leader carismatico qual è. Dopodiché, essendogli ignote le dinamiche del confronto schietto e argomentato, getta discredito su quanti ha prima accolto tra le proprie fila, dacché a nessuno dev’essere concesso di rompere i ranghi. Non voglio dilungarmi oltre, poiché ritengo che tali (reiterati) atteggiamenti si commentino da sé e che, peraltro, abbiano ricevuto un commento piuttosto esplicito anche dall’esito delle ultime amministrative, che il signor G. non intende in alcun modo interpretare come un campanello d’allarme. Curioso: così avvezzo alla critica e così poco propenso all’autocritica. Chissà: magari in questo apparente mistero gioca un ruolo non irrilevante l’evidente culto della personalità, che si espleta in un patetico sondaggio sul proprio indice di gradimento in seno ad un elettorato trattato alla stregua di un gregge ossequioso e riverente.

Ciò su cui vorrei riflettere è piuttosto questo male incurabile da cui la mia Italia è affetta e che vorrei diagnosticare come sindrome da dipendenza carismatica: siamo difatti un popolo il cui animo si infiamma immancabilmente di fronte alla figura, sempre controversa, del dux, sia egli un pontefice che ridà spazio alla normalità incomprensibilmente elogiata come eccezionalità, un losco affarista travestito da salvatore della patria che in verità cerca nella politica l’assoluzione dal carcere o un ex comico che arringa le folle con i suoi toni apocalittici. Rimaniamo allergici a quell’illuminismo che Immanuel Kant definiva come l’uscita dallo «stato di minorità» in cui, invece, rimaniamo allegramente e, quel che è peggio, consapevolmente. Nutriamo questa passione sfrenata per l’eteronomia, questo amore inguaribile per la delega e la deroga. La speranza è che prenda avvio il processo di sdoganamento dalle figure dispotiche, nel pensiero e nell’antropologia prima che in politica o nella religione fondata sulla credulità.

L’ho detto e lo ribadisco: il “Movimento” è di gran lunga migliore del suo demiurgo, nelle persone che lo costituiscono come nelle idee che lo sostanziano. È ora di dimostrarlo agli scettici. Ma per farlo (va da sé, intendetemi edipicamente) bisogna uccidere il padre.

Alessandro Esposito – pastore valdese - da 'Micromega on line' del 12 giugno 2013


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