Una donna in stato vegetativo da 30 anni è diventata vanto e onore di una città tanto da meritare la cittadinanza onoraria. L’attaccamento alla vita e l’amore del padre per la sua «bambina» sono un esempio per tutti e per tante altre condizioni di gravissime disabilità. Questi i motivi per cui il consiglio comunale di Bologna ha deciso di conferire la massima onorificenza cittadina a Cristina Magrini, 45 anni. Una vita stravolta da quando, un maledetto giorno del 1981, diretta a casa di ritorno da scuola, venne investita da un’auto.
Il riconoscimento segue quello che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 10 novembre scorso, ha indirizzato al papà di Cristina, Romano, nominato cavaliere della Repubblica. Lunedì scorso il consiglio comunale felsineo ha approvato all’unanimità la richiesta di cittadinanza onoraria a Cristina, promossa da un gruppo di famiglie. La vicenda, (raccontata anche dal sito www.cristinamagrini.it), ha riunito intorno ai Magrini migliaia di altre famiglie.Lo stesso sindaco Virginio Merola ha partecipato alla votazione esprimendo il «sì».
«L’approvazione all’unanimità» – commenta Gianluigi Poggi rappresentante del gruppo promotore ad “Avvenire“- «ha prevalso sulle alchimie politiche. Prova ne è che, oltre all’ordine del giorno del Pdl, ne è comparso uno del Pd che apre a gesti concreti, riconoscendo a ogni persona il diritto di cura e assistenza, e che impegna il consiglio comunale a dedicare una seduta, il 3 dicembre, al tema della cura delle persone in stato di fragilità estrema». Del resto, aggiunge Poggi, «La storia di Cristina dimostra che, grazie alla famiglia, è possibile vivere anche se minati da gravissime disabilità. Ma lo Stato deve fare la sua parte. Ci impegneremo da una parte ad abbattere la barriera culturale che ha confinato le persone come Cristina nelle pareti domestiche, dimenticando che vanno curate come quelle ospedalizzate; dall’altra, a dare il via a centri di “dopo di noi”, che possano rassicurare i familiari sul futuro dei loro cari con patologie severe».
Ricordiamo che nel 2000 il pensionato ed ex oncologo Umberto Veronesi (detto anche “Cancronesi”, per gli amici), prima di voler legalizzare il doping nello sport, prima di sostenere che le persone religiose sono incapaci di ragionare, prima di augurarsi che le persone anziane spariscano velocemente, prima di dichiararsi favorevole alla clonazione umana, prima di dire che l’amore omosessuale è più puro di quello eterosessuale (cfr. Ultimissima 26/6/11), parlando degli stati vegetativi come Cristina, dichiarò a Repubblica nel 2000: «C’è un migliaio di famiglie distrutte dalla penosa presenza di questi morti viventi».