Cinghiale di fronte a un santuario shintoista
Il mio tempo è assorbito da noiose questioni burocratiche, che porto a termine con entusiasmo perché mi rendo conto che mi riesce tutto più facile di quanto temessi. Anche se gli impiegati, dappertutto, parlano solo giapponese.Oggi ho avuto il test di piazzamento, che decide a che livello inizierò a studiare. Credo di essere riuscita a farlo al massimo delle mie possibilità, sono abbastanza soddisfatta.
In questo momento, completamente distrutta dopo una giornata a camminare sotto il sole (qui fa ancora caldo, tanto tanto), mi sembra di non avere nulla da raccontare. In fondo ho fatto delle cose piccole, ordinarie. Ho mangiato il mio primo ramen. Ho passeggiato lungo il Kamogawa. E - coro di nooooo! - ho dimenticato a casa la macchina fotografica. Ovviamente tornerò nei posti che ho visto oggi, devo mostrarvi la stazione e la Kyoto tower, ma lo stesso quando me ne sono accorta, due minuti dopo essere uscita di casa, mi sono data della scema a ripetizione. Per farmi perdonare vi lascio una foto del cielo di ieri al tramonto: forse ne avete già abbastanza di foto scattate dalla mia finestra, ma ho la fortuna di avere l'appartamento orientato verso ovest.
In questi giorni mi chiedo chi saranno i miei amici, quelli a cui mi legherò e che mi dispiacerà salutare quando sarà il momento di tornare alle proprie vite precedenti - o andare avanti con nuove vite ancora. Quelle persone, insomma, che in qualche modo diventano importanti.
Per il momento sto vagabondando in compagnia di due ragazzini svedesi, divertenti, a tratti un po' otaku, persone che forse non avrei scelto tra un mare di possibilità ma che sono felice di avere conosciuto, perché non avere anima viva con cui parlare per tutto il giorno mi deprimerebbe molto. Non ce li vedo come miei confidenti nei momenti neri, però mi regalano qualche risata al giorno, ed è tanto.
Senza farmi altre domande continuo a esplorare, a conoscere, a cercare di imparare.