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In treno da Bangkok ad Ayutthaya

Creato il 20 novembre 2014 da Clamore79

Non stavo nella pelle. La sveglia l'avevo puntata alle otto, ma alle sette ero già sveglia. Zaino pronto, chiuso e assestato la sera prima. Sono elettrizzata. Uno dei momenti che aspetto con più trepidazione da questo viaggio in Asia oggi si compie.
Prendo la direzione di Hua Lamphong, la principale stazione ferroviaria di Bangkok. Oggi saluto la Città degli Angeli per cominciare il mio viaggio verso il nord della Thailandia - prima tappa Ayutthaya - e lo faccio sperimentando uno dei miei mezzi di trasporto preferiti: il treno.
Ah quanto mi piace viaggiare in treno! Lo adoro. Comodo, beato, pacifico, il treno scorre veloce ma allo stesso tempo lento, mostrandoti il paesaggio che cambia, progressivamente davanti ai tuoi occhi. Percepisco qualcosa di poetico nel treno che neanche i costanti disservizi di Trenitalia hanno saputo scalfire.
Per questo mio viaggio ho deciso di spostarmi attraverso il Sud-Est Asiatico via terra e visto che in Thailandia il treno c'è (cosa che non si può dire del Laos purtroppo), sembra funzionare bene ed è economicissimo, non mi lascio di certo scappare l'ebbrezza di provare i treni thailandesi.

In treno da Bangkok ad Ayutthaya

Stazione di Hua Lamphong, Bangkok: si parte per Ayutthaya!


Tutto si svolge nel più semplice dei modi possibili: alla stazione di Bangkok l'addetto dello sportello parla un buon inglese, capisce quello che dico (e io capisco quello che dice lui). Il biglietto ordinario di terza classe per Ayutthaya costa 15 baht (circa 0,30 euro), il treno parte alle 11.20 dal binario 7, arrivo previsto 13.05.
(E intanto io penso "Chissà come sarà questo treno.. ")
Manca quasi un'ora alla partenza stabilita ed eccolo lì il treno che già arriva. Perfetto, posso salire e trovarmi anche un posto a sedere. Mi va di lusso.
Salgo a bordo: il treno sarà anche di terza classe, ma non è per niente terribile, anzi, vi assicuro di aver visto assolutamente di peggio sulla tratta Bergamo-Milano.
I sedili imbottiti sono in pelle azzurra (che da lì a poco mi si attaccheranno al sedere per il caldo) e discretamente comodi, il pavimento è pulito ma non troppo, il vagone sembra ampio e spazioso, delle grate metalliche riparano dal sole.
In treno da Bangkok ad Ayutthaya
Il treno dovrebbe partire alle 11.20. Infatti alle 11.20 qualcosa sembra muoversi. Il rombo del motore si impenna, comincia lo sferragliamento, nell'aria la puzza di gasolio. Dopo 5 minuti siamo già fermi. E dopo altri 10 già ripartiti e rifermati. Insomma, uscire da Bangkok è un po' una sofferenza, sembra quasi che il treno non voglia abbandonarla (o che voglia lasciarmi lì).
La città sembra non finire mai e a dire il vero non capisco bene dove inizi e dove finisca. Dopo una settimana in quella super-megalopoli che risponde al nome di Bangkok, sono ansiosa di vedere cosa c'è fuori, cosa c'è al di là, cosa c'è oltre lo Skytrain o i grattacieli.

In treno da Bangkok ad Ayutthaya

Uscendo da Bangkok


Il treno arranca, manco fosse in salita, ma procede e da un certo punto in poi senza nemmeno più fermarsi. Mi si spalancano davanti agli occhi campagne verdi e acquitrinose, punteggiate di palme e piante di banano, baracche di lamiera e disordine, tutto per me nuovo, tutto per me fonte di inesauribile curiosità.
In treno da Bangkok ad Ayutthaya
In treno da Bangkok ad Ayutthaya
Il treno sferraglia e sobbalza, procede calmo ma a velocità costante, attraversa piccole stazioni di periferia. Il capostazione in divisa kaki sventola la sua bandierina rossa e suona la campana. Il treno riparte. La prossima fermata è la mia.
Solo 70 km separano Bangkok da Ayutthaya; il treno li copre in circa un'ora e mezza. Nonostante il ritardo il tempo passa in un baleno. Peccato. Peccato perché avrei voluto restare su quel treno e continuare a gustarmi il suo sferragliamento e i suoi scenari inaspettati.
Per ora sono arrivata. Ma tra qualche giorno riprenderò quel treno per andare ancora più a nord.
In treno da Bangkok ad Ayutthaya
E' curioso come appena qualche giorno dopo aver deciso di attraversare il Sud-est Asiatico via terra, senza prendere aerei, mi sia imbattuta per caso in Un indovino mi disse di Tiziano Terzani, decidendo di leggerlo. E' stato curioso scoprire che Terzani, dopo che un indovino, sedici anni prima, gli aveva predetto un incidente aereo (che poi avverrà veramente) nel 1993, decise di passare l'intero anno senza prendere aerei. E così riscopre il treno, gli spostamenti lenti e constata la totale mancanza di poesia degli aeroporti:
Gli aerei ci impongono la loro limitata percezione dell'esistenza (...). Raggiunti in aereo, senza un minimo sforzo nell'avvicinarli, tutti i posti diventano simili: semplici mete separate fra di loro solo da qualche ora di volo.
Invece il treno..
Il treno, con i suoi agi di tempo e i suoi disagi di spazio, rimette addosso la disusata curiosità per i particolari, affina l'attenzione per quello che si ha attorno, per quel che scorre fuori del finestrino..


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