"Amore, vestiti che dobbiamo andare al Mc."La Creatura mi guarda come se avessi preso un colpo in testa. "Al Mc?! Ma hai un appuntamento di lavoro?".In un certo qual senso si: è uscito un nuovo "capo" della collezione gastronomica ed io lo devo provare.Oggi tocca a "Il Mac" ovvero l'alta moda della cucina della multinazionale rispetto al pret a manger che normalmente l'azienda propone.
A differenza delle altre "recensioni", dove il take away la faceva da padrone, ho deciso che questa volta sarei andata con macchina fotografica e luminol sul luogo del delitto anche per vedere, effettivamente, "l'effetto che fa".Si entra nel ristorante (loro lo chiamano così e in effetti hanno tutti i motivi per farlo ma io continuo a sentire i brividi di fronte a questa espressione), ambiente bello fresco, coda insolitamente corta per l'ora, quasi l'una, e la Creatura, con una competenza che se applicata al latino non avrebbe dovuto portarlo ad agosto, ordina. Per un curioso caso viene tutto preparato espresso e quindi posso godere al massimo delle potenzialità del mcpanino.
Si sale nella sala superiore, tavoli bianchi, pouf cilindrici in similpelle bianca, corner con divanetti, che sembrano comodi, parete a vetri con vista sul retro dello store di fronte: una mensa ampia, insomma. La Creatura sceglie di sedersi, tra l'ampissima scelta di pouf essendo l'ambiente semivuoto, in un tavolo parallelo a quello in cui una mamma dallo sguardo assente ed una bimba bionda con occhiali, troppo in carne per mangiare quello che sta mangiando, si sono appena accomodate.
Comincio ad armeggiare con l'obiettivo per scoprire, da pirla conclamata, che la batteria è scarica per cui mi dovrò accontentare del bb che, chissà perchè, decide che mettere a fuoco un'immagine non rientra tra le sue competenze.Apro lo scrigno scuro molto cool e subito la macchia di siero mi fa alzare il sopracciglio: non è proprio un bel vedere, effettivamente. Forse - penso - la carne non è stata cotta troppo.Il pane "cotto a lievitazione naturale" (cosa vuol dire?) è il solito pane morbido degli hamburger con una griglia infarinata sulla superficie a ricordare una certa rusticità. Sulla parte interna la solita spatolata di salsa bianca a base acidula.Spostato il pane, un tripudio di verdure fresche (lattuga e rotelle di pomodoro maturo) si palesa nella sua freschezza e svela il motivo per qui sono qui: un'ostia spezzettata di parmigiano. Diversa dall'immagine che la pubblicità riporta, naturalmente.
Mentre apro, annuso, analizzo, fotografo, divido, prendo appunti di fronte a me lo sguardo della signora si fa più attento e comincia a guardarsi intorno, cercando qualcuno con il quale condividere le sue perplessità. Ma i pochi commensali nella mensa sembrano consumatori autistici alle prese con un panino che non trasmette emozioni, almeno come quelle ricevute dallo smanettamento di smartphone e palmari.La bimba con gli occhiali smette di masticare e mi ritiene più interessante della sorpresa dell'happy meal: si aggiusta gli occhiali sul nasino a patata e poi interroga sottovoce la mamma. "Ma cosa sta facendo?" chiede la piccola. "Non so, sarà una spia del Burger King." è la risposta allarmata della signora sempre più incuriosita.
Ovviamente lo mangio. Come si diceva pane morbido e infarinato, salsa troppo aggressiva, insalata scondita, carne cotta adeguatamente ma senza sale e alla fine, ma proprio alla fine di tutto, si sente nell'ultima papilla gustativa deputata al parmigiano il gusto di qualcosa di sapido e formaggioso. Nella scatola-scrigno rimane qualche briciola e l'inquietante macchia di siero.Nel frattempo la Creatura, evidentemente colpito da questa autopsia, finisce il suo mc triplo e propone "Vuoi che dopo andiamo a prendere un po' di chianina così a casa ce lo facciamo noi e risparmiamo sull'insalata che tanto non la mangio?"Gli avranno dato latino ma se ci fosse stata, come materia, "buon senso" avrebbe preso il massimo dei voti.